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Attivisti provano a incollarsi all’Urlo di Munch: ICOM, i musei siano alleati
Attualità
Ormai la contesa è più che aperta, mezzogiorno di fuoco tra i custodi dei musei e gli attivisti per l’ambiente: nella mattinata di ieri, 11 novembre, gli addetti alla sicurezza del Museo Nazionale della Norvegia, a Oslo, hanno bloccato due donne proprio nel momento in cui stavano provando a incollarsi all’Urlo di Edvard Munch, una delle opere più iconiche della storia dell’arte e decisamente pertinente al tema della protesta. Viene da chiedersi come abbiano fatto a non pensarci prima, proprio all’Urlo. Del resto, tra Vermeer, Van Gogh, Monet e Warhol, anche i più critici dovranno riconoscere che agli attivisti non manca di certo il gusto. Oltre alle due donne, è stata bloccata anche una terza persona che, come da modus operandi orami ben sequenziato, avrebbe dovuto riprendere l’azione.
Bisogna comunque evidenziare che, come negli altri casi, anche questa volta l’opera non ha subito danni di rilievo, a parte alcuni residui di colla sul vetro protettivo. Un danno collaterale, se vogliamo, è stato la chiusura momentanea della sala. Però i visitatori potranno dire di aver assistito di persona a un’azione di protesta ambientalista e, insomma, è uno dei trend topic del momento.
Secondo quanto emerso, le persone provengono da Finlandia, Germania e Danimarca e sono associate al gruppo norvegese Stopp oljeletinga – Stop Oil Exploration, che ha postato su Instagram il suo commento all’azione interrotta: «Questa volta la colla non si è fissata. Non ci arrenderemo finché il governo non soddisferà la nostra richiesta. Vogliamo vivere». La richiesta è semplice: interrompere immediatamente le esplorazioni petrolifere offshore. Per farlo, si propone anche un piano per adeguare le condizioni di lavoro degli addetti al settore. Un tema di fondamentale importanza: la Norvegia è uno dei maggiori produttori di petrolio e gas al mondo, grazie, in particolare, allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Mare del Nord. Da questo comparto, che impiega circa 80mila persone, deriva buona parte del PIL del Paese, circa il 25%.
D’altra parte, i numeri dell’emergenza climatica sono ben più allarmanti. Oltre al rischio per le specie animali e in particolare quella umana, si deve calcolare anche il dispendio economico. Secondo le stime della COP25 – XXV Conferenza dell’ONU sui cambiamenti climatici del 2019, la perdita di biodiversità costa più di una volta e mezza il PIL globale, circa 145mila miliardi di dollari all’anno persi, tra l’impollinazione delle colture, la depurazione delle acque, la protezione dalle inondazioni e lo stoccaggio del carbonio. Ma, evidentemente, c’è qualcuno a cui conviene anche questo. In questi giorni è in corso la XXVII Conferenza, COP27, a Sharm el-Sheikh, con i leader mondiali che potranno combattare l’arsura gustando una ottima Coca-Cola ghiacciata, sponsor ufficiale dell’evento.
The #COP27 Presidency announces The @CocaCola Company as a Supporting Sponsor to COP27. For more information: https://t.co/JDyhS2N79A pic.twitter.com/XRhjoA4i2b
— COP27 (@COP27P) September 29, 2022
Visto che gli attivisti ormai hanno preso di mira le opere d’arte, per attirare l’attenzione sull’emergenza climatica e ambientale, i musei hanno iniziato a rafforzare le misure di sicurezza per proteggere le loro collezioni. Tra le contromisure da poter adottare, oltre alla formazione per i custodi su come intervenire in casi del genere, anche l’obbligo di riporre giacche e borse negli armadietti (anche se in alcuni musei il guardaroba è a pagamento). Un episodio simile è avvenuto al Musée d’Orsay di Parigi, il 27 ottobre, ma la sicurezza è riuscita a impedire a una donna di Just Stop Oil di gettare zuppa su un’opera non identificata.
ICOM wishes to acknowledge and share both the concerns expressed by museums regarding the safety of collections and the concerns of climate activists as we face an environmental catastrophe that threatens life on Earth.
📄Full statement: https://t.co/qoTgbHXQjU pic.twitter.com/EJ35i960VH
— ICOM (@IcomOfficiel) November 11, 2022
L’ICOM – International Council of Museums ha rilasciato una dichiarazione in merito a queste proteste, evidenziando «Il ruolo dei musei come attori chiave nell’avvio e nel sostegno dell’azione per il clima all’interno delle loro comunità», attraverso l’istruzione, la divulgazione e con mostre dedicate. «Per raggiungere il pieno potenziale di trasformazione che i musei hanno per lo sviluppo sostenibile, ICOM desidera che i musei siano visti come alleati nell’affrontare la minaccia comune del cambiamento climatico», continuano, ribadendo che tutti i musei, «Hanno un ruolo importante da svolgere, nel plasmare e creare un futuro sostenibile».