Il museo dedicato a Pablo Picasso, annunciato qualche anno fa come il più grande al mondo, non si farà più: il progetto è stato abbandonato dopo che le trattative sull’acquisto dell’edificio che avrebbe dovuto fungere da sede, un antico convento nel sud della Francia, sono fallite. A promuovere il piano, Catherine Hutin-Blay, prima figlia della seconda moglie del maestro del Cubismo, Jacqueline Roque, che nel 2017 aveva dichiarato di voler acquistare l’ex Convento dei Predicatori Domenicani, fondato tra il 1226 e il 1277 ad Aix-en-Provence, per trasformarlo in un museo in cui esporre i 2mila pezzi della sua collezione, ereditata dalla madre. Il museo sarebbe stato intitolato anche alla moglie dell’artista, prendendo il nome ufficiale di Musée Jacqueline et Pablo Picasso.
Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, Hutin-Blay, proprietaria anche del castello di Vauvenargues, sempre nei pressi di Aix-en-Provence, dove Picasso e Roque sono sepolti, aveva stipulato un accordo per acquistare l’ex convento per circa 11,5 milioni di euro (ne scrivevamo qui). Il Comune, proprietario del bene, aveva accordato un prezzo inferiore al valore della proprietà, ammontante a circa 12,2 milioni di euro, in considerazione dell’attrattività del progetto – secondo le previsioni, 500mila presenze annuali –, che avrebbe fatto diventare la città un’ambita destinazione turistica. Con i mille dipinti della collezione Hutin-Blay, sarebbe diventato il museo con il più alto numero di opere di Picasso al mondo, anche più dei musei eponimi di Parigi, Antibes, Barcellona e Malaga.
L’accordo è saltato quando il Comune ha insistito per aggiungere una clausola al contratto, secondo la quale si prevedeva che il sito sarebbe stato usato come museo per almeno 15 anni, al termine dei lavori di adeguamento. «Dopo quattro anni di discussioni con Catherine Hutin, la città è spiacente di constatare che il progetto del Museo nell’ex Convento dei Predicatori non potrà avvenire. », ha scritto su Facebook Maryse Joissains Masini, sindaco di Aix. «Dovevamo ottenere questa garanzia. Questa è l’ultima clausola che Catherine Hutin si è rifiutata di accettare nell’atto di vendita anche se inizialmente l’aveva accettata. Non potevamo correre il rischio che questo luogo cambiasse destinazione o venisse rivenduto rapidamente», continua Masini. In effetti, clausole del genere sono abituali in cessioni di questo tipo, poiché garantiscono che l’interesse generale, che ha giustificato di fatto la riduzione del prezzo rispetto alla valutazione, sia mantenuto nel tempo.
Peccato, perché sembrava trattarsi di un progetto innovativo, incentrato sull’influenza di Jacqueline sul lavoro di Pablo Picasso e sulla loro vita condivisa. I due si conobbero nel 1953, quando lei aveva 26 anni e lui 72. L’artista dichiarò il suo amore per la donna disegnando una colomba sulla sua casa e portandole una rosa al giorno, fino a quando lei accettò di uscire con lui, sei mesi dopo. Si sposarono a Vallauris il 2 marzo 1961 e rimasero legati fino alla morte dell’artista, nel 1973. In questo periodo, Picasso realizzò più di 400 ritratti di Jacqueline Roche, facendone il soggetto più ritratto dall’artista.
Quando la donna morì tragicamente – un suicidio –, nel 1986, Hutin-Blay ereditò la collezione, che comprende circa mille dipinti e altrettanti pezzi tra disegni, ceramiche, sculture e fotografie. Il museo sarebbe stato gestito dalla fondazione Madame Z, istituita da Hutin-Blay in onore del soprannome che Picasso diede alla madre. Sarebbe stata, magari, una buona occasione per fare chiarezza sull’atteggiamento quantomeno controverso che Picasso mantenne sempre con le sue compagne (ne parlava con toni decisamente accesi anche Olafur Eliasson). «Pablo è uno strumento di morte. Non è un uomo, è una malattia, non un amante, ma un padrone», scriveva la grande artista Dora Maar, che intrattenne una tormentata e appassionata relazione con l’artista, che ancora oggi fa discutere e appassionare, coinvolgendo e influenzando anche il mercato. La loro storia andò avanti dalla metà degli anni ’30 al 1943, quando Picasso troncò il rapporto, iniziando a frequentare la pittrice Françoise Gilot, più giovane di lui di quarant’anni, con la quale rimase fino al 1953.
Ma non tutto è perduto, se Hutin-Blay dovesse cambiare idea e accettare la clausola, «rilanceremmo volentieri questo bellissimo progetto», ha affermato Masini.
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