In occasione delle ultime manifestazioni dei Fridays for Future, sembra che contro Greta Thunberg si sia scatenato l’inferno. La giovane attivista svedese, promotrice del Skolstrejk för klimatet, cioè degli scioperi scolastico per il clima, per moltissimi è diventata una icona motivazionale e edificante e abbiamo visto in azione i suoi seguaci anche durante il Festival del Cinema di Venezia. Ma, per tanti altri, è una sorta di suprema entità malefica, contro la quale lanciare i propri strali, soprattutto virtuali. L’ultimo a dire la sua contro Greta, il cui recente discorso all’ONU è immediatamente diventato virale, è stato il presidente degli Amis du Palais de Tokyo, Bernard Chenebault che, dal suo profilo Facebook, si è lanciato in una serie di commenti degni del peggiore haters, appellando la ragazza «una pazza» e sperando che «uno squilibrato la abbatta». E quando qualcuno ha fatto notare che «Questa è apertamente una istigazione all’omicidio su social network», Chenebault ha risposto solo a un laconico «oui».
Decisa la reazione di Emma Lavigne, presidente del Palais de Tokyo di Parigi che, dopo aver appreso la vicenda dei commenti contro Greta, ha annunciato la sospensione immediata di Chenebault dall’incarico di Pesidente degli Amici del Palais de Tokyo, associazione composta da amanti dell’arte, collezionisti e mecenati, promotrice di moltissime delle attività del centro d’arte contemporanea. «Non approviamo queste parole e ci dissociamo da questa posizione, formulata da una singola persona e che non coinvolge il Palais de Tokyo o gli Amici del Palais de Tokyo», si legge in un comunicato stampa diffuso dal Palais de Tokyo, una delle istituzioni più importanti al mondo nell’ambito dell’arte contemporanea. «L’assemblea generale degli Amici del Palais de Tokyo si incontrerà al più presto per procedere con l’elezione di una nuova persona alla presidenza». «Mi dispiace profondamente per queste parole che hanno ferito molte persone e per le quali mi scuso. Di certo non auspicavo l’omicidio di Greta Thunberg e vi chiedo di credermi quando dico che, nel “gioco” di Facebook, le mie parole sono sfuggite alle mie intenzioni. Queste mie parole non hanno alcun legame con l’associazione di Amis du Palais de Tokyo né con il Palais de Tokyo, che mi rincresce aver messo in imbarazzo», ha quindi scritto Chenebault su Facebook.
Peraltro, non è la prima volta che Chenebault, che è anche presidente del consiglio di amministrazione di Art Insurance & Services, si trova in imbarazzo, a causa di un uso scriteriato dei social. Nel 2017, infatti, commentò la notizia della realizzazione di un murale di Barthélemy Toguo nella stazione della metropolitana del quartiere Château Rouge di Parigi, con un’altra frase a dir poco infelice: «è come dare le perle ai porci», prima di notare che il quartiere è abitato prevalentemente da musulmani. Il commento fu poi cancellato.
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