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Come reagisce l’economia dell’arte al Covid-19. Report dagli Stati Uniti
Attualità
Dalle richieste di supporto economico attraverso la formula della petizione da parte delle Gallerie di New York, all’Alleanza dei Musei Americani, fino all’aiuto offerto dalla Kinkade Family Foundation e da alcuni generosi donors alle organizzazioni non profit, una serie di iniziative per rispondere all’emergenza economica. Ecco come reagisce l’economia dell’arte americana alla crisi finanziaria del Covid-19.
La petizione NADA per le piccole e medie gallerie di New York
Nel tessuto economico dell’arte, le piccole e medie gallerie sono quelle più colpite dalla chiusura causata dalle restrizioni per contenere la diffusione del Covid-19. Questi spazi, che solitamente operano con margini di profitto ridotti e sono basati sul volontariato, ora temono un collasso. Ciò ha condotto NADA – New Dealers Alliance, un’organizzazione non profit con sede a New York che supporta piccole gallerie, a lanciare una petizione, invitando il governo locale a fornire programmi di soccorso che considerino le circostanze e i bisogni di queste imprese.
La continua perdita delle entrate renderà sempre più difficile la sopravvivenza di queste attività, come «Supportare i loro dipendenti a tempo pieno, part-time e a contratto, per non parlare dei loro artisti». E ancora, «Se non verrà intrapresa alcuna azione, queste attività non sopravvivranno e molti artisti e artigiani rimarranno senza un sistema di supporto». La petizione, aperta il 19 marzo, ha raccolto più di 12mila firme.
Come spiegano i promotori, le due iniziative offerte dall’amministrazione della città, “NYC Employee Retention Grant Program” e “NYC Small Business Continuity Fund, hanno requisiti che non tutte le gallerie possono sempre soddisfare. Per esempio, i richiedenti sono chiamati a dimostrare una perdita del 25% del guadagno e questo è un grande ostacolo per le gallerie, i cui profitti non sono immediatamente quantificabili.
Gabrielle Giattino, direttrice della galleria BUREAU a Manhattan e tra gli organizzatori della petizione, ha dichiarato a Hyperallergic che «L’ottica di quel mondo dell’arte è che tutti sono super ricchi, ma la realtà è che le gallerie di piccole e medie dimensioni operano su un piccolo margine».
«Siamo solo preoccupati di rimanere in affari», ha detto Giattino, aggiungendo che è necessario un programma in stile WPA – Works Progress Administration, per salvare artisti e piccole gallerie da questa crisi.
La AAM chiede un aiuto di 4 miliardi di dollari per i musei no profit
L’Alleanza dei musei americani (AAM), un’associazione di difesa dei musei senza scopo di lucro che rappresenta giardini botanici, acquari, biblioteche presidenziali e giardini zoologici, oltre ai musei dedicati all’arte, alla cultura e alla storia, sta esortando il Congresso ad approvare una legislazione per erogare aiuti economici del valore di 4 miliardi ai musei no profit a livello nazionale. AAM sostiene che i musei negli Stati Uniti stanno perdendo circa 33 milioni di dollari a causa di chiusure temporanee.
«Mentre scriviamo questa lettera, i musei stanno vivendo chiusure, eventi annullati e licenziamenti effettivi», recita la lettera di AAM. «Stimiamo che almeno il 30% dei musei, soprattutto nelle comunità piccole e rurali, non potrà riaprire senza un’assistenza finanziaria di emergenza significativa e immediata».
Come riportato da Forbes, AAM ha inviato una lettera ai membri repubblicani e democratici della Camera e del Senato, in cui si spiega che l’industria museale contribuisce con 50 miliardi di dollari all’anno all’economia statunitense, generando 12 miliardi di dollari di entrate fiscali per i governi locali, statali e federali. E sostenendo oltre 725mila posti lavoro all’anno. Numeri che rendono necessario l’intervento delle amministrazioni, per stabilizzare tutto il settore culturale. Oltre al pacchetto di recupero, l’alleanza chiede al Congresso di adottare una temporanea «deduzione di beneficenza», per incentivare le donazioni.
Con #CongressSaveCulture anche il Metropolitan sostiene AAM
Finora, oltre 2200 persone hanno aderito alla petizione del Met, in cui si richiede al Congresso di promettere fondi ai musei, per un potenziale pacchetto di incentivi assommante alla cifra record di 4 miliardi di dollari.
