Con Serra Yilmaz, attrice cult legata al regista turco Ferzan Özpetek, ci eravamo incontrate a febbraio davanti ad una tazza di te poco prima andasse in scena con il suo spettacolo teatrale, ormai alla seconda stagione, Don Chisciotte, nel quale è coprotagonista insieme ad Alessio Boni. La ritrovo oggi, sia pur a distanza, ed è impossibile non chiedere per prima cosa a questa artista straordinaria dai capelli turchesi e gli occhi azzurri e profondi come viva il momento attuale .
«Questo è un periodo molto duro per tutti. Pesante per noi, teatranti e lavoratori nel campo della Cultura e delle Arti, che siamo lavoratori precari. Non voglio dire che siamo i più sfortunati perché do certamente la priorità a tutti i lavoratori della Sanità che stanno facendo un lavoro meraviglioso mettendo a rischio la propria vita e sarò sempre grata a loro come lo sono sempre stata. Voglio però appunto solo ricordare che noi teatranti siamo dei precari e oggi non sappiamo quando tutto ripartirà e, soprattutto, come. Siamo preoccupati ma penso anche che non dobbiamo mai abbandonare la speranza di vedere giorni migliori. Di veder migliorato lo stato del nostro pianeta, di preparare un futuro che non sappiamo ancora definire per i nostri figli. Penso che mantenere la speranza sia oggi anche mantenere la quarantena che è importantissima!».
«Dobbiamo sempre ricordarci – aggiunge Serra – che comunque siamo privilegiati. Viviamo in un paese civile, circondati dalle amicizia dei nostri cari sia pure tramite internet, wapp o zoom ed è importantissimo»
Non è facile scegliere con cosa iniziare dopo un tema cosi. Meglio partire, allora, da qualcosa di semplice chiedendole chi veda nello specchio quando si guarda al mattino e come si senta, ad oggi, come persona e come artista.
«Cosa vedo quando mi guardo e come mi vedo oggi? – mi risponde sorridendo – Non so. Io non sono una che si guarda molto allo specchio. Diciamo che mi intravedo. Ad oggi, però, se penso a me vedo tutto sommato una persona fortunata. Fortunata perché, prima di tutto, io sono nata in una famiglia dove avevano rispetto per me e questo ritengo sia importantissimo per un essere umano. L’affetto è facile darlo ed averlo, ma il rispetto è molto, molto più difficile. Io credo che tante persone amino oggi senza saper rispettare, mentre il rispetto è essenziale averlo fin da piccoli. Non andrebbe mai dimenticato, infatti, che un bambino è un individuo e che merita essere trattato come individuo e non come parte del genitore. È importantissimo perché oggi – continua Serra – vedo tante persone attaccate ai bambini, ai loro figli, per un bisogno proprio, senza far passare quello del bambino prima del loro bisogno».
Racconta Serra di essere stata una figlia cresciuta in una famiglia con una vita culturale intensa e ricca di stimoli.
«Ho sempre desiderato diventare attrice e lo sono diventata. Oggi riesco a vivere di quello che guadagno facendo il mestiere che mi piace – aggiunge sorridendo – e questo penso che già nella vita sia una grandissima fortuna. Ho una figlia di cui sono molto fiera che vive in Australia e di cui soffro un po la lontananza ma sono contenta perché lei è felice. E poi sono felice quando recito! Che sia sul set o sul palcoscenico di un teatro».
Ha un modo unico e speciale di esprimersi Serra. Come ci fosse sempre una attenzione particolare, un secondo prima di dirla, alla parola che sta per proferire, al suo valore, al significato. Una dizione pacata e ricca, qualcosa che dà una densità speciale alla frase. Come se incastonasse ogni parola nella frase che sta creando esattamente come una pietra preziosa in un gioiello. Le rimando questa mia sensazione e mi risponde che si, si riconosce in questo perché le piace molto trovare “la parola giusta da dire”. Ma, a proposito di parole, le chiedo se quelle degli artisti, degli intellettuali abbiano ancora un valore oggi.
«Mi auguro di si, ma ho tantissimi dubbi in merito perché vedo sempre più diffusa una ignoranza enorme. Ignoranza non solo di non conoscere le cose ma, soprattutto, di essere totalmente incoscienti di non conoscere le cose. Neanche quelle più elementari. Si è commesso l’errore di non dare abbastanza potere e mezzi all’educazione e alla cultura. Io questo l’ho sempre detto nel mio Paese, in Turchia. Anche quando c’erano governi di coalizione con la sinistra si è sempre sacrificato questo aspetto ed il ministero dell’Educazione non è mai stato cosi importante rispetto a quello della Difesa, degli Esteri o degli Interni. Ed ecco dove siamo arrivati. E questo è accaduto ovunque. In Italia, in Francia come nel mondo perchè ormai tutto il mondo è Paese e, oggi, tutti i Paesi stanno male».
