-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Feminist Art Coalition è il progetto femminista per i musei d’America
Arte contemporanea
Engage. Reflect. Act. Questo il motto di Feminist Art Coalition (FAC), un consorzio di istituzioni artistiche diffuse in tutti gli Stati Uniti d’America che prevede l’organizzazione di programmi culturali sul femminismo per il 2020. La notizia era nell’aria da un po’, si tratta di un’idea coltivata dalla sua fondatrice da almeno due anni. Lei è Apsara DiQuinzio, senior curator del dipartimento di arte moderna e contemporanea del Berkeley Art Museum e Pacific Film Archive.
Le origini di Feminist Art Coalition in America
DiQuinzio dice di essersi ispirata alla Women’s March del 2017, dove una folla composta in larga parte da donne si è riversata nelle strade di Washington il giorno dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. Da qui l’idea di agire in favore delle artiste donne, organizzando iniziative per promuovere mostre, spettacoli e programmi di arte femminista in tutto il Paese. Sempre nel 2017, DiQuinzio ha ricevuto il supporto della Warhol Foundation, che le ha assegnato una sovvenzione curatoriale di 50mila dollari, per finanziare il suo lungo progetto culminato con la Feminist Art Coalition.
L’iniziativa intende incoraggiare il discorso femminista e aumentare la consapevolezza che gli obiettivi femministi non sono esclusivi e non riguardano soltanto il mondo dell’arte, ma hanno il preciso scopo di favorire la società tutta. Già 50 musei hanno aderito all’iniziativa di FAC e la fondatrice crede che molti altri si uniranno presto. L’obiettivo è quello di rendere i musei spazi in grado di accogliere programmi dedicati al femminismo. Un riscatto importante, in un contesto che ancora fatica a superare le discriminazioni di genere.
Le disparità di genere nel mondo dell’arte
Secondo un’indagine di Artnet News, infatti, nonostante l’accresciuta consapevolezza sul tema delle donne, ancora si fatica a compiere un cambio di rotta. Contando 26 musei americani di alto profilo, solo l’11% delle acquisizioni e il 14% delle mostre sono rivolte ad artiste donne. Senza contare il mercato. Vi avevamo già annunciato che solo il 2% della spesa globale in opere d’arte è destinata alle donne.
«Negli ultimi due anni ci sono stati molti progressi nella diversificazione della programmazione museale. È stato un po’ lo zeitgeist di quest’epoca, ed è molto incoraggiante. Ma abbiamo ancora molto più lavoro da fare, in particolare nella rappresentazione nelle collezioni istituzionali», ha dichiarato DiQuinzio.
Tra gli enti che già aderiscono all’iniziativa, ricordiamo l’Istituto di Arte Contemporanea di Los Angeles (con una mostra dal titolo che è tutto un programma: “Witch Hunt”, Caccia alle streghe), quello di Boston e il Pérez Art Museum di Miami. Per consultarli tutti, basta visitare il sito web. La stessa DiQuinzio curerà “New Time: Art and Feminism in the XXI Century” presso BAMPFA. La maggior parte degli eventi sono in calendario per l’autunno del 2020 e coincidono con il centenario del diciannovesimo emendamento. Nel 1920, infatti, grazie a questa ratifica è stato concesso il diritto di voto alle donne. Una fortunata coincidenza, che amplifica la risonanza del progetto.
Il lancio del sito web di Feminist Art Coalition
Il sito web è stato lanciato qualche giorno fa, il 5 novembre. Non è un caso che il progetto sia stato reso pubblico in questo periodo, dopo tanto lavoro nelle retrovie. Nel 2020 questa sarà la stessa settimana delle elezioni presidenziali in America. Un parallelismo forte, che preannuncia lo schieramento culturale in vista della campagna elettorale.
Online si possono trovare tutte le informazioni sul progetto, gli enti coinvolti e le ragioni dietro l’iniziativa. Non ultima, la sezione dedicata alle letture di arte femminista. Uno spazio in continuo aggiornamento che offrirà una lista di libri e video già esistenti sul tema e presenterà “Notes on Feminisms” (rigorosamente al plurale): saggi commissionati proprio da FAC e dalle istituzioni della coalizione, con studiosi chiamati a riflettere su una tematica prediletta dei femminismi. Tutti i documenti sono in free-download, anzi, il sito incoraggia a scaricare i file per diffonderli quanto più possibile.
Un progetto culturale con un’ambizione politica
Ogni scelta culturale è sempre una scelta politica. Le due realtà, arte e politica, si intersecano in una cultura militante, che non ha uno sguardo retrospettivo ma interviene direttamente sul presente. Per questo FAC prepara il terreno alle elezioni politiche del 2020. Per contrastare la pericolosa ondata d’odio alimentata da nazionalismi e populismi dilaganti, le istituzioni hanno compreso la necessità di intervenire e di farlo con gli strumenti che hanno a disposizione: l’informazione e la cultura.
Spiega DiQuinzio: «I risultati delle precedenti elezioni presidenziali ci hanno molto scosso. Da qui l’urgenza di fare qualcosa. Abbiamo pensato a una piattaforma culturale condivisa, dove si potessero tenere conversazioni sul tema del genere e sulla politica, in collaborazione con le istituzioni artistiche. Dietro c’è anche un piano ben ponderato e strategico, in virtù delle elezioni del 2020». Tra le pieghe della storia dell’arte, scritta nei secoli, si nascondono storie e vicende di artiste, donne che hanno dovuto sgomitare per far valere la propria voce.