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Venerdì scorso, sotto gli iconici affreschi della Cappella Sistina, manifesto universale della potenza dell’arte, Papa Francesco ha incontrato 200 artisti e autori di fama internazionale, provenienti da più di 30 Paesi. L’incontro con il Papa è stato organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Istruzione del Vaticano in occasione del 50mo anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani.
Tra gli ospiti, pittori, scultori, architetti, fotografi, scrittori, poeti, drammaturghi, musicisti, attori e registi, tra cui Abel Ferrara, che recentemente ha diretto un film su Padre Pio con Shia LaBeouf. Presenti anche gli artisti Anselm Kiefer, Mimmo Paladino e Anish Kapoor, gli architetti Rem Koolhaas, Mario Botta e Jean Nouvel, la poetessa Patricia Lockwood, gli scrittori Enuma Okoro e Jhumpa Lahiri, il drammaturgo americano di origine coreana Young Jean Lee, il fotografo Bill Armstrong, l’artista Daniel Arsham e lo scultore Barry X Ball, il pianista sudcoreano Yiruma e la cantante e attrice ucraina Tina Karol. Tra gli italiani, gli attori Silvio Orlando e Alessandro Haber, i registi Marco Bellocchio e Mario Martone, i musicisti Ludovico Einaudi, Luciano Ligabue, Manuel Agnelli e Simone Cristicchi, gli scrittori Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Michela Murgia e Alessandro Baricco.
Tra i partecipanti, anche il fotografo statunitense Andres Serrano, autore della controversa opera Piss Christ, del 1987, una fotografia di un crocifisso di plastica immerso in una vasca d’urina. Il cardinale George Pell, quando era arcivescovo di Melbourne, tentò senza riuscirci di avviare un’ingiunzione legale per impedire alla National Gallery of Victoria di esporre la foto, nel 1997. Una stampa dell’immagine è stata anche danneggiata da manifestanti cristiani nel 2011, quando venne esposta in una mostra in un museo di arte contemporanea ad Avignone, in Francia. Ma adesso, sembra che pace sia stata fatta. Comunque, Serrano ha sempre difeso la fotografia dalle accuse di blasfemia, definendola anzi «Un atto di devozione», da parte di un cattolico nato e cresciuto e che ora è un cristiano praticante.
Nel suo discorso, il Papa ha ricordato il grande rapporto tra la Chiesa e le arti, che possono portare la speranza al mondo attraverso la bellezza, l’armonia e la verità. «Spesso gli artisti tentano di scandagliare le profondità della condizione umana, i suoi oscuri abissi. Non siamo tutti luce, e voi ce lo ricordate», ha detto il Papa. «Allo stesso tempo, c’è bisogno di far risplendere la luce della speranza in quel buio, in mezzo al nostro egoismo e alla nostra indifferenza», ha continuato, esortando gli artisti ad «Aiutarci a intravedere la luce, la bellezza che salva».
Denso di spunti, il discorso è proseguito con una citazione di Simone Weil: «La bellezza seduce la carne per entrare nell’anima. L’arte tocca i sensi per ravvivare lo spirito, e lo fa attraverso la bellezza, che riflette le cose buone, giuste e vere», ha proseguito il Papa, che ha esortato gli artisti a non lasciare le cose come sono: «L’arte non può mai servire da anestetico; porta la pace, ma lungi dall’assottigliare le coscienze, le tiene all’erta». Il Papa ha anche denunciato la bellezza superficiale, affermando che un modo per riconoscere la vera bellezza è attraverso la presenza dell’armonia. «La vera bellezza è sempre il riflesso dell’armonia. L’armonia è la virtù operante della bellezza, il suo spirito più profondo, dove opera lo Spirito di Dio, il grande armonizzatore del mondo». «Come artisti, potete aiutarci a fare spazio allo Spirito», ha continuato.
In chiusura, una raccomandazione: «Prima di salutarvi, ho ancora una cosa da dirvi, che mi sta a cuore. Vorrei chiedervi di non dimenticarvi dei poveri, che sono i preferiti di Cristo, in tutti i modi in cui si è poveri oggi. Anche i poveri hanno bisogno dell’arte e della bellezza».