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Falegname lascia in eredità la propria bottega a un’associazione culturale
Attualità
Chi mai immaginerebbe che un laboratorio possa essere donato da un anziano falegname a due giovani donne, che seminano arte pubblica e aprono percorsi sperimentali in assoluta gratuità e credono soprattutto (sopra a tutto) che l’arte sia un bene comune? Un laboratorio in un centro storico per giunta, e in una città d’arte (anche!), dove i beni comuni come i portici ad esempio (ad esempio) sono ormai mangiatoie in continua espansione per turisti tortellinati che dei beni comuni e dei beni culturali altamente se ne infischiano. Una volta c’era, in Vicolo de’ Facchini a Bologna, Orlando Martello, falegname che torniava mobili, come da catalogo in bottega, affinché i clienti scegliessero una base da lampada, un tavolino per il thè, una sedia ben comoda, tutto eseguito al suono di una radiolina sempre accesa, senza mai prendere una misura e lavorando a occhio, una straordinaria confidenza con strumenti e macchinari.
Il falegname era un tipo curioso, e si fermava spesso a far chiacchiere con Etta e Barbara, anch’esse tipe niente male – una laureata in chimica e l’altra in matematica – che nel 2007 in Vicolo de’ Facchini aprono un centro di produzione artistica con stamperia per grafica e incisione, un piccolissimo laboratorio di fotografia e una biblioteca dedicata ai popoli africani e asiatici (proveniente da lascito del sinologo Francioso Cheng, insegnante di cinese di Etta, andata in Cina per studiare delle proteine). Serendippo è l’associazione, con cineforum e film sull’Africa, con artisti somali fotografi che raccontano non di guerra ma di So-malìa, la bellezza della propria terra. Serendippo: progetti culturali di rifugiati politici, di gente di tutto il mondo, di persone che ora in Vicolo de’ Facchini vanno a metterci il naso per vedere un film. Orlando Martello, affascinato da tutto questo, ascoltava e partecipava e faceva trottole di legno per regalarle agli artisti, mentre il vicolo, da brutto e sporco, si tramutava in energia buona.
Poi, nel 2014, la sede di Serendippo chiude per mancanza di fondi, però Etta e Barbara continuano a fare scouting, lanciano bandi per il recupero urbano di spazi comuni, creano progetti con giovanissimi artisti richiedenti asilo. Passa il tempo, e non capita più di vedere Orlando. Ma nel novembre 2023 a Etta arriva una telefonata, sono i figli del falegname, che comunicano il lascito testamentario del padre: “la falegnameria vada in eredità a Etta e Barbara, affinché continuino la loro attività con la loro associazione”. E arriva il momento della profonda riflessione e di un’assunzione di responsabilità, ma è impossibile non accettare uno spazio come questo, con le sue connessioni energetiche, un posto che può divenire un corpo organico tra la gente per fare in modo che l’arte faccia rete, al fine di superare qualsiasi pregiudizio e quindi giudizio. Un posto libero al 5c di Vicolo de’ Facchini dove si possano realizzare progetti irrealizzabili altrove.
Serendip, era questo l’antico nome dell’isola di Ceylon: significa la fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte.
Una fiaba contemporanea fluttua tra i vicoli e le strade strette del mondo dell’arte.
Che bellooooo!