Categorie: Attualità

Bruno Racine e il futuro di Collezione Pinault

di - 12 Giugno 2020

In aereo a Roma da Parigi dopo aver accertato la temperatura corporea e dimostrato le necessità lavorative nello spostamento. Poi una macchina con cui guidare fino a Venezia, per venire accolto da una città svuotata di turisti e attraversata dalle leggi del virus a prossemica alterata. Questo l’inizio di Bruno Racine, nuovo direttore di Palazzo Grassi – Punta della Dogana dopo i dieci anni di Martin Bethenod, chiamato a Parigi per continuare la sua collaborazione con François Pinault alla Bourse de Commerce.

Profilo di Bruno Racine

Partito con una formazione letteraria Bruno Racine, classe 1951, prosegue gli studi all’École nationale d’administration, diventando revisore della Corte dei Conti di Parigi nel 1979. Dal 1993 al 1995 è direttore del Centro d’analisi e previsioni del Quai d’Orsay, poi direttore degli Affari Culturali della città di Parigi.
Amante dell’Italia e della lingua italiana, tanto da presiedere il comitato parigino della Dante Alighieri, dal 1997 al 2002 è Direttore dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici e Presidente, a seguire, del Centre Pompidou e della Bibliotèque nationale de France.
Tra gli impegni istituzionali di altissimo profilo Racine trova comunque il tempo da dedicare alla scrittura, facendosi autore di diversi romanzi con le case editrici Grasset e Gallimard, tra le altre.

Youssef Nabil -You Never Left # III, 2010 Hand colored gelatin silver print. Courtesy of the Artist and Nathalie Obadia Gallery, Paris/Brussels.

Le prossime mostre di Palazzo Grassi e Punta della Dogana

Non sono tempi semplici per diventare cittadini veneziani e prendere il timone di due spazi espositivi che sono da sempre un polo di prim’ordine per il turismo italiano e internazionale. Verranno sicuramente recepiti, dalla nuova direzione, non solamente gli adempimenti sanitari della pandemia in atto, ma anche le riflessioni che la stessa ha portato con sé, in che modo lo scopriremo cammin facendo. Dalla presentazione di Racin emerge comunque il desiderio di lavorare su una nuova prospettiva, in grado di evidenziare non solamente i punti di rottura del contemporaneo nei confronti nel passato, ma anche gli elementi di continuità. Si profila, nelle sue parole, la possibilità di valorizzare in maniera diversa la collezione Pinault, mantenendo sempre quell’apertura alla città che ha caratterizzato le attività della Fondazione, in particolare per quanto riguarda la programmazione del teatrino.

Llyn Foulkes, Day Dreams, 1991 © Llyn Foulkes, Pinault Collection

Slittano gli appuntamenti che avrebbero dovuto animare la primavera veneziana: l’ 11 luglio inaugureranno le tre nuove mostre delle due sedi di Palazzo Grassi e Punta della Dogana. A Palazzo Grassi verrà celebrata la fotografia attraverso due generazioni diverse: da un lato Henri Cartier-Bresson. “Le Grand Jeu”, dall’altro la monografica di Youssef Nabil “Once Upon a Dream”. A Punta della Dogana invece verrà proposta al pubblico una mostra collettiva, “Untitled, 2020”. Tre sguardi sull’arte di oggi, nata da una triade curatoriale che coniuga le competenze di un artista, di una storica dell’arte e di una curatrice, rispettivamente Thomas Houseago, Muna El Fituri e Caroline Bourgeois.
Per entrambe le sedi la scelta è quella di creare dei dispositivi curatoriali non tradizionali. Nel caso della mostra di Cartier-Bresson, per cominciare, gli scatti della “Master Collection” sono stati selezionati da cinque sguardi d’eccezione: la fotografa Annie Leibovitz, lo scrittore Javier Cercas, il regista Wim Wenders, la conservatrice Sylvie Aubenas e lo stesso François Pinault. La scelta non sarà quindi né tematica né geografica, ma soggettiva, personale, legata a delle sensibilità e a dei punti di vista precisi, in cui l’identità del selezionatore avrà un ruolo non secondario.
Nel caso di “Untitled” invece l’idea espositiva nasce da un artista, Thomas Houseago, che la declina attraverso la collaborazione di due donne che sono profondamente legate a lui e con cui l’intenso legame professionale e personale è un presupposto all’esperienza portata avanti in questi mesi. Il baricentro espositivo sarà proprio la riproduzione di una stanza dello studio dell’artista, la cosiddetta “drawing room”, uno spazio immaginato per permettere la riflessione, lo scambio di idee, la pianificazione… “Analogamente, lo studio allestito nella mostra è uno spazio confortevole, dove i visitatori sono invitati a soffermarsi, prendere del tempo per studiare, pensare, dare forma ad idee e immagini, giocare. Volevamo far sì che sentissero dentro di sé lo spirito di un artista”, dicono i curatori.

La ripresa sarà caratterizzata ad una logica nuova dettata dalla pandemia in atto. Le sedi espositive saranno aperte al pubblico sabato, domenica e lunedì dalle 10 alle 19 con biglietto unico a tariffazione ridotta. Potranno entrare in ciascuna sede non più di 250/300 visitatori alla volta. Per i residenti della città metropolitana di Venezia sarà garantito l’ingresso gratuito all’apertura dell’11 luglio e in concomitanza con la Festa del Redentore, il 18 luglio.

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