Il museo, che rimarrà chiuso fino a luglio e che ha stimato perdite nell’ordine di 100 milioni di dollari e che ha dovuto rimandare il Met Gala, sta incoraggiando i suoi sostenitori, il personale e i volontari a inviare una lettera a favore di questa dotazione ai loro rappresentanti e diffondere la parola usando l’hashtag #CongressSaveCulture su tutti i social network.
Max Hollein, direttore del Met, ha osservato che «I musei svolgono un ruolo strumentale nel nostro tempo e lo hanno fatto per diversi secoli, preservando le culture locali e internazionali, aiutandoci a interpretare i molti mondi in cui viviamo e convocando diverse comunità. In questo momento di crisi, dobbiamo tutti fare il possibile per garantire che questa componente essenziale della nostra società sia preservata e protetta per le generazioni future».
Il fondo da 75 milioni di dollari per le associazioni
Una coalizione di fondazioni, aziende e privati ha annunciato di aver istituito un fondo da 75 milioni di dollari per aiutare le organizzazioni non profit a scopo artistico, culturale e sociale a New York che dovranno riprendersi dall’epidemia di Covid-19.
Chiamato “NYC Covid-19 Response & Impact Fund” e amministrato dal New York Community Trust, il fondo erogherà sovvenzioni e prestiti senza interessi a piccole e medie imprese senza scopo di lucro, con l’obiettivo di aiutarle a soddisfare le esigenze dei residenti della città e a coprire le perdite legate al interruzione delle loro attività.
Le organizzazioni non profit stanno lottando per mantenere le proprie operazioni tra le restrizioni imposte dalla città per incoraggiare il distanziamento sociale. Le sovvenzioni e i prestiti finanzierebbero l’uso delle tecnologie, come con l’acquisto di laptop, e sistemi di chiamata remota, come Zoom. Sottoscriverebbero il supporto del personale per coprire le persone malate o che hanno bisogno di prendersi cura dei bambini durante la chiusa delle scuole; offrirebbero mascherine e disinfettanti.
«Noi della Mellon Foundation riconosciamo il potere unico delle arti e delle discipline umanistiche di coltivare la speranza in mezzo a sfide e incertezze», afferma Elizabeth Alexander, presidente della Mellon Foundation, tra le società donatrici. «Mentre gli artisti e le istituzioni culturali si adeguano alle nuove realtà fiscali, chiediamo a finanziatori, imprese e individui di unirsi a noi nel sostenere le arti».
I donatori del fondo sono Bloomberg Philanthropies, Carnegie Corporation di New York, Doris Duke Charitable Foundation, Ford Foundation, Joan Ganz Cooney & Holly Peterson Fund, Kenneth C. Griffin Charitable Fund, JPB Foundation, Estée Lauder Società Fondazione di beneficenza, Fondazione Andrew W. Mellon, The New York Community Trust, Jennifer e Jonathan Allan Soros, Jon Stryker e Slobodan Randjelović, Fondazione Charles H. Revson, Robin Hood, Rockefeller Brothers Fund, Laurie M. Tisch Illumination Fund, la UJA-Federation of New York e la Wells Fargo Foundation.
Un sussidio sanitario di 5mila dollari per i curatori
La Kinkade Family Foundation assegnerà sino a 5mila dollari per «L’inaspettata emergenza legata al Covid-19» ai curatori americani. Per ottenere il sussidio, “Emergency Grant for Curators”, ci sono dei requisiti: bisogna essere curatori residenti negli Usa e bisogna avere in programma un progetto imminente, che scadrà entro il 31 dicembre 2020.
La sovvenzione pare supportare curatori che si occupano di arte contemporanea e sperimentale, che «Fa luce sul mondo durante questo periodo di oscurità».
Il pittore americano Thomas Kinkade (deceduto nel 2012) è stato un filantropo nella vita. Nel 1999 ha venduto una grande serie stampe legate al suo dipinto Bridge of Faith e, con il ricavato, ha aiutato a costruire un centro medico in Guatemala.
Un portavoce della fondazione ha inviato un’immagine di questo dipinto, aggiungendo che «La fondazione spera che questa concessione – di emergenza – si comporti come un ponte».