Superare l’ostacolo della burocrazia, in funzione di un inquadramento contrattuale più chiaro per le professioni della cultura. Programmare una sorta di New Deal culturale che, attraverso misure in materia economica e fiscale, faccia entrare in gioco anche i privati, per esempio con l’estensione dell’Art Bonus. Riportare l’arte in priamo piano anche nell’ambito delle riforme strutturali che attendono il Paese, in un ampio quadro di welfare culturale. Sono queste le tre direttive lungo le quali è stato stilato il documento ufficiale prodotto dal Forum dell’Arte Contemporanea (qui un nostro report) e inviato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini.
Insomma, nel documento si presentano tre linee di intervento, chiare, precise e militanti, come del resto lasciava intendere il sottotitolo di questa edizione speciale del Forum dell’Arte Contemporanea, che invitava i partecipanti e tutti gli operatori a una “chiamata alle arti”, alla quale hanno risposto artisti, direttori di istituzioni, curatrici e curatori, critici d’arte, galleristi, giornalisti, collezionisti, legali, politici, amministratori, ricercatori e attivisti.
Il testo consegnato a Conte e Franceschini è composto da circa 30 pagine, nelle quali sono state sintetizzate le discussioni accorse durante lo svolgimento dei tavoli di discussione del Forum, svoltisi per la prima volta online, per ovvia cause di forza maggiore. Il Forum 2020, infatti, è nato con l’obiettivo di rispondere alla crisi economica e alla forte pressione sociale alle quali è stato sottoposto il settore dell’arte contemporanea, che non solo è stato messo alla prova dal Covid-19 ma ha anche rivelato tutti i suoi endemici punti deboli, di cui scrivevamo anche nel nostro sondaggio sul lavoro.
«Il documento cerca di avere uno sguardo lungimirante: punta a risolvere le problematiche contingenti, ma invita alla predisposizione di nuove regole e leggi che consentano di sopperire allo svantaggio strutturale del sistema dell’arte italiano rispetto a quello delle altre nazioni. Mira a rispondere all’urgenza, ma in un’ottica di riforma sostanziale del sistema di medio e lungo periodo», spiegano gli organizzatori.
Tra le proposte avanzate, spicca la riforma dell’Italian Council, il concorso che punta a sostenere la produzione dell’arte italiana e l’incremento della collezioni pubbliche di arte contemporanea, uno strumento di cui il Mibact, attraverso la DGCC – Direzione Generale Creatività Contemporanea, si è dotato fin dal 2016, peraltro sotto l’impulso del primo Forum dell’arte Contemporanea, svoltosi al Centro Pecci di Prato. Successivamente alla plenaria del 30 maggio 2020, a chiusura dei tavoli di discussione, è stato avviato un dialogo tra la DGCC, nelle figure della direttrice Margherita Guccione e dei funzionari Fabio De Chirico e Matteo Piccioni, e i rappresentanti del gruppo di lavoro del Tavolo 2, coordinato da Matteo Lucchetti e Valerio Del Baglivo.
A seguito delle proposte formulate dal gruppo e recepite dalla DGCC, l’Italian Council, già dal prossimo bando, riporterà diverse modifiche sostanziali, per trasformare il bando in un programma di sostegno continuativo, alla luce di uno scenario post Covid-19. Per il momento, verranno semplificate le procedure e sarà allargata la tipologia di progetti che può esserne supportata.
Per artisti e professionisti delle arti visive è stata richiesta una compensazione dei mancati guadagni per gli incarichi cancellati nei mesi di emergenza sanitaria e il calmieramento degli affitti, tramite credito d’imposta, per gli studi d’artista e i luoghi no-profit di produzione d’arte. Per musei, fondazioni e no-profit sono state avanzate le ipotesi di introdurre sovvenzioni statali per garantire stipendi al personale attuale e per sostenere il costo degli affitti. Il documento tocca anche le problematiche delle istituzioni indipendenti, anch’esse bisognose di supporto, e le questioni del mercato, tra cui si registrano richieste di sconti di Iva ma anche l’impegno a tassare le plusvalenze di una certa entità.
Tra gli obiettivi a lungo termine, resta prioritaria la creazione di un ente autonomo che offra ad artisti e operatori del contemporaneo italiano un supporto stabile e continuativo, proveniente da fondi pubblici e privati, che analizzi anche l’efficacia degli strategie attuate, sul modello degli enti di supporto presenti in Olanda (Mondriaan Fund), Gran Bretagna (Arts Council), Danimarca (Danish Arts Foundation).
In questo senso, importante anche la richiesta del riconoscimento, da parte del Mibact, della categoria dei lavoratori e delle lavoratrici delle arti visive, presupposto imprescindibile per la definizione di un sistema fiscale e previdenziale specifico per il settore delle arti visive. Le associazioni di categoria si assumeranno il compito di chiedere al Ministero dell’Economia e delle Finanze e al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la definizione di un sistema di supporto con fondi dedicati e di previdenza specifica per artisti e lavoratori dell’arte, tenendo conto della peculiare natura spesso intermittente di tali professioni, nonché un sistema di tutele accessibile, dalla malattia alla maternità, e ulteriori agevolazioni per attività di ricerca e formazione.
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