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Buone notizie per gli avventori mattinieri e non solo. È stato infatti rinviato lo sfratto, previsto per il 22 ottobre, del Caffè Greco, storico locale di Roma, ritrovo abituale di artisti e intellettuali da più di due secoli. «Abbiamo ricevuto un atto giudiziario che conferma la fissazione dell’udienza il 14 novembre prossimo e obbliga le parti, sia il proprietario delle mura che quello dell’attività dello storico locale di via dei Condotti ad arrivare ad un incontro per la tutela del Caffè Greco», ha spiegato Nicola Paglietti, legale dei titolari, ad Adkronos. Flavia Iozzi, che da 20 anni è titolare del marchio Antico Caffè Greco, e il marito Carlo Pellegrini, amministratore delegato, avevano presentato al tribunale una istanza urgente per ottenere il rinvio che, adesso, è fissato all’8 gennaio.
Il cavillo grazie al quale è stato ottenuto il rinvio è legato all’attesa della sentenza del Tar, attesa per il 14 novembre, con cui il giudice amministrativo deciderà sulla sospensione dell’ordinanza. Iozzi sostiene infatti che la proprietà non avrebbe versato i 18 canoni mensili dovuti per la perdita dell’avviamento sulla base delle norme sulla locazione dei locali ad uso commerciale e per il caso di mancato rinnovo. L’Ospedale Israelitico, da parte sua, dichiara di avere versato 306mila euro, sei mesi fa, e di essere in possesso di copia dell’assegno spedito e della matrice.
Per salvare il locale, fondato nel 1720 da un tale Nicola della Maddalena e frequentato da personalità come Arthur Schopenauer, Guillaume Apollinaire, Pier Paolo Pasolini, Giorgio de Chirico e Renato Guttuso, ieri mattina si era anche organizzata una “colazione” anti sfratto, alla quale hanno partecipato diverse figure della politica, come Luigi Zanda e Maurizio Gasparri e anche Vittorio Sgarbi che, come da etichetta, non si è risparmiato: «Sfrattare il caffè Greco è come radere al suolo il Colosseo».
In effetti, la querelle è giusto un po’ più attuale, rispetto all’80 d.C., anno di inaugurazione dell’anfiteatro più famoso al mondo. Il contenzioso dovuto alla scadenza del contratto di affitto tra la società proprietaria dei beni dell’Antico Caffè Greco Srl e i proprietari dell’immobile, Opera Pia dell’Ospedale Israelitico, risale a due anni fa. «Non avendo trovato con l’attuale gestore un accordo economico in linea con il valore di mercato», l’Ospedale aveva avviato fa la procedura di rilascio del locale, mettendo a rischio non solo una storia secolare ma anche i posti di lavoro di 36 lavoratori, attualmente sotto contratto, facendo preoccupare anche diversi sindacati. «Conosciamo il valore storico dei luoghi e l’importanza della cultura e assicuriamo che i beni all’interno dell’immobile, e in particolare gli arredi di pregio, continueranno a essere tutelati, in linea con i principi che hanno finora guidato la tutela dei valori culturali del locale storico», avevano dichiarato dall’Opera Pia. «C’è stata una causa di primo grado in cui il giudice ha ritenuto di interpretare il vincolo a modo suo, senza aspettare nemmeno il tempo per l’appello, previsto per il 14 novembre prossimo. Hanno deciso di arrivare allo sfratto esecutivo con le forze dell’ordine il 22 ottobre. Non si capisce assolutamente l’urgenza, visto che non siamo morosi e abbiamo pagato l’affitto senza mai interruzioni o ritardi», rispondeva Flavia Iozzi che può cantar vittoria, in attesa di un accordo definitivo.
«Preciso che la richiesta di canone da parte dell’ospedale israelitico è di 120mila euro sì, ma al mese. Sono cioè un milione e 400mila euro l’anno a fronte di un fatturato dell’antico Caffè Greco di 3 milioni e mezzo. Destinare il 50% dei ricavi al pagamento del canone di locazione è offensivo per i lavoratori, i fornitori e gli imprenditori, me e mia moglie, che da oltre 20 anni mandiamo avanti lo storico locale. In questi giorni in molti hanno confuso la richiesta di canone che ci è stata fatta con la cifra di 120mila euro l’anno», ha spiegato Carlo Pellegrini.
Secondo alcune analisi di mercato, effettivamente la locazione annuale sarebbe da stimare in una forbice compresa tra 1,5 e i 2 milioni di euro all’anno e la stessa proprietà dell’Opera Pia ha dichiarato di avere ricevuto già cinque offerte internazionali. Tra queste, una di Moncler, che ha messo sul piatto 2,8 milioni di euro, cioè circa 235mila euro al mese.