Ingrid van Engelshoven, ministro olandese della cultura, I Gusti Agung Wesaka Puja, ambasciatore indonesiano nei Paesi Bassi, e Stijn Schoonderwoerd, direttore del Museo di etnologia. Photo credit: © OCW / Freek van den Bergh
Nei Paesi Bassi è stato approvato un piano per la restituzione dei manufatti portati via alle ex colonie. Questa è la decisione del Ministero dell’Istruzione, della Cultura e della Scienza olandese che si è avvalso del parere del Consiglio della Cultura e della Commissione per le politiche nazionali sulle collezioni coloniali (istituita nel 2019).
Tra il XVII e il XX secolo i Paesi Bassi avevano messo in piedi un impero coloniale in Africa, Asia e America. Impero che terminò, convenzionalmente, solo nel 1975 con l’indipendenza del Suriname. Suriname, Indonesia e paesi caraibici saranno ora coinvolti in una cooperazione per incrementare gli scambi, con lo scopo di sviluppare una ricerca e acquisire nuove conoscenze della cultura di questi paesi.
In un quadro operativo più generale, i Paesi Bassi si baseranno sul lavoro di una commissione indipendente per la valutazione delle richieste di restituzione. Questa si occuperà di indagare in maniera approfondita le richieste delle ex colonie. Ciò che sarà valutato: l’accessibilità e la gestione sostenibile dei beni culturali una volta rientrati nei paesi d’origine.
“Dobbiamo trattare le collezioni coloniali con grande sensibilità (…) Non c’è posto nella Collezione statale olandese per i beni culturali che sono stati acquisiti attraverso il furto”, Così si è espressa Ingrid van Engelshoven, ministro della cultura olandese.
Il governo olandese ha riconosciuto l’ingiustizia fatta alle popolazioni locali dei territori ex coloniali, tramite la sottrazione, spesso illecita, dei beni culturali contro la loro volontà. Le richieste di restituzione da parte dei paesi interessati saranno valutate per appurarne i validi presupposti. Finalmente quei paesi che un tempo hanno visto portare via quei manufatti, rappresentativi della loro identità culturale, storica e religiosa, avranno la possibilità di rientrarne in possesso.
Il Primo Ministro olandese Mark Rutte e il suo gabinetto rimarranno in carica almeno fino a marzo, nonostante il governo si sia dimesso il 15 gennaio in seguito a uno scandalo. In un momento così delicato per la politica interna – e in un contesto europeo non più roseo – i Paesi Bassi continuano a impegnarsi per la cultura.
Non solo i Paesi Bassi si stanno impegnando nella restituzione di manufatti alle ex colonie. Già nel 2018, anche la Francia e la Germania si erano impegnate nella restituzione delle opere provenienti dai paesi delle ex colonie. Il governo tedesco ha stabilito un codice di condotta per gli artefatti dell’era coloniale. Emmanuel Macron ha promesso il ritorno dell’eredità africana entro due anni e dal 2020 in Francia si sono realizzati i primi risultati.
I “fantasmi del colonialismo” hanno spinto l’Occidente a muoversi con azioni concrete in una direzione di rilettura dei rapporti con le ex colonie. Una rilettura in chiave culturale che coinvolge ampiamente il mondo dell’arte e continua a far discutere. Come nel caso dell’asta di Christie’s, della quale il Messico ha richiesto l’annullamento.
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