Dopo Gran Bretagna e Italia, le proteste degli attivisti contro la crisi del clima e dell’ambiente, nell’ambito della rete internazionale Just Stop Oil, arrivano anche nei musei in Germania. Nel giro delle ultime due settimane, alcuni membri del gruppo Letzte Generation (Ultima Generazione, come i corrispettivi italiani che hanno manifestato agli Uffizi e alla Cappella degli Scrovegni) si sono incollati al “Paesaggio in tempesta con Piramo e Tisbe”, dipinto di Nicolas Poussin del 1651 e oggi conservato allo Städel Museum di Francoforte.
Come anche per le altre dimostrazioni nei musei inglesi e italiani, la scelta dell’opera non è affatto casuale. «Il dipinto di Poussin è il simbolo del corso distruttivo della politica attuale», ha affermato il gruppo in una nota. L’opera, che il grande artista realizzò durante il suo soggiorno a Roma su commissione di Cassiano dal Pozzo, raffigura Piramo sdraiato a terra e con la sua spada accanto, appena usata per suicidarsi, ritenendo erroneamente la sua amata Tisbe morta. «Proprio come Piramo, il nostro governo sta partendo da false ipotesi che porteranno le nostre società al collasso» ha affermato il gruppo, riferendosi alle politiche di sviluppo ancora legate a investimenti su carbone e gas.
Altri due membri di Letzte Generation si sono poi attaccati alla cornice della “Madonna Sistina” di Raffaello, conservata alla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda. “Sotto attacco” anche la Gemäldegalerie di Berlino, dove è stata la volta di un’opera di Cranach il Vecchio, “Riposo durante la fuga in Egitto”. Nel caso dell’Alte Pinakothek di Monaco di Baviera, la scelta è ancora più esplicita: “La strage degli innocenti”, di Rubens. L’opera fu realizzata dal Maestro negli ultimi anni di vita, tra il 1636 e il 1638, a partire da una sua versione precedente, risalente al 1612. Il dipinto fu acquistato dall’Alte Pinakothek di Monaco nel 1706, dove è ancora oggi esposto.
Ma se in Italia, per il momento, non sono arrivate repliche ufficiali da parte delle istituzioni, in Germania hanno preso le manifestazioni più sul serio. Olaf Zimmermann, il direttore esecutivo del Consiglio culturale tedesco, ha ufficialmente condannato le proteste. «Per quanto possa capire la disperazione degli attivisti per il clima, dico chiaramente che le azioni di attaccarsi a cornici di famose opere d’arte sono chiaramente la strada sbagliata da percorrere», ha affermato Zimmermann in una dichiarazione. «Il rischio di danneggiare le opere d’arte è molto alto», ha affermato.
In effetti, nei giorni scorsi il museo di Monaco ha specificato che la cornice del dipinto di Rubens è stata danneggiata a causa dell’azione. «Non è legittimo danneggiare testimonianze uniche della cultura dell’umanità per denunciare determinati problemi climatici», ha affermato Bernhard Maaz, direttore generale delle Collezioni statali di pittura bavarese che gestiscono l’Alte Pinakothek. Certo, per ammirare i capolavori della storia dell’arte è pur sempre necessario che ci sia qualcuno a vederli. Magari qualche “sopravvissuto” a una sempre più probabile catastrofe climatica. Ma a quanto pare ad alcuni direttori di musei questo particolare non interessa più di tanto.
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