L’estate italiana al tempo del covid-19 si è aperta con i discorsi alla Camera e al Senato del Ministro alla Cultura e Turismo, Dario Franceschini, prospettando gli scenari futuri per il settore turistico.
Dal discorso sono uscite le proposte di estendere il credito d’imposta per i canoni di locazione di tutte le aziende del settore, e non solo per le strutture ricettive. Ma si è anche parlato di “ristoro” per le aziende del turismo a fronte del calo di fatturato oltre una certa soglia. Ma quale soglia sarà, visto che per ora di ripresa non se ne parla?
L’annunciato “bonus vacanze” riservato alle famiglie con basso reddito sarà definito – per chi ne potrà usufruire – in base ai parametri Isee, partendo dalla composizione del nucleo familiare.
Per tutto il resto (ordine pubblico e distanze e sicurezza) ci si rimetterà ai pareri del Comitato Tecnico-Scientifico. E, ad ogni modo, seguendo le parole di Franceschini e del MIBACT, si prospetta una vera e propria – lo ribadiamo – “estate italiana”, di turismo interno.
In tutta questa storia, come stanno vivendo gli albergatori italiani questa situazione, tra attese e tempo che passa verso una bella stagione che sembra idealmente lontana ma che invece è dietro l’angolo?
Iniziamo una nuova serie di interviste sul tema, per capire da vicino, e dai diretti interessati, quali sono le vere criticità del settore nel tempo del virus e non solo.
Il Grand Hotel Miramare apre nel 1902, inizialmente solo nella stagione invernale.
Grazie agli inglesi, che introducono la balneazione, del 1918 in poi inizia anche una stagione estiva destinata ad avere il sopravvento.
L’albergo, proprietà della famiglia Fustinoni dal 1945, è Locale Storico d’Italia, per gli esperimenti effettuati sulle sue terrazze da Guglielmo Marconi nel 1933 ed è parte del prestigioso circuito “The Leading Hotels of the World”.
Accanto all’attività alberghiera è nata anche l’Associazione senza scopo di lucro miramART, il cui obiettivo principale è sostenere l’arte contemporanea.
miramART organizza, all’interno del Grand Hotel, attività come mostre e conferenze, invitando collezionisti, galleristi e artisti, e ha allestito parte della Collezione Fustinoni nei locali dell’hotel.
Marc Didou, Shannon Ebner, Claudio Gobbi, Uriel Orlow, Tomas Saraceno sono solo alcuni degli artisti selezionati seguendo un fil-rouge fotografico: «Sono tutti lavori che, in apparenza, dialogano col contesto ma, un’osservazione più dettagliata, svela il significato dell’opera», ci racconta Andrea Fustinoni.
Visti gli ultimi sviluppi, pensando a una ripartenza minima il 18 maggio dopo oltre due mesi di chiusura del Paese e non solo, come si può “salvare” la stagione estiva arrivati a questo punto?
«In realtà una ripartenza sarà plausibile solo a giugno, tenuto conto del lockdown tra regioni (della Lombardia si parla di uno sblocco verso il 28 giugno) e dell’assenza di turisti stranieri. Occorreranno grande flessibilità e “creatività” per far fronte a questa situazione».
Franceschini ha dichiarato che “alla riunione dei ministri del turismo dell’Unione Europea, si sta lavorando a una uniformità europea delle regole di sicurezza rispetto al rischio contagio, che consenta una libera circolazione dei turisti all’interno della UE. Stiamo avviando colloqui bilaterali con altri Paesi che hanno molto turismo in uscita verso Italia”. Cosa pensate a riguardo? Ci sono speranze o era il caso di pensarci prima?
«Pochi giorni fa Confindustria, Federalberghi e Assohotel, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, hanno diffuso il protocollo “Accoglienza Sicura”, volto a prevenire la diffusione del Covid nelle strutture turistico ricettive. Sono proposte che coprono in maniera completa la questione sicurezza nella ricettività. Occorre una rapida presa visione da parte dei ministeri competenti e delle risposte immediate, perché, per riaprire, dovremo avere un documento ufficiale al quale rapportaci nel seguire i giusti protocolli di salvaguardia. Purtroppo l’Italia è stata “cavia” in Europa nell’affrontare questa emergenza. Si poteva certo far di meglio ma siamo stati tutti colti di sorpresa, senza un’idea certa su come procedere. Quindi posso capire una certa confusione iniziale ma ora, allo stato attuale, servono regole chiare e soluzioni praticabili».
Quanto, e in che modo, vi sentite tutelati dallo stato italiano rispetto alla vostra impresa?
«Stiamo aspettando di vedere soluzioni più concrete, specialmente nell’accesso al credito agevolato. Ad esempio è stato deliberato un finanziamento da parte dagli istituti di credito e garantito al 90% dallo Stato, pari fino a un massimo del 25% del volume d’affari dell’anno precedente, rimborsabile in 6 anni dove, nei primi due è previsto il solo pagamento degli interessi…. Rispetto ad altri Paesi europei, non mi sembra un grande aiuto».
Quali sarebbero gli aiuti concreti da mettere in campo?
«Credito in parte a fondo perduto, oppure rimborsabile in un adeguato numero di anni, rapidità nell’erogazione del Fondo Integrazione Salariale per i dipendenti che ne hanno fatto richiesta, sospensione dei tributi locali, almeno per i mesi in cui una struttura è rimasta chiusa, sono le prime cose che mi vengono in mente…».
Rispetto alla vostra attività, quali sono le strategie che adotterete nei prossimi mesi per far fronte a questa crisi?
«Verremo incontro con una serie di agevolazioni (gratuità per garage, room service, frigobar), applicheremo una politica più flessibile nei termini di cancellazione ed ovviamente massima attenzione nel seguire i protocolli di sicurezza. Inoltre stiamo preparando una serie di offerte per il mese di giugno, su misura per il cliente esterno, per bar, ristoranti e piscina, prenotabili online da maggio. Sicurezza e qualità saranno ancor di più le due parole d’ordine per la stagione 2020 nel rispetto di una politica tariffaria, agevolata ma certamente non “in saldo”».
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