Dopo una serie di rinvii, il governo norvegese ha ufficialmente approvato la demolizione dell’Y-Block, edificio celebre per la presenza di una serie di murales realizzati da Pablo Picasso.
L’Y-Block, costruito nel 1968, fa parte di un complesso di palazzi, insieme all’H-Block, o Highrise, 1959, ex sede amministrativa collocata nel quartiere governativo di Oslo, il Regjeringskvartalet, progettato e realizzato dall’innovativo architetto modernista Erling Viksjø tra gli anni ’50 e gli anni ’70. Pablo Picasso progettò per la struttura cinque murales di natura semi-astratta, The Beach, The Seagull, Satyr and Faun e due versioni di The Fisherman. I suoi disegni vennero eseguiti mediante la tecnica del Naturbetong, la quale prevede la fusione del calcestruzzo, dall’artista Carl Nesjar e rappresentano il primo tentativo di murales monumentale eseguito con questo materiale, replicato poi similmente anche a Barcellona e a Stoccolma.
Il governo norvegese ha appoggiato la demolizione a causa dello stato di deterioramento dell’Y-Block, danneggiato dall’attentato terroristico commesso da Ander Behring Breivk il 22 luglio 2011, che ha provocato la morte di otto persone facendo esplodere un’autobomba, poco prima della strage di Utoya.
Oggi l’edificio è un simbolo di speranza e resilienza. Nonostante il governo norvegese abbia garantito la preservazione e la ricollocazione delle opere, senza però fornire direttive specifiche, l’opinione pubblica – e non solo – si è rivelata decisamente contraria alla suo abbattimento.
L’ex direttore della Direzione Norvegese per i Beni Culturali, Jørn Holme, ha detto che «Non possiamo demolire le parti migliori di un’era culturale solo perché la troviamo brutta oggi», sottolineando che se fossero stati spostati «non sarebbero più stati i lavori previsti da Picasso». Un avvocato della famiglia Picasso ha insistito sul fatto che le opere sono state create appositamente per gli edifici e non possono essere «semplicemente demolite».
Insomma, l’opera va considerata come unicum: non si possono scindere i murales dall’edificio e viceversa.
Nel 2019, sul sito change.org, è stata lanciata la petizione Save Oslo’s Y-block with Murals by Picasso, che conta, a oggi, più di 28mila firme. Nell’oggetto della petizione, l’opera di Viksjø viene definita «Strutturalmente solida» e «Un contributo unico al modernismo norvegese ed internazionale». Per l’organizzazione, inoltre, «Il governo norvegese dovrebbe essere orgoglioso di avere un edificio che ha resistito a un attacco terroristico».
I murales sono stati indicati come patrimoni a rischio da Europa Nostra, federazione paneuropea per i beni culturali. Recentemente, tre organizzazioni culturali hanno annunciato l’intenzione di denunciare lo stato e hanno chiesto il rinvio della demolizione sino all’arrivo della sentenza del tribunale. Il governo ha rifiutato la richiesta. Secondo AFP, l’agenzia responsabile dell’attività immobiliare del paese Statysbygg ha ricevuto il via libera, anche se non è ancora stata decretata una data ufficiale.
Dunque, demolendo l’edificio, si corrono due rischi: quello di non dare importanza all’intenzione dell’artista e quello di dimenticare il vitale senso storico e culturale di un’opera d’arte.
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