Mi chiedo e le chiedo, allora, se in questo scenario che prospetta sia ancora vera la frase per cui “la Bellezza salverà il mondo”.
«La bellezza? La bellezza non lo so ma la cultura certamente. La cultura, questa sì ci può salvare. Senza la Cultura l’uomo resta solo un primate! La Cultura è fondamentale e va conservata! Pensiamo per un attimo a come sarebbero passati questi giorni di quarantena se non ci fossero stati i film, i concerti, tutti i progetti culturali resi liberamente disponibili dalle istituzioni e da chi si occupa di Cultura? Che mondo sarebbe?».
E l’arte ?
«Arte, per me, è il modo di ripensare il mondo. Di vedere il mondo in aspetti diversi. Di scoprire sempre cose nuove e belle rendendole sempre più interessanti. Una emozione molto soggettiva, perchè ognuno di noi quando vede una mostra, un film o una piéce a teatro si commuove ed emoziona in modi diversi a seconda della propria storia personale».
E tu, Serra, ami più il cinema o il teatro?
«Tu ami più tua madre o tuo padre? Sono cose diverse, sensazioni diverse e io li amo entrambi».
Come non parlare allora di Ferzan Özpetek, regista di cui tu sei icona… «Ho incontrato Ferzan nel dicembre del 1997 a Strasburgo in una rassegna di filmografia turca. Lui lì presentava Il bagno turco. Rimase impressionato dal fatto che io parlassi sia francese che turco che italiano e mi disse subito che avrebbe voluto lavorare con me. Io, allora, non lo presi molto sul serio perchè i registi spesso lo dicono anche solo per cordialità. Due mesi dopo, invece, venne a trovarmi ad Istanbul con una sceneggiatura che poi era quella di Harem Suare. Ricordo che rimasi molto colpita nel leggerla perchè mi chiedeva praticamente di interpretare la storia della mia nonna circassa che è stata cresciuta nell’harem. Cosi è iniziato tutto. La vita ti riserva sempre degli incontri belli – aggiunge con un sorriso – L’incontro, gli incontri belli per me sono molto importanti. Io sono figlia unica ed ho capito molto presto che nella vita gli amici sono importantissimi. Non credo per niente a chi sostiene che nella vita si abbiano pochi amici veri. Con un conteggio come fossimo alla borsa di NYC!».
«Gli amori passano – mi dice guardandomi negli occhi – gli amici rimangono. Io amo frequentare persone diversissime – continua Serra – è importante oggi come non mai riuscire ad avere una connessione emotiva, stare in connessione con le persone, con chi incontriamo. E ti dico un’altra cosa – aggiunge – Noi abbiamo da imparare così tante cose dagli altri, cosi come l’altro impara da noi. La vita non è mai liscia, lineare. È una regola della vita ma io vedo troppo spesso persone che scaricano i loro problemi sugli altri. Io cerco sempre di non far mai pesare niente, perchè sarebbe ingiusto. Ma l’egocentrismo è tanto. Gli uomini oggi, soprattutto, rispetto alle donne sono rimasti nell’adolescenza. È come se volessero sempre essere cullati!».
Il tempo è volato con questa signora intelligente, colta, dai modi gentili. Semplice e disponibile nel modo più bello, come solo le grandi persone sanno essere. Le ricordo di averla vista in palcoscenico nelle vesti di Sancho Panza, scudiero del Don Chisciotte Alessio Boni in una delle sere prima dell’interruzione delle rappresentazioni. Uno spettacolo con un successo di pubblico ed una accoglienza tale da programmare fin da ora la prossima terza stagione nei teatri.
«Si, dopo Pavia il 22 febbraio poi è stato tutto cancellato. Abbiamo deciso in serata di tornare ognuno di noi a casa propria in attesa di nuove decisioni per cui la sera del 23 sono rientrata a casa mia a Firenze quasi certa di ritrovare tutta la compagnia a Milano, appunto, dove avevamo una ventina di spettacoli fino al 15 marzo. Purtroppo non ci siamo mai ritrovati».
Ride contenta quando le ricordo di aver sentito in una intervista dire da Alessio Boni come lei sia il suo Sancho Panza naturale
«Sancho è un uomo concreto. Ha dei desideri concreti, molto terra-terra. Vuole mangiare, bere e vuole i soldi. Ma, in realtà, la cosa bella di Sancho è la capacità di essere bambino. Di sognare ancora e questo lo porta a seguire Chisciotte. È il suo lato candido che mi ha affascinata perchè io sono sempre stata affascinata dal candore. Lo stesso Don Chisciotte non ha questo candore. Lui è pazzia, è follia». dice Serra.
Il tempo ora è davvero terminato, le mando un abbraccio di cuore con l’augurio di rivederla presto di nuovo a teatro e mentre ci salutiamo mi frulla piacevolmente in testa, insieme alle emozioni appena provate, la frase di Alda Merini su certe persone che “ti fanno volare alto”.
Vera, gentile e grande. Serra Ylmaz.
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