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In questi giorni, l’atmosfera di “Quel ramo del lago” non è più tanto placida. Anzi, rimanendo in tema di citazioni manzoniane, sembra proprio che quei lavori non si dovevano fare. E così, a Como, a finire al centro delle critiche è stato il progetto di ristrutturazione dell’Asilo Sant’Elia, ufficialmente Scuola dell’infanzia “Antonio Sant’Elia”, realizzato tra il 1936 e il 1937 da Giuseppe Terragni.
Terragni, maestro riconosciuto del Razionalismo italiano, dopo gli studi al Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano, aprì il suo primo studio proprio a Como, nel 1927. Qui realizzò anche altri progetti, come il complesso residenziale Novocomum e la Casa del Fascio, aggiornati ai linguaggi architettonici più all’avanguardia dell’epoca e considerati pietre miliari dell’architettura europea. L’Asilo Sant’Elia, situato in via dei Mille, all’angolo con via Andrea Alciato, è sviluppato su un piano, con ampie vetrate perfettamente esposte, ossatura a vista e ambienti distribuiti per assicurare un continuo ricambio di aria. L’edificio è spesso citato nei manuali ma, a quanto pare, i lavori non hanno tenuto conto dell’eredità di un’opera di tal genere.
Lo stesso Attilio Terragni, pronipote dell’artefice del monumento e architetto, è intervenuto su Facebook, rivolgendosi direttamente all’assessore ai Lavori pubblici di Como, Vincenzo Bella: «Assessore Bella mi chiedo chi pagherà i danni che state facendo all’asilo Sant’Elia. Si tratta già di somme notevoli. Lei non ha rispettato il gentleman agreement condiviso nell’ultima riunione. Quindi la informo che martedì (oggi, ndr) mi recherò in Soprintendenza per chiedere ufficialmente di fermare questi lavori inutili, dannosi con sperpero di preziose risorse per la conservazione di un capolavoro dell’architettura mondiale». A completare il post, una fotografia con un vetro graffiato e l’annuncio di raccolta firme «per divulgare a tutta la cittadinanza i fatti di cui sopra e chiedere che vengano individuati i responsabili». Oltre alle rigature, in un’altra fotografia si mette in evidenza anche il colore scelto per la tinteggiatura in corso, diverso dall’esito originale. I lavori sono iniziati a luglio, previo stanziamento di 600mila euro, e prevedono la riverniciatura degli elementi esterni in ferro, la sostituzione dei pavimenti in linoleum del refettorio, il ripristino degli intonaci ammalorati, la tinteggiatura interna e il ripristino dei solai.
Secondo quanto riportato dal Corriere di Como, a dar manforte a Terragni è stato anche un altro architetto comasco, Paolo Brambilla, che si è rivolto alla Soprintendenza con un esposto indirizzato alla soprintendente responsabile Maria Mimmo, architetto e specialista in restauro dei monumenti. Brambilla abita nelle immediate vicinanze dell’Asilo Sant’Elia e fa parte del direttivo dell’Archivio Cattaneo di Cernobbio, ente che tutela la memoria del razionalista Cesare Cattaneo, altra figura di spicco della seconda generazione del razionalismo comasco, amico e collaboratore di Giuseppe Terragni e di Pietro Lingeri. Tra le inottemperanze evidenziate, anche la poca cura con la quale le suppellettili dell’Asilo sono state messe in sicurezza. Anche se sarebbe più corretto scrivere accantonate l’una sull’altra. E dire che si tratt adi arredi originali, tra cui la famosa poltrona Benita, «malamente accatastati l’uno sull’altro come arredi di scarso valore», ci ha spiegato Roberta Lietti, ideatrice e curatrice, con Paolo Brambilla, della mostra “Giuseppe Terragni per i bambini: l’Asilo Sant’Elia”, alla Pinacoteca Civica di Como. «Nella fattispecie l’Asilo viene considerato dal comune di Como alla stregua di un qualsiasi complesso scolastico dove si è liberi di intervenire senza scrupoli e pesantemente. La soprintendenza è già stata avvisata ma a tutt’oggi non è intervenuta a bloccare i lavori. Per contro l’incaricato comunale che dovrebbe svolgere il compito di direttore dei lavori, per sua stessa ammissione, non è mai andato a controllare il cantiere», ha continuato Lietti.
«Mi auguro – ha commentato Brambilla – che il Comune possa intervenire e sbloccare la situazione, si ha l’impressione che Palazzo Cernezzi abbia trattato un monumento di straordinario valore con criteri che fanno capo all’ordinaria manutenzione di una qualunque scuola pubblica».
L’assessore all’Edilizia pubblica di Palazzo Cernezzi, Vincenzo Bella, non ha commentato gli esposti dei due architetti ma ha annunciato un sopralluogo, che è in effetti è avvenuto, e una ulteriore verifica in cantiere. Maria Mimmo, architetto responsabile per i beni culturali tutelati sul Lario, ha precisato di star attendendo che il Comune di Como compia i dovuti accertamenti dopo le segnalazioni dei professionisti, prima di poter concordare un sopralluogo. «Sono già stata a Como 15 giorni fa – ha detto al Corriere di Como – e mi sono stati mostrati i campioni dei colori. Noi abbiamo autorizzato l’intervento, ma non siamo la direzione lavori. Attendo che il Comune ci faccia un resoconto dettagliato sullo stato di fatto del cantiere di via Alciato».
E a Como sta montando un vasto movimento di opinione fortemente critico. È stato contattato Francesco Dal Co, direttore della storica rivista di architettura “Casabella” e si prevede una raccolta internazionale di firme.