Categorie: Attualità

Furto del Sidereus Nuncius di Galileo alla Biblioteca di Spagna: nei guai la direttrice

di - 23 Marzo 2021

Il trattato di astronomia “Sidereus Nuncius” è una delle opere più importanti di Galileo Galilei, che lì vi riassume le sue scoperte più rilevanti. Oggi, secondo un’indagine del El País, si è scoperto che l’edizione presente alla Biblioteca Nazionale di Spagna, cioè la prima, quella pubblicata a Venezia nel 1610, era stata rubata negli scorsi anni e sostituita da una copia. La scoperta si deve a un team di restauratori, nel 2014, ma il furto fu denunciato alla polizia dalla direttrice Ana Santos solo nel 2018. Uno dei restauratori che prese parte ai lavori ha dichiarato che «La copia ci sembrava troppo nuova per essere del 1610. Di solito, il processo di stampa e goffratura lascia un segno e non ne aveva, era molto pulito. Abbiamo pensato che fosse strano».

Ora, la direttrice della biblioteca nazionale spagnola è stata chiamata a rispondere davanti al Ministero della cultura riguardo alla mancata denuncia del furto, resa ancora più grave dalla preziosità e rarità del libro scritto dall’astronomo italiano del XVII secolo. In sostanza, la direttrice è stata accusata di aver nascosto il furto per quattro anni, fino al 2018, e di aver fatto circolare, negli anni successivi, la copia falsificata, facendola risultare come originale nel catalogo della biblioteca.

La scomparsa è stata resa pubblica da Nick Wilding, storico presso la Georgia State University, che ha scoperto altri falsi del trattato, in giro per il mondo. Wilding constatò che una copia era esposta nel 2018 alla mostra “Cosmos” della biblioteca e si chiese dove potesse trovarsi l’originale. Nel catalogo della mostra, il libro risultava effettivamente come una copia ma Santos ha detto che il fatto non le era sembrato strano perché, all’epoca, ignorava che la biblioteca fosse in possesso dell’originale.

A sua difesa, Santos, che è responsabile della biblioteca dal 2013, ha detto a El Paìs che non era a conoscenza del furto fino a quando non è stata contattata da Wilding nel 2018: «Non posso essere ritenuta responsabile per qualcosa di cui non so nulla. È terribile che il personale tecnico non me ne abbia parlato nel 2014».

Ma la questione risulta essere ben più complicata: l’ex responsabile del restauro del libro che, al tempo, era presente in biblioteca, sostiene che la vicenda era stata comunicata a Santos in una riunione e ha addotto come prove una serie di email datate 2014 e 2016, in cui chiedeva insistentemente di informare la direttrice della situazione del manoscritto. La direttrice si è difesa dicendo di non aver mai ricevuto una denuncia della situazione e che, anche dopo aver coinvolto la polizia nel 2018, ha subito informato del furto il Ministero della Cultura. Ma l’allora ministro della Cultura, José Guirao, ha detto a El Paìs che «Come ministro non mi è stato detto né del furto né delle indagini».

La carenza di controlli nella biblioteca

Ciò che si rileva è una mancata attenzione e salvaguardia delle opere, che si estende per un lungo periodo. Infatti, il libro potrebbe essere stato sostituito con una copia già nel 2007, anno in cui furono rubate anche due mappe del XV secolo basate sulle opere dell’astronomo egiziano Tolomeo. Lo ha rivelato al giornale una fonte anonima che ha sottolineato come il furto dell’opera di Galileo è stato «solo la punta dell’iceberg».

I furti del 2007 sono stati confessati da César Ovidio Gomez Rivero, uno spagnolo residente in Argentina, che è stata una delle poche persone che è riuscita a consultare il Siderus Nuncius prima che venisse perduto. Mentre le mappe sono state successivamente rinvenute a Sydney e New York, del libro mancante si sono perse le tracce.

L’accaduto suscitò grande clamore per la mancanza di sicurezza in biblioteca e l’ex dirigente, Rosa Regàs, fu costretta a dimettersi. Il ministro della cultura dell’epoca ha accusato Regàs di non avergli riferito del furto.

I numerosi furti e le copie del Sidereus Nuncius

Nella lunghissima vicenda del tomo circolano numerosi casi di falsi e furti, tra cui la famosa vicenda del direttore-falsario Marino Massimo De Caro. Da direttore della Biblioteca Nazionale dei Girolamini a Napoli, falsificò una copia del Sidereus Nuncius con tanto di firma dell’autore e cinque acquarelli dello stesso scienziato, riuscendo a venderla nel 2005 a un antiquario di New York per 500mila dollari, ingannando per anni gli studiosi sulla sua autenticità. Anche questo saccheggio venne scoperto con l’aiuto di Nick Wilding che ha svolto un’approfondita indagine rilevando la falsità della copia. Intorno al 2005 apparvero sul mercato diversi falsi el Sidereus Nuncius, prodotti con lo stesso metodo e riconducibili a De Caro.

Del resto, il Sidereus Nuncius è un’opera che ha un valore stimato di circa 800mila euro, è scritta in latino e smonta l’astronomia aristotelico-tolemaica. Un valore storico inestimabile per un’opera rivoluzionaria, a metà tra trattato scientifico e opera letteraria. Un testo che andrebbe salvaguardato e tramandato alle nuove generazioni non solo per le scoperte descritte, per il suo portato storico, ma anche come esempio di dedizione alla conoscenza. D’altronde, sappiamo che Galileo fu processato per eresia dall’ Inquisizione e costretto a rinunciare alle sue dichiarazioni sull’universo eliocentrico.

L’inchiesta del giornale spagnolo mette in luce una vicenda che ha dello sconvolgente: furti d’arte in cui le stesse figure professionali a capo delle istituzioni a volte sono gli stessi mandatari dei saccheggi o, involontariamente, contribuiscono con la loro inefficienza alla dispersione del patrimonio culturale. La storia del falso Galileo mette in guarda sulle dinamiche oscure del mercato antiquario e sulla gestione del patrimonio culturale.

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