08 novembre 2019

Il Louvre ostaggio della Gioconda. Per il New York Times è da spostare

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Secondo il critico d'arte Jason Farago, il Louvre è ostaggio della Gioconda, «l'opera d'arte più odiata al mondo». E allora, perché insistere con questo rapporto?

Irredentisti della Gioconda, calmatevi. Potete riporre nell’armadio le bandierine e le trombette, perché l’opera di Leonardo da Vinci non tornerà in Italia. Il Louvre continuerà a tenersela ben stretta e a usare il francese per dare i titoli alle sue mostre ma la relazione sta diventando problematica. La Gioconda, l’opera d’arte per eccellenza, il dipinto più conosciuto, osservato, mediatico e riprodotto al mondo è anche il più detestato, secondo l’autorevole critico d’arte Jason Farago. «Il Louvre è tenuto in ostaggio della Monna Lisa» e, a questo punto, sarebbe saggio per entrambi pensare a una strategia d’uscita: «È tempo di portare via la Gioconda», ha titolato il critico nel suo articolo pubblicato dal New York Times. E quella che potrebbe apparire come una boutade, nasconde non solo diversi spunti interessanti ma anche proposte che, per quanto velate di ironia, sembrano addirittura fattibili. Stiamo pur sempre parlando di un’istituzione museale talmente potente che ha fatto decollare un’astronave dal deserto degli Emirati Arabi Uniti, letteralmente (in effetti, Abu Dhabi sorge su un’isoletta poco discosta dal continente ma tant’è).

Jeff Koons per Louis Vuitton

Il Louvre è tenuto in ostaggio dalla Gioconda

«Il Louvre è tenuto in ostaggio dalla Kim Kardashian della ritrattistica italiana del XVI secolo: la bella ma solo moderatamente interessante Lisa Gherardini, meglio conosciuta (dal il nome di suo marito, Francesco del Giocondo) come La Gioconda, la cui fama eclissa la sua importanza al punto che nessuno può ricordare come è diventata famosa», scrive Farago. Come mai proprio la Gioconda, tra tutte le incredibili testimonianze dell’ingegno umano conservate al Louvre, è diventata l’opera totalizzante?

Secondo un sondaggio dello stesso Louvre, l’80% dei visitatori sceglie di entrare nel museo solo per vedere proprio quel dipinto di Leonardo e, contando che nel 2018 gli ingressi hanno raggiunto la cifra record di 10 milioni, stiamo parlando di una percentuale tonda e decisamente ampia, tutta compresa nello spazio della Salle des Etats. Che è ormai il centro nevralgico del museo, in termini di flussi del pubblico.

La Gioconda rende infelici le persone

Se 5mila ingressi giornalieri per la mostra di Leonardo vi sembrano una cifra abnorme, pensate a quanto devono soffrire i pavimenti di quella sala, calpestati da circa 30mila persone, ogni giorno, dalle 9 alle 18. Eppure, tutti ne escono infelici. Sarà forse colpa dell’eccessivo l’affollamento, la delusione nel non poter osservare da vicino l’oggetto di un desiderio da condividere, peraltro, con altre centinaia di persone, esattamente in quel brevissimo e scomodo momento (visto che il tempo di permanenza massimo consentito dalla folla scalpitante e sgomitante è di un minuto circa)?

Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q.

La questione ormai è di dominio pubblico. Un sondaggio di Easyjet somministrato a 2mila turisti inglesi ha dimostrato che La Gioconda è l’attrazione turistica più deludente al mondo, superando mostri sacri di tristezza e anonimato come Checkpoint Charlie e il Manneken-Pis di Bruxelles. Nello stesso sondaggio, si piazzano in alto anche alcuni monumenti italiani, come la Torre di Pisa e la Fontana di Trevi. Un po’ a sorpresa ma poi nemmeno tanto, visto che anche in questi casi si tratta di soggetti “ipermedializzati”, diffusi sotto qualunque forma in qualunque parte del globo. Forse è un caso di indegestione visiva?

Il problema è patito anche dal Louvre, che poco tempo fa ha dovuto provvedere alla ristrutturazione della sala e ha apposto dei cartelli eloquenti per sviare l’attenzione: «La Gioconda è circondata da altri capolavori: dai un’occhiata intorno». Per esempio, alle Nozze di Cana del Veronese, all’Incoronazione di spine di Tiziano Vecellio o alla Deposizione di Jacopo Bassano. Jean-Luc Martinez, direttore del museo, ha deciso di prendere anche altri provvedimenti, come dei biglietti a tempo che, però, sarebbero solo dei palliativi.

Andy Warhol, Colored Mona Lisa

Decentrare la Gioconda: una strategia d’uscita per il Louvre

Secondo quanto affermato da Farago sul New York Times, la soluzione migliore per il Louvre è decentrare la Gioconda. Spostare il volto della Monna Lisa in una struttura creata ex novo e appositamente dedicata, praticamente trasformare l’olio su tavola di 77×53 centimetri in un’opera site specific.

La Gioconda «Ha bisogno del suo spazio. Costruite un padiglione per lei, forse nelle Tuileries, già ottimizzato per la folla. Collegatelo al museo principale tramite un passaggio sotterraneo. Prevedete postazioni per selfie di prima qualità e fate conoscere ai visitatori più curiosi la misteriosa Gioconda con mostre collaterali. Finite tutto in tempo per le Olimpiadi del 2024 e fate l’inaugurazione con Kylian Mbappé e Carla Bruni. Vendete macarons», continua il critico sul New York Times. Che chiude con un paragone eloquente tra il dipinto di Leonardo e la sacra immagine di Nostra Signora di Guadalupe, a Città del Messico, visitata e venerata da milioni di pellegrini. Spostando la Monna Lisa, senza la presenza ingombrante di quella che ormai è più una reliquia sacra che un’opera d’arte, si potrebbe riscoprire il vero valore del Louvre.

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