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Centro Pecci nel caos: il sindaco di Prato chiede chiarimenti per i due licenziamenti
Attualità
di redazione
Il Centro Luigi Pecci non trova pace: sta sollevando un polverone la scelta del Consiglio di Amministrazione, presieduto da Lorenzo Bini Smaghi, di licenziare in tronco due dei 18 dipendenti del museo d’arte contemporanea di Prato, diretto da Stefano Collicelli Cagol. Il licenziamento è stato comunicato, tramite lettera, lunedì, peraltro a una sola persona, lasciando gli altri dipendenti in una situazione di incertezza. La decisione ha immediatamente provato la reazione congiunta dei sindacati, del Comune di Prato e della Regione.
«È evidente che presidente e consiglio di amministrazione devono dare spiegazioni per i due licenziamenti a cui si è proceduto senza un confronto aperto con le rappresentanze sindacali», hanno dichiarato l’assessore alla cultura Simone Mangani e il sindaco Matteo Biffoni, che pure fa parte del Collegio dei Fondatori del Centro Pecci.
«Siamo consci dell’impatto che questo decisione ha sulle vite di chi lavorava qui e sul team nel suo complesso, vogliamo però garantire che abbiamo agito con la massima considerazione per il benessere delle persone e per il futuro della Fondazione nel suo insieme, tenendo aggiornati nelle scorse settimane gli interlocutori istituzionali e le sigle sindacali», si legge in una nota diffusa dalla Fondazione Arti Contemporanee in Toscana, che si occupa della gestione del Centro Pecci e fu costituita nel 2015, dal Comune di Prato e dall’Associazione Culturale Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Prato, con il sostegno della Regione Toscana.
«Negli ultimi anni, il Centro si è trovato a dover affrontare sfide senza precedenti che hanno coinvolto il territorio», continua la nota. «Per questa ragione, nei mesi recenti, abbiamo avviato un processo di attenta valutazione che ha portato a una revisione delle attività e delle risorse. Abbiamo cercato di bilanciare la nostra responsabilità nei confronti di chi è dipendente di Fondazione Arti Contemporanee in Toscana con la necessità di garantire la sostenibilità a lungo termine del Centro. Comprendiamo le preoccupazioni e i dubbi di tutti ma riconosciamo, e abbiamo riconosciuto personalmente e con grande rispetto, l’impegno e il contributo che queste persone hanno fornito al Centro. Vogliamo garantire anche la massima trasparenza e rimaniamo a disposizione anche delle rappresentanze sindacali per dare tutti gli approfondimenti del caso».
Le motivazioni del licenziamento sarebbero dunque da imputare alle difficoltà di bilancio nel consuntivo 2022, chiuso con una perdita di 333mila euro, dovute da un lato al taglio dei contributi pubblici, dall’altro all’aumento dei costi delle bollette, con un rincaro del 300%. Nel 2022, il Centro Pecci ha ottenuto poco più di due milioni di euro di contributi pubblici, tra i quali 1,2 milioni dal Comune di Prato e 732mila euro dalla Regione Toscana. Sempre per l’anno scorso, sono entrati nelle casse altri 56.250 euro per la bigliettazione delle mostre, 20mila euro per il cinema, 31mila per gli spettacoli, 9mila per le visite guidate. In totale, per le sole mostre, sono stati 15.194 i visitatori, dunque una media di 40 al giorno, mentre 3.400 gli ingressi al cinema e 4.500 agli eventi.
A luglio di quest’anno, il presidente Bini Smaghi, in sede di Commissione controllo e garanzia del Comune di Prato, aveva rassicurato sullo stato dei conti del 2023, peraltro non gravati dalla stessa impennata delle bollette dell’anno precedente, fissando come obiettivo il pareggio di bilancio, con l’ambizione di mettere in riserva 50mila euro. «Solo lo scorso luglio ci erano state date rassicurazioni sui tagli», ha commentato Alessio Bettini della funzione pubblica della Cgil di Prato. «Lunedì, invece, i lavoratori ci hanno comunicato i licenziamenti», ha continuato Bettini, facendo notare che il contratto di Federculture prevede un confronto sindacale per avviare questo genere di procedimenti. «Qui si è avviata una ristrutturazione aziendale senza passare dal confronto con le sigle sindacali. Qualcuno ci deve spiegare perché nel 2023 si è prima proceduto con nuove collaborazioni a partita iva e con tirocini, e poi con il licenziamento di due dipendenti. Si vuole forse sostituire il lavoro dipendente con quello precario?».
Nel frattempo, rimane da chiarire anche l’esito del contenzioso legale tra il Pecci e l’ex direttrice Cristiana Perrella, il cui incarico fu revocato, senza troppe spiegazioni, nel 2021.