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Nell’era della rivoluzione dei Social Network, i grandi numeri non solo contano ma si possono anche contare facilmente. Per esempio, il video delle iconiche torri pedonali di San Siro che, attraversate da centinaia di persone, sembrano avvitarsi su se stesse, postato il 2 ottobre da Daniel Holland alias @Danny Dutch su Twitter, ha totalizzato 1 milione e mezzo di visualizzazioni, 15114 retweet e 63816 like. Insomma, è diventato virale, al punto da essere condiviso da varie testate generaliste e, addirittura, sportive, dalla Repubblica alla Gazzetta dello Sport. Peccato, però, che l’idea di riprendere il vorticoso effetto ottico sia di Paola Di Bello che, nel 1997, realizzò Video-Stadio, un video di 7 minuti, praticamente identico, citato su diversi saggi d’arte contemporanea, come Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia, di Angela Madesani, pubblicato da Mondadori, e recentemente esposto proprio sul maxischermo dello stadio, in occasione del progetto espositivo “Milano, ora e qui”.
Il video di Paola Di Bello, proiettato nello Stadio San Siro
Lo Stadio identico di Di Bello e Holland. Coincidenze?
La singolare “coincidenza” è stata subito notata dalla stessa Di Bello, che ha lanciato l’hashtag lets give the artist what belongs to the artist, taggando il Corriere della Sera, La Repubblica e la Gazzetta dello Sport. A loro volta, già diversi artisti e associazioni culturali stanno rilanciando l’hashtag. “Amante dell’arte, delle parole belle, del design e dei colpi fantasiosi” – imaginative heists -, così si descrive, sul suo profilo Twitter, Holland che, in effetti, il colpo l’ha messo a segno.
Watching people leaving San Siro football stadium in Milan makes me believe that the entire spiral structure is moving. pic.twitter.com/FepPjsN9ms
— Daniel Holland (@DannyDutch) 3 ottobre 2019
Ma oltre al caso specifico del video dello stadio San Siro di Di Bello e Holland, la riflessione sembra riguardare anche il peso rappresentativo dell’arte contemporanea sui canali di comunicazione generalisti e dei Social Network che, in questo caso, abbagliati dal mito dell’intrattenimento virale, si sono dimostrati quantomeno distratti oppure con la memoria corta.