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Parcellizzazione, discontinuità, precariato. Sono alcune delle parole chiave messe in evidenza dal Manifesto redatto da Art Workers Italia, «un gruppo informale di lavoratrici e lavoratori delle arti contemporanee», nato con l’obiettivo di esplicitare ciò che l’emergenza Covid-19 ha reso drammaticamente evidente: le modalità in cui è strutturato il lavoro, nel sistema dell’arte, non sono sostenibili. Informare, formare, creare consapevolezza, visto che questa situazione è solo l’ultima fase di un lungo processo di scollamento tra le politiche di tutela e le reali modalità del lavoro, come emerso anche nel nostro questionario dedicato all’argomento, che commenteremo più approfonditamente in un prossimo articolo. Una discrasia avvertita soprattutto nel mondo della cultura che, probabilmente più di altri, per la sua stessa essenza “gassosa”, ha sofferto la mancanza di un’organizzazione concreta – qualcuno potrebbe chiamarla anche coscienza – rivelando la profonda fragilità dei suoi modelli di sviluppo e di produzione.
L’identità visiva non autoriale di Art Workers Italia
Per quanto visivamente caratterizzato, AWI «Non è un progetto artistico o curatoriale ed è caratterizzato da una vocazione collettiva e non autoriale». «L’identità visiva di [AWI] è stata pensata per dare a ogni componente del gruppo la possibilità di produrre contenuti grafici e testuali in modo [INDIPENDENTE] ma allo stesso tempo [UNIFORMI] tra loro. Gli artefatti visivi di [AWI] sono infatti realizzati con strumenti già in possesso di tutt* noi. Ad esempio, i font scelti [ARIAL, IMPACT E TIMES NEW ROMAN] sono preinstallati su tutti i sistemi operativi e il colore blu [0000FF] preesistente nella palette [STANDARD]. Questo permette di produrre tutti i documenti ufficiali direttamente all’interno dei principali software di scrittura».
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Le richieste a breve termine e la strategia ad ampio raggio
«La crisi ha determinato, per molti di noi, la sospensione e/o la perdita di impieghi e progetti. Inoltre, la stessa configurazione dei nostri rapporti di lavoro è stata motivo di esclusione, nella maggior parte dei casi, da qualsiasi forma di ammortizzatore sociale, oltre che dai meccanismi di tutela previsti dal governo nel decreto “Cura Italia”, come la cassa integrazione in deroga o il bonus una tantum erogato dall’INPS», si legge nel manifesto di Art Workers Italia, le cui pagine su Facebook e Instagram, aperte il 28 aprile – ma i gruppi di lavoro erano attivi già da diverse settimane – contano già più di 2mila iscritti.
«[ART WORKERS ITALIA] assume i principi di [INCLUSIVITÀ] e [SOSTENIBILITÀ] come presupposti fondamentali del proprio operato: non possiamo e non vogliamo prescindere dalla relazione solidale con tutti i lavoratori e le lavoratrici sottopagate e sfruttate. Operiamo altresì in direzione di un cambiamento profondo che metta a valore l’obiettivo di un [ORIZZONTE EGUALITARIO] per tutte le [SOGGETTIVITÀ MARGINALIZZATE] in rapporto al genere, all’etnia, alla classe sociale, alla disabilità, all’orientamento sessuale, alla religione, all’età, alla nazionalità», continua il Manifesto che trae alcuni motivi di ispirazione dall’Art Workers Coalition, il collettivo di artisti, cineasti, scrittori, critici e personale museale nato a New York, nel 1969, che propugnava, tra le altre cose, una programmazione espositiva più inclusiva, aperta anche alle artiste e agli artisti neri.
In linea con le istanze già presentate da altre categorie sociali, le richieste al Governo di Art Workers Italia coprono le esigenze delle diverse professionalità del settore culturale, tra cui l’introduzione di forme di sostegno economico di base, l’estensione delle misure già previste dal decreto “Cura Italia” a coloro che non godono ancora di alcun ammortizzatore sociale in quanto soggette a contratti di lavoro intermittente, il riconoscimento di sgravi fiscali e contributivi, la calmierazione degli affitti, la regolamentazione dei compensi relativa alla produzione di contenuti digitali e on-line. Tra gli obiettivi a lungo termine, AWI «lavorerà con enti e istituzioni riguardano diverse macro-aree legate alle tutele, all’istituzione di fondi speciali e al ripensamento del sistema dei bandi e della formazione artistica, agendo come un organismo in grado di connettere una costellazione di individui e associazioni, rappresentandone necessità e istanze nella [SFERA PUBBLICA]».