Ammettiamolo: quante volte, girando tra gli stand delle gallerie alle fiere più affollate, abbiamo avvertito distintamente il puro terrore di urtare quella fragilissima scultura di cristallo? Oppure di calpestare inavvertitamente quel tappeto di piume tenute insieme solo da un soffio d’aria? Perché puoi anche essere il critico d’arte più sensibile al mondo ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Anzi, soprattutto se sei un critico d’arte. Magari militante. Proprio come Avelina Lésper che sabato, durante il penultimo giorno di Zona Maco Art Fair, una fiera d’arte contemporanea che si tiene a Città del Messico dal 2002, ha fatto cadere un’opera di vetro dell’artista Gabriel Rico. Valore? 20mila dollari. Insomma, niente di poi così irreparabile, Lésper potrebbe cavarsela con qualche scusa. E invece no. Non solo Lésper non si è scusata ma si è anche lanciata in una interpretazione piuttosto ardita dell’incidente.
La critica d’arte, infatti, aveva attaccato aspramente la scultura di Rico – a parole, si intende –, pochi attimi prima che questa si infrangesse. «È stato come se l’opera avesse ascoltato il mio commento e sentito ciò che pensavo», ha spiegato Lésper. Insomma, la penna ferisce i sentimenti più della spada. Il fatto poi che l’opera si chiamasse Nimble and Sinister Tricks (To be Preserved with Out Scandal and Corruption), cioè Trucchi e tiri mancini (da conservare senza scandalo e corruzione), non fa che aggiungere un velo di ironia alla situazione.
In effetti, la dinamica non è stata chiarita ma, a quanto pare, non è stata un’azione deliberata e, a prescindere dalle critiche di Lésper dovrebbe essersi trattato di un incidente. Comunque la Galería OMR, una delle più influenti di Città del Messico, non ha apprezzato affatto l’incidente in fiera e ha accusato la scrittrice e giornalista di essersi avvicinata troppo all’opera, che era un assemblage composto da una sottile lastra di vetro tenuta in verticale da due staffe di ottone e al cui interno erano incastonati elementi estranei come un pallone da calcio, una pietra e un coltello.
Lésper non è nuova a gesti provocatori, come quando, nel 2015, diede alle stampe El fraude del arte contemporáneo, scagliandosi in particolare contro le arti performative, la videoarte e il ready-made. E infatti, la critica ha prontamente paragonato il caso dell’opera di Rico a quello del Grande Vetro di Marcel Duchamp, cioè la Mariée mise à nu par ses célibataires, même. Ma in quella circostanza, il vetro si ruppe in maniera assolutamente accidentale durante le fasi di trasporto e non durante l’esposizione e fu lo stesso Duchamp a interpretare l’incidente come un intervento legittimo del caso o del destino.
In questo caso, invece, pare che Lésper abbia posizionato la lattina di una bibita nelle vicinanze dell’opera, per scattare una foto provocatoria (non proprio come i selfie di Yayoi Kusama ma l’effetto è tristemente simile). Solo che la scultura non è stata al gioco ed è franata, frantumandosi in mille pezzi. La Galleria OMR ha dichiarato che stava riscontrando grande interesse in questi giorni di Zona Maco Art Fair per l’opera di Rico. Alfonso Miranda, direttore del museo d’arte Soumaya, ha dichiarato che l’incidente è stato una «fatalità».
Lésper ha suggerito alla galleria di lasciare il pezzo in frantumi, per mostrare la sua evoluzione ma quando l’idea è stata respinta, si è offerta per contribuire a ripararla. Intanto, in molti sui social network hanno applaudito all’incidente e ne hanno approfittato per lanciarsi in un attacco ai ready-made e all’arte concettuale.
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