Il nuovo decennio ci ha messo davanti a una nuova sfida: il cambiamento climatico è un’emergenza che va combattuta da subito. Il 26 febbraio, a Londra, alla conferenza intitolata “We Make Tomorrow”, organizzata dall’associazione Julie’s Bicycle, artisti, attivisti e leader istituzionali si sono riuniti per discutere le soluzioni che l’arte può mettere in campo, per limitare gli effetti dannosi del cambiamento climatico e proporre modelli non solo produttivi ma anche creativi più sostenibili. Il mondo dell’arte, quindi, deve fare la sua parte e apportare contributi concreti, prendendosi le sue responsabilità.
Frances Morris, direttore del Tate Modern, alla conferenza ha parlato dell’ambizioso progetto di sostenibilità del suo museo, che ha come obiettivo quello di raggiungere emissioni pari a zero entro il 2030. Della stessa opinione Lucia Pietroiusti, che presso le Serpentine Galleries di Londra ha curato “general ecology”, un’iniziativa che vuole «infettare altre istituzioni artistiche con il bug ecologico», come ha affermato la stessa curatrice.
Ecco i cinque punti chiave su come le istituzioni della cultura e l’arte possono affrontare il cambiamento climatico.
Per fare il punto sull’entità dell’inquinamento e ottenere una valutazione di quanto deve essere ridotto, la Julie’s Bicycle offre un calcolatore online gratuito per registrare e comprendere l’impatto ambientale di un’istituzione. In questo modo le persone possono elaborare le proprie impronte di carbonio utilizzando dati e calcoli riconosciuti dal governo.
Anche per il mondo dell’arte è consigliabile seguire la regola delle tre R: ridurre, riutilizzare, riciclare, e, quindi, cercare di adoperare quanto più possibile materiali ecocompatibili. Per gli edifici è preferibile investire in infrastrutture a basso impatto ambientale e utilizzare fonti di energia rinnovabile. Per esempio, la Tate utilizza l’acqua piovana per lavare i suoi servizi igienici.
Quando le emissioni di carbonio non possono essere ridotte, le organizzazioni dovrebbero compensare il proprio impatto ecologico. Si possono finanziare iniziative di riduzione delle emissioni, utilizzando il denaro per portare avanti progetti di riforestazione o protezione degli spazi verdi.
La capacità dell’arte è quella di veicolare messaggi in forme originali e, in questo modo, poter proporre anche un discorso innovativo sul problema climatico. Parte dell’etica del programma “general ecology” della Serpentine è di ampliare la definizione di arte per includere campagne ambientali.
Col passare del tempo, sta diventando sempre più evidente che il mondo dell’arte ha bisogno di ripensare alle sue strutture per diventare sostenibile. Le istituzioni invece di accettare sponsorizzazioni di organizzazioni che investono nel settore dei combustibili fossili – come nel caso di molti musei di Londra – dovrebbero cercare nuovi modelli di finanziamento.
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