Brasile, assalto al Parlamento: diramato l’elenco delle opere d’arte danneggiate

di - 9 Gennaio 2023

Il giorno dopo l’assalto agli edifici governativi in Brasile e in attesa di capire le complesse dinamiche che hanno portato a questa successione di eventi – che tra l’altro hanno visto contrapporsi anche polizia ed esercito – il governo brasiliano ha diramato un elenco delle opere d’arte danneggiate. I manifestanti, tra i quali si mischiavano estremisti di destra appartenenti a gruppi organizzati e persone comuni, protestavano contro la presidenza di Luiz Inácio Lula da Silva, che ha prestato giuramento il primo gennaio. Durante le azioni, sono riusciti a introdursi negli edifici della Corte Suprema e del Congresso, oltre che nel palazzo presidenziale, rompendo finestre e ribaltando mobili. Secondo quanto riportato da Reuters, sarebbe stata rubata anche la Costituzione originale del 1988.

Evidenti sono le responsabilità dell’ex Presidente Jair Bolsonaro, fuggito in Florida sul suo ultimo volo presidenziale, poco prima dell’insediamento di Lula, e che nelle ultime ore è stato anche ricoverato in un ospedale alla periferia di Orlando. Bolsonaro ha infatti pubblicamene messo in dubbio la legittimità dell’elezione, non riconoscendone l’esito.

Similmente a quanto accaduto negli Stati Uniti per i fatti di Capitol Hill del 6 gennaio 2021, i manifestati prima si sono raccolti in massa nell’arco di varie ore, durante le quali la polizia non è intervenuta. Quindi, sono stati fatti allontanare quando la massa già era critica, provocando il caos. I manifestanti sono arrivati al Palacío do Planalto, dove lavora il Presidente del Brasile, al Congresso Nazionale e alla Corte Suprema. Lungo la strada, sono state deturpate statue, monumenti e opere d’arte, oltre agli edifici stessi, progettati da Oscar Niemeyer, grande architetto modernista al quale si deve l’aspetto attuale di Brasilia.

Tra gli oggetti di valore storico e culturale danneggiati, in particolare un orologio del famoso orologiaio Balthazar Martinot, donato dalla Francia al re Joao IV nel XVII secolo. Rogério Carvalho, curatore dell’arte di Palacío do Planalto, ha dichiarato a fonti locali che sarà molto difficile riportare l’opera alla sua forma originale.

Tra le altre opere danneggiate, anche un dipinto di Emiliano Di Cavalcanti, uno dei principali artisti brasiliani, tra gli innovatori della pittura nazionale. Si tratta di Mulatas, opera del 1963, raffigurante un gruppo di donne sdraiate su un balcone sul mare, che si trova al Palacío do Planalto e che è stata forata in almeno due punti. Secondo il governo brasiliano, il dipinto vale almeno 1,5 milioni di dollari. Sempre al Palacío do Planalto, la Bandeira do Brasil di Jorge Eduardo, un dipinto del 1995 della bandiera brasiliana appesa sopra l’edificio, è stata buttata in una pozza d’acqua che ha allagato l’intero piano, dopo che i vandali hanno aperto gli idranti. Anche le sculture di Bruno Giorgi e Frans Krajcberg – quest’ultimo, in particolare, è stato un artista impegnato nella denuncia della distruzione delle foreste brasiliane – sono state in parte danneggiate. Una scultura dell’artista concettuale argentina Marta Minujín è stata capovolta e un tavolo del designer Sérgio Rodrigues è stato danneggiato. Al Congresso Nazionale, una vetrata di Marianne Peretti e dipinti di Victor Brecheret e Guido Mondin sono tra le opere vandalizzate.

«Il valore di ciò che è stato distrutto è incalcolabile a causa della storia che rappresenta», ha detto Cavalho in un comunicato, aggiungendo che «Dal punto di vista artistico, Planalto ha sicuramente una delle collezioni più importanti del Paese, in particolare il Modernismo brasiliano».

Per quanto riguarda gli edifici stessi, i manifestanti hanno appiccato il fuoco all’interno del Congresso Nazionale, un sito Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, inaugurato nel 1960, quando il governo nazionale del Brasile si è trasferito nella nuova capitale da Rio de Janeiro. Gli esperti del governo stanno ancora valutando i danni alle strutture Niemeyer e alle opere d’arte custodite al loro interno.

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