Il Decreto Rilancio, così come discusso, dedica al turismo e alla cultura il primo capo delle Misure di Settore, adottando con questa ubicazione un messaggio di attenzione rivolto agli operatori di alcuni tra i settori più colpiti da questa crisi.
Gli interventi previsti sono molteplici, e l’analisi puntuale richiederebbe un commento forse un po’ troppo dettagliato per gli scopi di quest’articolo, soprattutto tenendo conto che, alcune previsioni “di natura generale” possono essere applicate anche alle imprese dei settori culturali e creativi.
Di seguito vengono pertanto brevemente riprese solo le principali misure introdotte e/o previste dal Decreto, al fine di fornire un quadro d’insieme utile a fornire delle chiavi interpretative che vadano oltre i criteri tecnici del testo, per i quali è necessario in ogni caso avere un confronto con il proprio consulente fiscale.
Procediamo dunque con ordine.
Il Capo I, Misure per il turismo e la cultura contiene, in tutto 10 articoli.
Con un focus sul Capo I, le previsioni più importanti possono essere così riassunte: tax credit vacanze, esenzioni IMU, fondo turismo, promozione turistica, ciò che potremmo definire come il Ristoro Soggiorno, semplificazione tributi e canoni per l’occupazione di suolo pubblico, quello che potremmo definire un Fondo Tour Operator, un Fondo Cultura e una serie di altre misure per il settore cultura, elencate nell’articolo 187-quater, tra le quali è prevista la costituzione di un Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali.
Iniziamo escludendo, fin da subito, qualsiasi riflessione legata ai Fondi, per i quali il testo rimanda a decreti successivi da parte del MIBACT per la definizione delle modalità e le condizioni di funzionamento del fondo. In altri termini, quindi, in questa sede vengono descritti semplicemente una “generica categoria di destinatari”, e l’ammontare del fondo, rispettivamente, 50 milioni per il Turismo, 50 per la cultura e 25 per i Tour Operator e le Agenzie di Viaggio e 210 milioni per il Fondo imprese e istituzioni culturali.
All’interno delle misure previste da questo Capo, ce ne sono due rivolte in particolar modo “agli utenti”, e sono il tax credit turismo, e la previsione di rimborsi per soggiorni e biglietti, che estende quanto già previsto dal Decreto Cura Italia.
Per quanto riguarda il Tax Credit, esso si struttura come un incentivo fiscale, sotto forma di credito d’imposta, per i soggiorni condotti nel secondo semestre 2020, all’interno di strutture ricettive in possesso di alcuni requisiti.
I cittadini beneficiari, che devono rispondere ad alcuni criteri indicati nel decreto, possono decidere se beneficiare direttamente del credito d’imposta o, in alternativa, di beneficiare di uno sconto da parte della struttura ricettiva, pari all’80% dell’intero costo, entro il limite massimo di 500 euro per nucleo familiare. A sua volta la struttura ricettiva potrà cedere a terzi il credito maturato e, soprattutto, a banche e ad istituti di credito.
Maggiori dettagli verranno resi disponibili da un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.
Sempre per il settore turistico, ma stavolta rivolta direttamente agli operatori è l’esenzione della prima rata IMU. In questo caso, tuttavia, è necessario che l’immobile, oltre a rientrare in determinate categorie meglio definite dal Decreto, debba essere a vocazione turistica e, soprattutto, ospiti un’attività turistica gestita dai proprietari dello stesso.
Per le imprese di pubblico esercizio è previsto l’esonero del pagamento della tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche fino al 31 ottobre 2020.
Sono inoltre previste delle semplificazioni e delle minori “restrizioni” relative alle domande di nuove concessioni o alle estensioni delle concessioni già concesse.
Con riferimento, infine, all’articolo 187-quater, Misure per il Settore della Cultura, le previsioni presenti possono essere così riassunte:
1) Incremento, fino a 245 milioni, del Fondo Emergenze Spettacolo, Cinema e Audiovisivo, già introdotto dal Decreto Cura Italia;
2) Il già citato Fondo Emergenze imprese e istituzioni culturali;
3) L’assegnazione di un’autorizzazione di spesa di 100 milioni al MIBACT;
4) Indicazione di criteri di ripartizione del FUS per le fondazioni lirico-sinfoniche, in deroga ai criteri generali;
5) L’attribuzione di un anticipo dell’80% del FUS 2019;
6) La previsione che gli organismi dello spettacolo dal vivo possano utilizzare le risorse FUS per integrare le misure di sostegno al reddito dei dipendenti, una volta terminate le nove settimane di Cassa Integrazione previste dal decreto Cura Italia;
7) Potenziali incrementi del Tax Credit Audiovisivo, e possibile utilizzo dei Contributi Automatici, Selettivi e di Promozione per la mitigazione degli effetti del COVID;
8) Riconferma di Parma come Capitale Italiana della Cultura anche per il 2021, e slittamento delle attuali selezioni a valere sull’anno 2022;
9) L’estensione dell’Art Bonus anche a complessi strumentali, società concertistiche e corali, circhi e spettacoli viaggianti;
10) il già citato rimborso per soggiorni e spettacoli, esteso al 30/09/2020 con voucher validi 18 mesi;
11) La costituzione di una “piattaforma digitale per la fruizione del patrimonio culturale e di spettacoli”, anche mediante la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti, che può coinvolgere altri soggetti pubblici e privati.
Tendenzialmente, tutto dipenderà da quanto verrà realizzato nei prossimi mesi, durante i quali i vari soggetti nominati dovranno emanare decreti e regolamenti. Fino a quando non saranno calate sulla realtà, queste misure possono assumere infiniti significati, che spaziano dall’entusiasmante al pessimo.
In generale, è possibile individuare alcune scelte “quasi ovvie”, altre che possono assumere una dimensione strategica, alcune “grandi assenti” e altre che meritano un approfondimento di merito più importante.
Assente è, ad esempio, la previsione di un tax credit teatro, così come assente è una previsione di credito d’imposta per investimenti in Industrie Culturali e Creative, nonostante tale previsione sia stata rivolta alle PMI e alle start-up innovative, incrementando, in alcuni casi, il credito d’imposta dal 30 al 50%.
Merita invece un approfondimento più specifico quello che è stato apostrofato come il “Netflix della Cultura”: la scelta del Governo di realizzare “la propria piattaforma”, può essere interpretata principalmente in due modi: da un lato l’iniziativa del settore pubblico per agevolare un settore in difficoltà, dall’altro un intervento del settore pubblico in uno specifico comparto di mercato con lo scopo di centralizzare parte della produzione andando a modificare un equilibrio di mercato attraverso le proprie controllate.
Sarà ovviamente la concreta implementazione a far propendere verso l’una o l’altra ipotesi, ma l’articolo 187-quater “Misure per il settore cultura”, al comma 10, contiene una previsione che merita attenzione, e che vale la pena riportare per intero: “possono essere stabilite condizioni o incentivi per assicurare che gli operatori beneficiari dei relativi finanziamenti pubblici forniscano o producano contenuti per la piattaforma medesima”. Forse l’ipotesi di condizionare l’erogazione dei finanziamenti pubblici alla produzione di contenuti per una piattaforma pubblica è stata introdotta soltanto per lasciare quanti più ampi margini possibili ai decreti attuativi. Resta il fatto che, in un decreto che fin dal nome vuole far ripartire l’economia, questa condizione è quantomeno di cattivo gusto.
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