A causa delle misure straordinarie per contenere il contagio da Coronavirus, in Italia non si sono tenute manifestazioni di piazza per l’8 marzo, la Giornata Internazionale delle Donne. In altri Paesi, invece, l’emergenza non era ancora sopraggiunta, permettendo proteste pubbliche e iniziative collettive. Caso esemplare quello di Città del Messico: un gruppo di attiviste del collettivo artistico Colectiva SFJ ha dipinto sull’asfalto i nomi di tutte le donne vittime di femminicidio.
L’appuntamento era domenica 8, alle 8 del mattino. Il luogo, la piazza principale di Città del Messico: el Zócalo. Inizialmente erano solo dieci attiviste, armate di tutto il necessario per dipingere enormi lettere bianche sull’asfalto grigio, componendo i nomi delle donne vittime di femminicidio negli ultimi quattro anni: «Eravamo stanche di vedere il dramma del femminicidio solo come dati statistici», ha spiegato Martha Muñoz Aristizabal, parte del collettivo. «Volevamo umanizzare questi numeri, dare loro un nome. Quando queste donne muoiono, lasciano un segno in tutte noi. Volevamo che questa impronta fosse visibile da tutti, per creare una memoria collettiva».
Una necessità sociale, quella di occupare spazi pubblici e risignificarli in virtù della battaglia femminista. Nelle sei ore successive, le attiviste sono state raggiunte da altre 200 donne, per scrivere insieme oltre 250 nomi sull’asfalto della piazza, «tutti quelli che siamo riusciti a scrivere prima della marcia». Circa 80.000 persone hanno preso parte alla marcia di Città del Messico, rendendola una delle più grandi manifestazioni da anni. Le donne portavano cartelli espliciti, che hanno accompagnato e ribadito l’azione avvenuta nelle ore precedenti: “Combatti oggi. Così non morirai domani”, “Siamo le voci di quelle che non sono più con noi”.
Le motivazioni dietro questa protesta sono significative. Più di mille donne sono state vittime di femminicidio in Messico nel 2019. Statisticamente, è come se dieci donne fossero uccise ogni giorno, rendendo il Messico uno dei Paesi più pericolosi per donne e bambine. E la situazione non sembra migliorare nel nuovo anno: in base ad alcuni sondaggi, la maggior parte delle donne ha dichiarato di essere stata vittima di violenza in un certo momento della loro vita. Secondo El Economista, dal 2015 a oggi c’è stato un aumento vertiginoso dei femminicidi del 131.1%. Quel che è peggio, è che il Presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador ha liquidato il problema, accusando i media di distorcere le informazioni per minare la stabilità del suo governo.
Il giorno successivo, il 9 marzo, è stato indetto uno sciopero internazionale, in concomitanza con le proteste delle donne. Mentre tutte in Messico restavano a casa, lontano dai social media, in piazza Zócalo qualcuno stava cancellando le scritte dalla strada, dipinte neanche 24 ore prima. L’asfalto è stato rapidamente ridipinto, tornando del solito, silenzioso, grigio.
«Non siamo sorprese», ha dichiarato Martha Muñoz Aristizabal.«Sapevamo che l’avrebbero fatto. Funziona così in Messico: cancellano tutto, ridipingono nel giro di poche ore. Certo, non ci aspettavamo che sarebbe successo così in fretta. Ma eravamo pronte. Per questo ci siamo assicurate di documentare tutto il nostro lavoro».
Questo è un modo per non dimenticarlo.
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