La querelle sul prestito dell’Uomo Vitruviano, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia al Louvre, in occasione dell’attesissima mostra dedicata a Leonardo da Vinci, che sta letteralmente facendo impazzire tutti gli amanti del Genio Vinciano e non solo, si arricchisce di un ulteriore colpo di scena. Dopo la decisione del TAR del Veneto di sospendere il prestito, i cui termini erano stati già fissati dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, il Codacons ha depositato oggi un atto formale di intervento, a favore del Mibact e del prestito della preziosa opera del Genio Vinciano. «Abbiamo deciso di intervenire al Tar contro il ricorso di Italia Nostra e per chiedere ai giudici di confermare il prestito nell’udienza di mercoledì. L’accordo tra Francia e Italia è infatti assolutamente a vantaggio del nostro paese, che consegna al Louvre un’opera che in Italia non è adeguatamente valorizzata e che non corre alcun rischio con il suo trasferimento; dalla Francia riceviamo in cambio due dipinti di primaria importanza di Raffaello, che potranno essere esposte al pubblico», ha spiegato ad Agcult il presidente Carlo Rienzi.
A seguito di un movimento di protesta, con tanto di flashmob, Italia Nostra aveva depositato il ricorso al Tar Veneto perché venisse «immediatamente sospesa l’uscita dal territorio nazionale», conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. L’associazione ravvisava la violazione dell’art. 66, comma 2, lett. b), del D.Lgs. n. 42/2004 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che stabilisce come «non possono uscire dal territorio della Repubblica i beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica sezione di un museo, pinacoteca, galleria, archivio o biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica». Ma Franceschini aveva risposto che sui prestiti di opere d’arte è da tenere in principale considerazione «la valutazione scientifica che dice se un’opera è trasportabile o non è trasportabile. E così ho fatto per l’Uomo Vitruviano, su cui c’è stato un parere positivo».
Di fatto, il TAR ha preso la decisione di sospendere il prestito e la discussione in camera di consiglio che darà il parere definitivo è stata fissata al 16 ottobre. Nel caso di un via libera – che però sembra tutt’altro che scontato – ci saranno i tempi tecnici per organizzare il trasporto e l’allestimento della fragilissima opera, considerando che la mostra aprirà il 24 ottobre?
Per i giudici, la decisione da prendere non è affatto semplice. Da un lato, c’è la incontrovertibile fragilità dell’iconico disegno dell’Uomo Vitruviano, che viene esposto dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia solo in poche occasioni. La responsabilità nella conservazione di un capolavoro del genere per le future generazioni ricade su noi contemporanei e potrebbe essere messa in discussione per la grandeur del Louvre che, con questo prestito, vedrebbe confermata l’egemonia non solo culturale ma anche politica del proprio ruolo. Dall’altro, ci sono le innegabili opportunità nel supportare il Museo più importante al mondo, impegnatissimo nell’organizzazione di quella che si annuncia essere come la mostra più importante del secolo, organizzata per celebrare il cinquecentenario di un personaggio dai caratteri universali. E possiamo immaginare che la medesima cura sarebbe impiegata nel trasporto e nell’allestimento dell’opera, ci credereste di poter leggere un titolo del genere: “Custode del Louvre dipinge baffi sull’Uomo Vitruviano”? Magari il fatto che il Salvator Mundi, che avrebbe dovuto essere esposto al Louvre di Abu Dhabi ma che attualmente risulta disperso, non costituisce un buon precedente ma, scherzi a parte, si tratta di un caso molto diverso.
Insomma, per una strada o per l’altra, sarà un precedente da giurisprudenza, oltre che da storia dell’arte.
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