-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il grande arazzo tratto da Guernica, l’iconica opera realizzata da Pablo Picasso nel 1937, è stato rimosso dal suo posto d’onore, nel corridoio davanti alla sala del Consiglio di sicurezza dell’ONU, nella sede delle Nazioni Unite affacciata sull’East River di New York. L’arazzo, infatti, era in prestito dalla collezione della famiglia Rockfeller fin dal 1984 ma, da diverse settimane, Nelson A. Rockefeller Jr aveva notificato alle Nazioni Unite la sua intenzione di recuperarlo e così, all’inizio di febbraio, è stato restituito ai legittimi proprietari.
L’efferato bombardamento di Guernica e la controversa storia del dipinto
Considerato uno dei capolavori di Picasso, tra le opere più conosciute della storia dell’arte, Guernica racconta visivamente il bombardamento della omonima cittadina spagnola, effettuato il 26 aprile 1937 dalla Legione Condor, un corpo di volontari composto da membri della Luftwaffe, con il supporto dell’Aviazione Legionaria, corpo di spedizione della Regia Aeronautica italiana che combatté insieme truppe di Francisco Franco durante la guerra civile spagnola. Con il nome in codice di Operazione Rügen, l’incursione è oggi considerata un vero bombardamento di stampo terroristico, con tanto di utilizzo di ordigni incendiari, contro obiettivi civili.
Sulla genesi del dipinto c’è ancora incertezza. Si sa che il governo repubblicano spagnolo – che sarebbe stato poi rovesciato nel 1939 – aveva commissionato a Pablo Picasso, artista già famoso e direttore del Museo del Prado di Madrid, un’opera che potesse rappresentare la cultura spagnola durante l’esposizione mondiale di Parigi del 1937. Il dipinto sarebbe stato presentato sul muro di ingresso del Padiglione spagnolo, in un passaggio di 27 metri quadrati, ma Picasso rimase a lungo incerto sia sull’accettare l’incarico che sul soggetto da rappresentare. Secondo alcune tesi, inizialmente l’opera doveva rappresentare la morte di un torero ma poi furono gli eventi a imporre la loro storia drammatica.
E così la grande tela, alla quale Picasso aveva praticamente smesso di lavorare, venne ripresa dal maestro del Cubismo, che la portò a termine nel giro di poco più di un mese, dal primo maggio al 4 giugno 1937, giusto in tempo per l’Esposizione Universale.
L’arazzo Rockefeller esposto (e coperto) all’ONU
Nel 1955, Nelson Rockefeller contattò Picasso per rifare l’opera, che nel frattempo aveva girato il mondo, esposta in musei quali il MOMA di New York, e che sarebbe ritornata in patria, a Madrid, prima nel Salone da ballo dell’antico Palazzo Reale, poi al Museo del Prado, infine, dal 1992, al Museo Reina Sofía. Picasso però pensò a un adattamento e realizzò un cartone preparatorio per un arazzo, che sarebbe poi stato realizzato dall’Atelier di Jacqueline de la Baume-Durrbach, sotto la supervisione dell’artista. L’arazzo fu poi installato davanti alla sala del Consiglio di Sicurezza dell’ONU – la cui sede fu edificata su un terreno donato dagli stessi Rockefeller – il 13 settembre 1985.
Il 5 febbraio 2003, durante la conferenza in cui Colin Powell, segretario di Stato americano sotto la presidenza di George Bush Jr, presentò le prove – poi false – del possesso di armi nucleari da parte dell’Iraq, dando inizio alla guerra contro Saddam Hussein, l’arazzo venne coperto da un telo azzurro.
Nel 2009, durante i lavori di ristrutturazione della sede dell’Onu, l’arazzo di Guernica fu restituito provvisoriamente ai legittimi proprietari che, a loro volta, lo restituirono nel 2013, a lavori ultimati. Ma Nelson Rockefeller Jr, figlio dei defunti Nelson e Margaretta Rockefeller, ha voluto indietro l’opera e adesso il muro è vuoto. Ma non rimarrà così a lungo: secondo quanto dichiarato da Maria Luiza Viotti, capo dello staff del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il comitato artistico dell’ONU è già al lavoro per individuare una nuova opera.