Come sarà il verde del futuro? Come le città articoleranno e proteggeranno gli spazi dedicati ai giardini pubblici? Il verde è un sostegno alla pandemie? Sarà il futuro la natura digitalizzata? Le comunità saranno in grado di dirigere gli interessi speculativi delle città a favore del bene comune?
Se le metropoli nel sud dell’Europa stanno purtroppo spesso rendendo il verde pubblico nei piani urbani una chimera, Singapore è orgogliosa dei suoi spazi lussureggianti, con alberi e piante che crescono ovunque, dai parchi ai tetti dei grattacieli. Non a caso viene chiamata la “città giardino da sogno”. In questo scenario idilliaco ci si domanda come possiamo vivere più a stretto contatto con la natura per un beneficio duraturo. Lo fa in modo responsabile e colto il National Design Center di Singapore, in collaborazione con il Design Singapore Council (Dsg), con la mostra “Garden Dreaming” intesa a riflettere in che modo gli umani coesistano con la natura e come l’immaginazione possa espandersi in un paesaggio tutelato nel quale possano germogliare le basi della società del futuro, garante del benessere diffuso, la salute, i servizi dell’ecosistema e la resilienza.
Tutti i giorni fino al 31 maggio in una giungla, “Garden Dreaming” struttura una sezione streaming di interviste video coinvolgendo figure chiave nella modellazione dei paesaggi di Singapore e dei paesaggi urbani in generale nei quali le narrazioni e la storia della natura della nazione fanno da padrone.
In questo contesto ci si interroga come l’architettura del paesaggio possa avere un impatto reale nella mitigazione degli effetti del cambiamento climatico a Singapore. L’importanza degli spazi pubblici è centrale nella ricerca di Ramboll Studio Dreiseitl, in particolare sulla scia del COVID-19 bonificare riportando l’ecologie pertinenti nelle ex aree industrializzate diventa fondamentale nel dibattito.
L’architetto del paesaggio Goh Yu Han direttore del Salad Dressing, affronta le tematiche inerenti la creazione di sistemi naturali e autosufficienti, il verde nei grattacieli e come può avvenire il “ripristino del cielo”, ovvero il verde collocato nei piani alti dei grattacieli.
Tutti i punti trattati sono uno snodo all’urgenza climatica, dal bisogno endogeno di rigenerarsi ritrovando un’esistenza che sia una dichiarazione di consapevolezza attivista nei confronti degli spazi verdi rigenerati e tutelati, al passaggio nel quale gli altri organismi viventi siano visti come nostri pari, non come merci. Quest’ultimo punto è di vitale importanza; l’educazione al verde dovrebbe diventare una materia di insegnamento delle scuole dell’obbligo. Il verde non è solo una “copertina” estetizzante per abbellire. Per un esplorazione in ambienti meno curati e più “naturalizzati”, come propongono con i loro progetti il Bishan-Ang Mo Kio Park e il Lakeside Garden del Ramboll Studio Dreiseitl, le chiavi di lettura reali del verde sono fornite con un senso più localizzato del luogo, imitando la struttura della foresta ed accogliendo le specie vegetali autoctone.
“Garden Dreaming” si inaugura con l’installazione botanica su larga scala realizzata da John Lim, il fondatore di This Humid House, noto esperto dei metodi di approvvigionamento sostenibile e del rapporto con l’ecosistema floreale di Singapore e della regione.
E così, la domanda conclusiva che si pone è: siamo collettivamente pronti a vivere più vicini alla natura e alla sua complessità più disordinata?
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Guardacaso in articolo e commento dello stesso giorno a Bergamo per la nuova sede galleria arte Gamec i cementificatori replicano invece che recuperare l'arte dei giardini........
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