Categorie: Attualità

La Luna a rischio: il World Monuments Fund la inserisce tra i siti da proteggere

di - 16 Gennaio 2025

Sebbene non sia ancora a portata di mano, anche la Luna è in pericolo a causa dell’attività antropica. A dichiararlo, il World Monuments Fund, una delle principali organizzazioni non profit internazionali dedicate alla conservazione e protezione del patrimonio culturale e architettonico mondiale. Fondato nel 1965 a New York, il WMF si impegna a salvaguardare siti storici e culturali minacciati da conflitti, disastri naturali, cambiamenti climatici, urbanizzazione incontrollata e incuria.

Per anni l’istituzione ha attirato l’attenzione dei governi e dell’opinione pubblica sui luoghi potenzialmente a rischio, contribuendo alla salvaguardia di oltre 700 siti in più di 100 Paesi, tra cui il Machu Picchu in Perù, i templi di Angkor Wat in Cambogia, la città vecchia di Taiz nello Yemen e anche l’antica Pompei, collaborando strettamente con l’Unesco. Ma quest’anno la lista si spinge decisamente più lontano.

«La luna sembra così distante dal nostro campo visivo», ha affermato Bénédicte de Montlaur, presidentessa e amministratrice delegata dell’organizzazione. «Ma con gli umani che si avventurano sempre di più nello spazio, pensiamo che sia il momento giusto per organizzarci». La preoccupazione che la nuova corsa allo spazio possa far aumentare i detriti spaziali ed espandere il turismo in orbita e oltre, il gruppo ha inserito la Luna come uno dei 25 siti a rischio nel suo World Monuments Watch del 2025.

Gli altri siti nell’elenco di quest’anno includono la “Casa dell’insegnante” di Kiev, sede del Museo Pedagogico e di mostre dedicate alla Rivoluzione ucraina del 1917-21, e il tessuto urbano storico di Gaza, per i motivi bellici già tristemente noti, oltre all’iconico faro di Cape Elizabeth, negli Stati Uniti, e agli edifici storici del fiume Musi, in India. Per quanto riguarda la Luna, sarebbero più di 90 i siti notevoli che potrebbero essere danneggiati dal turismo “di massa”. In particolare, alcuni dei ricercatori del WMF sono preoccupati per Tranquillity Base, il sito di atterraggio dell’Apollo 11, quello dove l’astronauta Neil Armstrong lasciò le sue prime impronte.

Ormai non sono nemmeno poi così rari gli artefatti umani sparsi sulla superficie lunare. Oltre alle sonde orbitali e ai ranger lunari, resti di conquiste scientifiche, ci sono anche artefatti della cultura umana. Gli astronauti dell’Apollo 11 hanno lasciato un ramoscello d’ulivo dorato per simboleggiare la pace, mentre un razzo SpaceX ha sollevato un lander che, l’anno scorso, ha trasportato sulla Luna 125 sculture in miniatura di Jeff Koons.

E se la tutela del patrimonio culturale è solitamente sottoposte agli ordinamenti dei singoli Paesi, prendersi cura di importanti siti internazionali come la Luna potrebbe rappresentare un compito ancora più arduo. Una sorta di patto giù c’è. Si tratta degli Artemis Accords, un insieme di principi e linee guida internazionali per l’esplorazione pacifica e sostenibile dello spazio, in particolare della Luna, di Marte e di altri corpi celesti. Sono stati promossi dagli Stati Uniti nel 2020 come parte del programma Artemis della NASA, che mira a riportare l’uomo sulla Luna e a gettare le basi per future missioni su Marte. Tra i punti salienti degli accordi, l’utilizzo sostenibile delle risorse estratte da corpi celesti, la gestione dei detriti spaziali e anche la protezione del patrimonio storico e culturale spaziale, come i resti delle missioni Apollo.

In questi ultimi anni, vari Paesi hanno aderito agli Artemis Accords e tra i primi firmatari ci sono, oltre anche Stati Uniti, anche l’Italia, il Regno Unito e gli Emirati Arabi Uniti. Anche le Nazioni Unite hanno avanzato un accordo vincolante che prevede la protezione dei siti lunari ma ci sono stati pochi progressi nel convincere i paesi chiave a firmarlo.

A sottoporre la Luna all’attenzione del World Monuments Fund, il neonato Comitato scientifico internazionale per il patrimonio aerospaziale dell’ICOMOS – Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti, che sta cercando di far ottenere un maggiore riconoscimento dell’importanza della preservazione dei “beni archeologici” e del paesaggio lunari, sia come testimonianza storica ma anche per il loro valore come patrimonio condiviso. «La luna non appartiene a nessuno», ha proseguito de Montlaur. «È un simbolo di speranza e futuro».

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