Il primo robot artista dalle fattezze umanoidi al mondo è stato anche il primo artista robot a essere arrestato: è successo all’aeroporto del Cairo, in Egitto, dove, qualche giorno fa, Ai-Da, insieme al suo creatore, il gallerista Aidan Meller, è stata fermata e trattenuta dalle autorità per ben 10 giorni. Il problema, secondo i controlli alla dogana, non era però artistico ma di sicurezza e spionaggio. All’interno del robot si trova un modem, mentre in corrispondenza degli occhi sono alloggiate delle piccole telecamere. Un’apparecchiatura degna di un James Bond ma che, nel caso specifico, serve ad Ai-Da per elaborare le immagini e creare le sue opere. Ai-Da, infatti, era stata invitata a esporre da Art D’Égypte, compagnia privata di servizi di consulenza artistica, organizzatrice della mostra d’arte internazionale “Forever Is Now”.
Con il patrocinio del Ministero delle Antichità e del Ministero degli Affari Esteri egiziani e dell’UNESCO, arrivata alla quarta edizione, si tratta di una mostra unica al mondo, visto che si svolge nelle aree circostanti alle Piramidi di Giza, patrimonio dell’umanità da 4500 anni. Tra gli artisti invitati, ognuno dei quali ha realizzato dei progetti site specific, anche JR, che ha presentato Greetings From Giza, una grande cartolina della Piramide con la punta staccata, e l’italiano Lorenzo Quinn, con Together, due mani giunte.
Ai-Da doveva esporre la sua opera negli spazi di Factory Annex, nell’Art District di Il Cairo, in occasione di una mostra parallela alla grande esposizione, ma è stata fermata all’aeroporto e posta sotto sequestro, sospettata di spionaggio. L’ambasciata britannica ha dovuto fare pressioni per farla liberare, visto che il modem può anche essere rimosso ma gli occhi sono funzionali alla sua capacità artistica. Grazie ai suoi “organi di senso”, Ai-Da può disegnare affidandosi anche agli algoritmi che ne guidano gli impulsi e gli stimoli per produrre gesti coordinati delle braccia, appositamente creati da due scienziati egiziani dell’Università di Oxford, Salah El Abd e Ziad Abass.
«Abbiamo trasformato i dati di un disegno in un algoritmo, che è poi in grado di essere analizzato dalla IA attraverso un grafico cartesiano e produrre, quindi, un’immagine finale. È un processo incredibile, mai realizzato prima. Anche perché non sappiamo esattamente come appariranno i disegni una volta terminati e questo è davvero importante», spiegava Meller nel 2019, presentando la prima mostra personale di Ai-Da, che deve il suo nome alla grande matematica inglese Augusta Ada Byron. Unica figlia legittima del poeta George Gordon Byron e conosciuta con il nome di Ada Lovelace, è entrata nella storia della scienza per il suo lavoro alla macchina analitica ideata da Charles Babbage e per il suo primo algoritmo espressamente inteso per essere elaborato da una mente non umana.
Dalla sua nascita, l’artista robot ha partecipato ad altre mostre, in prestigiose sedi come il Design Museum e il Victoria and Albert Museum di Londra, tenendo aggiornato, oltre al suo curriculum, anche il suo algoritmo. Alla fine, Ai-Da è stata rilasciata e ha potuto partecipare alla mostra, per la quale ha realizzato un autoritratto scultoreo in creta con tre gambe, che richiama il famoso enigma della Sfinge: «Quale animale cammina con quattro zampe all’alba, con due a mezzogiorno e con tre alla sera?».
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