Le opere d’arte d’inestimabile valore, appartenenti alla collezione delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo e conservate fino a oggi nella sede napoletana della banca, nel bellissimo Palazzo Zevallos Stigliano, al centro di via Toledo, dovranno cambiare casa. Entro un anno, capolavori come il Martirio di Sant’Orsola, di Caravaggio, il Sansone e Dalila, di Artemisia Gentileschi, il Ratto di Elena, di Luca Giordano, l’Agar con Ismaele, di Francesco Solimena, si sposteranno nell’adiacente edificio del Banco di Napoli, non meno interessante dal punto di vista architettonico, pur con le dovute differenze di epoca e stile, e che verrà sottoposto a lavori di adeguamento. In questo valzer di sedi, a Palazzo Zevallos potrebbe invece trovare posto la Scuola Superiore Meridionale, una scuola internazionale di alta formazione e ricerca, istituita dall’Università Federico II di Napoli. Il progetto sembrerebbe già essere a buon punto ma rimane comunque il timore che Palazzo Zevallos possa essere dato in affitto a qualcuna tra le grandi multinazionali, che già abbondano sulla strada, da H&M a Zara.
La notizia arriva inaspettata e non sarà facile da digerire, visto che Palazzo Zevallos, dal 2007 sede museale di Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, emergeva come un fiore all’occhiello nella variegata offerta culturale di Napoli, con più di 200mila fruitori all’anno. Non solo per il blockbuster Caravaggio e per alcune sale suggestivamente allestite, come quella dedicata alle sculture e ai disegni a matita e carboncino di Vincenzo Gemito. Ma anche per i numerosi progetti espositivi e le mostre temporanee frequentemente allestite, che hanno portato in questi spazi capolavori come quelli di Van Dyck e Ribera, La Scapillata di Leonardo e il Compianto sul Cristo Morto di Botticelli, oltre a opere di artisti contemporanei, come gli Young British Artist e gli americani degli anni ’80, da Andy Warhol a Jean-Michel Basquiat, da Keith Haring a Julian Schnabel. Attualmente, è in esposizione “Berlin 1989”, mostra a cura di Luca Beatrice e dedicata alla pitttura tedesca a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, da Gerhard Richter, Georg Baselitz e Anselm Kiefer, a Markus Lüpertz, A.R. Penck e Albert Oehlen.
Per non parlare dell’edificio in sé, che da solo vale il prezzo del biglietto. Il palazzo monumentale fu eretto tra il 1637 e 1639 da Cosimo Fanzago, scultore e architetto di grande fama, su volontà della famiglia spagnola degli Zevallos, duchi di Ostuni, che vollero per loro un palazzo nobiliare sulla centralissima e trafficatissima via Toledo. Sul finire del ‘600, Luca Giordano fu incaricato di realizzare un ciclo di affreschi per abbellire gli ambienti interni che però, con il tempo e con le successioni dinastiche, andò perduto. Nonostante ciò, gli interni sono fastosamente decorati, tra marmi, stucchi e affreschi, realizzati nel corso dei secoli e delle generazioni, dal Barocco al Liberty.
Ma è proprio la complessa architettura della dimora ad aver reso necessario lo spostamento, a causa dei lavori di adeguamento alle norme di sicurezza, tra piani antincendio e vie di fuga, stimati troppo onerosi. E così Banca Intesa, primo gruppo bancario in Italia per numero di sportelli e per quota di mercato, con 17,875 miliardi di fatturato nel 2018, ha deciso di non accollarsi ulteriori spese, oltretutto per un edificio di cui è affittuaria fino al 2020, optando per un trasloco nella vicina sede al civico 177 del Banco di Napoli, istituto che Intesa ha incorporato per fusione a novembre 2018.
L’idea del trasferimento del museo, già in programma da oltre un anno, sarebbe stata ratificata a inizio 2019. Il progetto del trasferimento e del nuovo piano espositivo, firmato dall’architetto Michele De Lucchi, è stato proposto alla Soprintendenza e renderebbe necessari alcuni importanti lavori all’interno del palazzo razionalista, tra i quali un ridimensionamento delle due iconiche fontane esterne, progettate da Nicola Pagliara. Le collezioni di Gallerie d’Italia dovrebbero trovare spazio tra pianterreno e primo piano.
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