Categorie: Attualità

La guerra dei Torlonia continua: nuovo sequestro dei beni di famiglia

di - 10 Gennaio 2020

Antiche ville nobiliari e istituti bancari, inestimabili opere d’arte e scaltre manovre finanziarie, una ricchissima eredità contesa tra fratelli. Sembra il trailer di una serie tv ma è la realissima e travagliata storia della famiglia Torlonia e non è detto che, magari tra qualche tempo, qualcuno decida di raccontarla su pellicola, un po’ come è successo per Romanoffs. Per il momento, l’argomento è fin troppo spinoso e il finale non è stato ancora scritto. L’ultimo atto risale all’8 gennaio 2020, con il giudice civile del Tribunale di Roma a disporre un maxi sequestro dei beni per quasi 40 milioni di euro, come misura preventiva per la denuncia presentata da Carlo Torlonia, erede del principe Alessandro Torlonia, contro Alexander Francis Poma Murialdo, presidente della Banca del Fucino e della Fondazione Torlonia. L’accusa è avere portato proditoriamente al dissesto l’istituto bancario di famiglia, ceduto pochi mesi fa a Banca Igea a costo zero, ottenendo in cambio la mancata attivazione di azioni di responsabilità nei confronti dell’organo amministrativo, composto, oltre che da Poma Murialdo, anche dal vicepresidente Giulio Torlonia, il direttore generale Giuseppe Di Paola.

Nel 2016, le perdite dell’istituto superavano i 47 milioni di euro ma, nel 2017, il rosso era arrivato a 300 milioni. Quindi la cessione a Banca Igea e adesso il Tribunale dovrà verificare l’ipotesi di un «comportamento negligente» dell’Organo Amministrativo: l’ex presidente Poma Murialdo avrebbe consentito le operazioni della banca fino ad azzerare il patrimonio dell’istituto di credito.

La Banca del Fucino, che apparteneva alla famiglia Torlonia da tre generazioni, venne fondata nel 1923 da Giovanni Torlonia. Fu lui che, nel 1920, completò la bonifica del Porto di Traiano, da cui emersero numerose statue che, oggi, costituiscono la parte principale della collezione Torlonia. In attesa di stabilire se il dissesto della banca sia da imputare alla condotta dell’amministrazione, nel sequestro ordinato dal giudice ricade parte del patrimonio di famiglia: quote dei beni di Palazzo Torlonia e di Villa Albani, oltre che le collezioni di arte antica della famiglia Torlonia intestate a Poma Murialdo.

Il casus belli della faida Torlonia

Come scrivevamo, l’inizio della faida tra i Torlonia risale al 28 dicembre 2017 quando, alla scomparsa del principe Alessandro, il primogenito Carlo impugnò il testamento contro i tre fratelli, Paola, Francesca e Giulio Torlonia, citando una serie di incongruenze e misfatti nella gestione dell’eredità da parte dell’esecutore testamentario. Si sarebbe trattato, in particolare, di assemblee organizzate in segreto per allontanare il padre dal primogenito e di tentativi occulti di vendita all’estero di pezzi della collezione. Ma poco chiara era anche la costituzione della stessa Fondazione Torlonia, fondata circa sei mesi prima della morte del principe Alessandro e che aveva assunto in comodato la gestione di tutte le collezioni di opere appartenenti alla famiglia. Anche in quel caso, la lite tra i fratelli portò il giudice Fulvio Vallillo, dell’VIII sezione del Tribunale civile di Roma, a disporre il sequestro giudiziario dei beni della famiglia, a garanzia di un patrimonio di un miliardo e 800 milioni di euro.

Dopo la nomina di un custode dei beni e una campagna di archiviazione e catalogazione delle opere, il 20 aprile 2019 l’ottava sezione del tribunale di Roma ordinò il dissequestro della collezione Torlonia, non avendo accolto il reclamo sul testamento avanzato da Carlo. Ma oggi, attraverso la Banca del Fucino, si è aperto un nuovo fronte, che mette in dubbio ancora una volta la titolarità di tutto il patrimonio.

La collezione di statue antiche e la mostra a Palazzo Caffarelli

L’impostazione museale della collezione Torlonia risale al 1866, quando il principe Alessandro Torlonia decise di acquistare l’antica villa del cardinale Alessandro Albani, a Roma, sulla via Salaria, con le sue collezioni di quadri e sculture greche e romane, tra le quali rilievo con Antinoo, proveniente da Villa Adriana, o la statuetta in bronzo dell’Apollo Sauroctono, attribuita per convenzione a Prassitele.

Apollo Sauroctono

A oggi, la collezione Torlonia comprende, in particolare, 623 sculture antiche, conservate in un magazzino dagli anni ‘70, quando l’antico palazzo Torlonia fu trasformato in un condominio di lusso. Il 15 marzo 2016, in seguito a un accordo tra il Mibact e Poma Murialdo, venne stabilita la creazione di un nuovo Museo Torlonia, per esporre al pubblico la famosa collezione, frutto di una lunga serie di acquisizioni e di alcuni significativi spostamenti fra le varie residenze della famiglia. Per una sede stabile dovremo attendere ancora ma le opere della collezione – non tutte – potremo vederle tra pochi mesi.

Dopo qualche ritardo, infatti, “The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces” aprirà ufficialmente il 25 marzo 2020, esponendo 96 marmi della collezione Torlonia, nella nuova sede espositiva dei Musei Capitolini a Palazzo Caffarelli, in Campidoglio. Il progetto scientifico della mostra è stato affidato a Salvatore Settis, curatore della mostra con Carlo Gasparri. Le sculture esposte sono restaurate grazie al contributo di Bvlgari, mentre il progetto dell’allestimento è stato firmato da David Chipperfield Architects Milano. Questo nuovo sequestro dei beni potrà incidere sul regolare svolgimento della mostra dedicata alla Collezione Torlonia, che rappresenta un bene di rilevanza pubblica? Vedremo.

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Tag: Alexander Francis Poma Murialdo Carlo Gasparri Carlo Torlonia collezione torlonia David Chipperfield Palazzo Caffarelli roma Salvatore Settis

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