25 febbraio 2022

Crisi Ucraina: la dichiarazione dell’ICOM e le reazioni dell’arte e della cultura

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Dall'ICOM, l'organizzazione internazionale dei musei, ai personaggi dell'arte e della cultura, come Oksana Lyniv e Marina Abramovic: «Questa è una guerra contro l'umanità»

Mentre i cieli dell’Ucraina continuano a essere attraversati dai missili ipersonici Kalibr e Iksander, e l’esercito russo marcia sulla terra fredda ormai a pochi chilometri da Kiev, si alzano le voci dei personaggi del mondo dell’arte e della cultura, unanimi nel condannare questa crisi provocata dalla risoluzione di Vladimir Putin.

La condanna dell’ICOM e il pericolo spoliazioni

L’ICOM – International Council of Museums, la principale organizzazione internazionale non governativa che rappresenta i musei e i suoi professionisti, ha espresso la sua ferma condanna alla «Violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina» da parte delle forze militari della Federazione Russa. In una dichiarazione, l’ICOM si è detta particolarmente preoccupata per i rischi che corrono i professionisti dei musei e per le minacce al patrimonio culturale a causa di questo conflitto armato. Entrambi i Paesi fanno parte della Convenzione dell’Aia ratificata nel 1954 e aggiornata nel 1999, per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato, alla quale partecipa anche l’Italia, dal 1958.

«Questo conflitto è già profondamente angosciante e rischia di provocare un’inaccettabile perdita di vite umane, pertanto l’ICOM chiede un rapido cessate il fuoco, una mediazione immediata tra i belligeranti e sforzi coordinati per garantire la sicurezza del museo personale e proteggere il patrimonio culturale», scrive l’Organizzazione. «In tempi di conflitto e di incertezza come questi, l’ICOM deve anche esprimere la sua profonda preoccupazione per le implicazioni che questa incertezza avrà sulla sicurezza dei membri dell’ICOM, del personale del museo e del patrimonio culturale in Ucraina».

Il Colosseo illuminato con i colori della bandiera dell’Ucraina

Al di là del pericolo immediato, questa crisi potrebbe presentare anche altri tipi di minacce all’integrità del patrimonio culturale, come la spoliazione e i furti. L’ICOM avverte tutte le parti interessate «Di vigilare sul potenziale aumento del contrabbando di materiale culturale proveniente dalla regione», ricordando a tutti i governi i loro obblighi internazionali di proteggere il patrimonio culturale mobile ai sensi della Convenzione dell’UNESCO del 1970 sui mezzi di Proibizione e prevenzione dell’importazione, dell’esportazione e del trasferimento illeciti di proprietà di beni culturali, oltre che della Convenzione UNIDROIT del 1995 sugli oggetti culturali rubati o esportati illegalmente.

Le reazioni del mondo della cultura e dell’arte alla crisi Ucraina

Intanto si sono alzate anche le voci dei tanti artisti e delle personalità della cultura ucraini. «Il mondo ha visto il vero volto della Russia di Putin, finalmente le sue intenzioni sono chiare», ha dichiarato Oksana Lyniv, recentemente nominata direttrice musicale del Teatro Comunale di Bologna, prima donna a ricoprire questo ruolo in una Fondazione lirico-sinfonica italiana. «Vuole distruggere uno Stato indipendente, una nazione con la propria cultura, il proprio alfabeto, la propria lingua e storia, i propri artisti, la propria identità», ha continuato Lyniv. «Il nostro sviluppo come Stato europeo, per il quale abbiamo lavorato per 30 anni dall’indipendenza e che ha preteso un caro prezzo con il Maidan, è in grave pericolo».

Beeple, STAND WITH UKRAINE

«Oggi siamo prima di tutto cittadini, non artisti. Questo accade sempre durante una guerra», è il commento di Serhij Zhadan, poeta e scrittore, considerato uno degli innovatori della lingua ucraina contemporanea. «Siamo un Paese e una nazione, sosteniamo il nostro esercito, tutti i miei colleghi vanno al fronte come volontari».

Dure le parole del regista Sergei Loznitsa, nato in Bielorussia nel 1964, quando questa faceva parte dell’Unione Sovietica e trasferitosi in seguito in Ucraina: «Purtroppo la storia si ripete, per otto anni, la Federazione Russa ha condotto una guerra contro l’Ucraina. Per otto anni, l’Europa occidentale ha cercato di ignorare questa guerra, ha continuato a cooperare e sostenere l’aggressore». «Ora, stiamo tutti raccogliendo i frutti di questa politica di “pacificazione”. Gli organi di potere russi hanno calpestato tutti gli sforzi di pace e sono andati avanti. Se ora non ci sarà una dura reazione da parte dei paesi dell’UE e della NATO, finirà male per tutti», ha continuato il regista, autore di un episodio di “I ponti di Sarajevo”, film collettivo del 2014, presentato al Festival di Cannes nel 2014 e incentrato sulla storia della città nel corso delle varie epoche, dall’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando del 1914 fino al terzo millennio.

Palazzo delle Arti Beltrani, a Trani, illuminato con i colori della bandiera dell’Ucraina

«Abbiamo già perso 15mila soldati negli ultimi otto anni», ha detto Pavlo Makov, l’artista che rappresenterà l’Ucraina alla prossima Biennale di Venezia, in apertura ad aprile, riferendosi alle conseguenze dell’annessione russa della Crimea nel 2014. «L’Europa pensava che questo fosse un piccolo conflitto in qualche posto sperduto ma questo è un conflitto al confine orientale dell’Europa. Negli ultimi otto anni, l’Occidente non ha accettato ciò che stava accadendo qui: una guerra contro una civiltà. Questa non è una guerra tra ucraini e russi, questa è una guerra tra due civiltà e due mentalità», ha continuato l’artista che, per il Padiglione Ucraina, sta realizzando una versione aggiornata della sua opera del 1995, The Fountain of Exhaustion.

Il lavoro, un’installazione a parete di tre metri quadrati con l’acqua che cade da 78 imbuti scolpiti in bronzo, riguardava originariamente l’assenza di vitalità nella società dopo l’Unione Sovietica, ha detto l’artista. «Ora, tanti anni dopo, la situazione è cambiata e si tratta di un esaurimento globale. Stiamo affrontando molti problemi esistenziali, non solo con la natura, ma anche tramite fake news e politica».

Sulla vicenda è intervenuta anche Marina Abramovic, in un video pubblicato sulla sua pagina Instagram. «Lo scorso anno sono stata in Ucraina e ho avuto modo di conoscere l’orgoglio, la forza e la dignità del popolo ucraino, che ha la mia piena solidarietà», ha dichiarato l’artista, che nel 1997 vinse il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia con Balkan Baroque, una performance entrata nella storia dell’arte, durante la quale Abramovic ripuliva dalla carne e dalla cartilagine residua un mucchio d’ossa di bovino, in un rituale di purificazione di se stessa e per le stragi che avvenivano nei Balcani. «Questo attacco all’Ucraina è un attacco a tutti noi, un attacco all’umanità. Deve finire immediatamente».

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