Una storia lunga, appassionata e finita in modo burrascoso: dopo una collaborazione decennale, il rapporto tra Oliviero Toscani e il gruppo Benetton si chiude ufficialmente. Galeotta fu l’uscita, a dir poco improvvida, del fotografo che, intervenendo in diretta nel corso della puntata di lunedì di Un giorno da pecora, su RadioUno, aveva dichiarato: «Ma a chi interessa che caschi un ponte? A me non interessa questa storia qui».
Toscani, che per Benetton ha lavorato dal 1982 al 2000 e poi dal 2018, stava rispondendo via radio in merito alla recente visita delle Sardine a Fabrica, il centro internazionale per le arti e la comunicazione con sede a Treviso. Nei giorni scorsi, infatti, avevano fatto discutere le fotografie che ritraggono Mattia Santori e altri membri di spicco delle movimento bolognese in compagnia proprio di Benetton e Toscani. Mal di pancia erano venuti anche dall’interno delle Sardine, la cui propaggine romana si è ufficialmente distaccata dalla visita. E così Toscani, per isolare l’evento della visita al centro culturale dalle responsabilità della tragedia del Ponte Morandi, aveva provato a gettare acqua sul fuoco. Ma invece era benzina.
Come se si trovasse al bar con gli amici dopo qualche bicchiere di troppo, Toscani l’ha messa giù pesante: «Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola. Benetton sponsorizza un centro culturale. Avevamo finito la visita, è arrivato Benetton per un saluto e abbiamo fatto una foto ricordo che non sarebbe dovuta diventare pubblica. Noi come Fabrica con Autostrade non abbiamo niente a che fare». Che poi, proprio «niente a che fare» è un concetto relativo: Fabrica è stata fondata nel 1993 da Luciano Benetton e Oliviero Toscani. Benetton è tra gli azionisti di Atlantia, società che controlla 14mila chilometri di autostrade a pedaggio per Autostrade spa – oltre agli aeroporti di Fiumicino e Ciampino – ed è responsabile della manutenzione anche del tratto coinvolto nel tragico crollo del 14 agosto 2018, che provocò la morte di 43 persone. Si tratta chiaramente di due ambiti diversi – fino a un certo punto – e avvicinarli è una forzatura ma il punto della questione, in questo caso, è un altro e riguarda la responsabilità personale, come vedremo.
Tornando alle reazioni immediate, critiche come se piovesse, provenienti da tutta la politica ufficiale, dal viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, a Sergio Battelli, presidente della Comissione per le politiche Ue della Camera, al sindaco di Genova, Marco Bucci, e poi giù, sempre in basso, fino agli schifados a orologeria Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Gli unici a difendere Toscani sono stati i renziani, con Michele Anzaldi che ha parlato di strumentalizzazione politica. E di questi tempi essere difesi dai renziani vale come una excusatio non petita. Insomma, la frase di Toscani è stata il classico esempio di toppa peggiore del buco.
Che poi Toscani ci aveva anche provato a ritrattare, in una intervista a Repubblica: «Mi scuso. Di più: ho vergogna anche di scusarmi. Sono distrutto umanamente e profondamente addolorato. Ho detto quelle parole infelici, ma la mia frase è stata estrapolata dal contesto». No, non è così. La frase era proprio quella e il contesto anche. In effetti, la dinamica linguistica è piuttosto semplice: messo alle strette, chiamato a rispondere personalmente e a prendere responsabilità individuali su una questione spinosa, Toscani l’ha buttata sull’indifferentismo che ci accomuna un po’ tutti noi di una certa classe e suvvia, la vita dovrà pur continuare, dov’è il mio bicchiere. Ma per generalizzare bisogna spiegare per filo e per segno tutto il processo mentale del ragionamento, è necessario prendersi il tempo giusto e usare bene le parole e, soprattutto, bisogna saper empatizzare. Ma Toscani, provando a liquidare la questione con una battuta rapida, ha scelto le peggiori, dimostrandosi un analfabeta emotivo rinchiuso nella bellissima, splendente sede di Fabrica, progettata dall’archistar Tadao Ando.
E così finanche Benetton, che di certo non ha la coscienza fragrante di lavanderia, ha potuto levarsi la soddisfazione di una rivincita morale: «Benetton Group, con il suo presidente Luciano Benetton, nel dissociarsi nel modo più assoluto dalle affermazioni di Oliviero Toscani a proposito del crollo del Ponte Morandi, prende atto dell’impossibilità  di continuare il rapporto di collaborazione con il direttore creativo». Una lettera in burocratese, così è finito questo rapporto.
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