Altro che Harry Houdini: in Cina sono scomparse nel nulla 342 opere realizzate da Markus Lüpertz, Anselm Kiefer e Renate Graf, per un valore complessivo di circa 300 milioni di euro. E sembra che ci vorrà più di un abile trucco per ritrovarle. Le opere erano state prestate da Maria Chen-Tu, 63enne collezionista tedesca di origini taiwanesi, alla Bell Art, una società con sede ad Amburgo che si occupa di scambi culturali tra Cina ed Europa, per organizzare una serie di mostre itineranti nel Paese asiatico tra il 2016 e il 2018. Il problema è che la Bell Art è fallita a marzo 2019 e le opere, al termine del progetto, non hanno mai fatto ritorno in Germania.
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Pechino il 18 novembre, Chen-Tu ha dichiarato che mancherebbero sarebbero scomparse ben 152 opere di Markus Lüpertz, 99 di Anselm Kiefer e 103 di Renate Graf, tutte facenti parte di MAP, la collezione di Chen-Tu con sede in Austria. L’avete mai sentita? In effetti, nonostante la mole della collezione e i nomi degli artisti coinvolti, non si trovano molte notizie in merito e sulla sua pagina Facebook Che-Tu pubblica ossessivamente solo fotografie di cagnolini. No, non sono di Elliott Erwitt. «Ho iniziato a collezionare negli anni ’90. Sono amica di Lüpertz, conoscevo bene Immendorf e ho avuto un buon rapporto con Kiefer fino a questa brutta cosa», ha spiegato Che-Tu che, evidentemente, deve essere piuttosto timida.
In ogni caso, la scomparsa era stata denunciata alle autorità pechinesi già il 3 luglio, senza però ricevere nessuna rassicurazione: «Ho chiesto che tutte le opere in Cina fossero inviate al mio deposito di Hong Kong ma, nonostante avessi indicato delle precise scadenze, non hanno ottemperato alla mia richiesta», ha dichiarato il collezionista a Deutschlandfunk. Chen-Tu ha inoltre specificato che Ma Yue, il direttore di Bell Art, avrebbe tentato di vendere alcune opere senza permesso, al termine del progetto espositivo. Alla conferenza stampa ha partecipato anche Lüpertz, che ha espresso preoccupazione per la fragilità di alcuni dei suoi pezzi, soprattutto quelli giovanili, «tenuti in ostaggio chissà dove. Ho usato un colore speciale nei miei primi dipinti, molto sensibile all’acqua», ha detto l’artista.
Da parte sua, Ma Yue ha negato ogni accusa rivolta alla Bell Art e, alla Süddeutsche Zeitung, ha detto non solo di non aver mai offerto opere in vendita ma anche che, nel dicembre 2016, fu la stessa Chen-Tu ad accordargli il permesso: «Le opere sarebbero rimaste in Cina per 10 anni e poi sarebbero state messe in vendita». La collezionista ha poi chiarito di aver autorizzato la vendita di un gruppo specifico e indivisibile di dipinti di Kiefer, un accordo però disatteso da Ma Yue, che avrebbe offerto pezzi separati e non solo di Kiefer ma anche di Lüpertz, tra i quali Kamm, del 1968.
Secondo quanto riportato da Randian Online, una rivista d’arte cinese, Maria Chen-Tu avrebbe parlato anche di un tentativo di estorsione, da parte di Ma Yue, che avrebbe chiesto 10 milioni di euro per riavere le opere.
E i contratti? È una parola grossa, perché gli accordi tra la Bell Art e Chen-Tu sono stati stipulati solo oralmente. Incredibile, visti i calibri in gioco, eppure è andata così.
Certo è che si tratta di un numero talmente ampio di opere che farle sparire da un momento all’altro sembra proprio difficile. E poi il tragitto delle mostre è piuttosto chiaro. Le opere di Markus Lüpertz sono state esposte al China Art Museum di Shanghai nell’agosto 2016, al Tsinghua University Art Museum, nel marzo 2017, al Wuhan Art Museum, nel settembre 2017 e allo Shandong Art Museum, nel dicembre 2018. Le opere di Anselm Kiefer sono state esposte al CAFA Art Museum di Pechino, nel novembre 2016, al Baijiahu Museum Nanjing, nel marzo 2017, allo Shandong Art Museum, nel 2017, e al Li Zijian Art Museum a Changsha, nell’ottobre 2018.
Eppure, i rapporti su dove si trovino le opere scomparse di Lüpertz, Kiefer e Graf sono incoerenti, alcuni sostengono a Taiwan, altri a Hong Kong, Ma Yue afferma che le opere si trovano tra Shanghai, Shenzhen e Hong Kong e che sono facilmente reperibili.
Ma Yue è rimasto coinvolto in altre spiacevoli dispute. Nel 2016, l’Accademia di Pechino aprì una mostra dedicata a Kiefer che, organizzata in collaborazione con la Bell Art, fu aspramente criticata da White Cube, Gagosian e Thaddaeus Ropac, le gallerie di riferimento dell’artista. In quella occasione, però, si trattò poco più che di uno sgarbo, visto che i colossi si lamentarono di non essere stati coinvolti nell’organizzazione. Cosa che, in effetti, fa sorgere comunque dubbi sulla trasparenza delle modalità di lavoro della Bell Art.
Secondo quanto riportato da Süddeutsche Zeitung , anche 27 dipinti dell’artista cinese Zhang Xi sono scomparsi un prestito per una mostra in Germania. Stesso incidente per Uwe Esser, nella direzione opposta: quattro opere scomparse per una mostra a Nanchino nel 2015.
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