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Vincere un premio ambito e poi aspettare 800 giorni per capire cosa ne sarà del tuo progetto. Il bando in questione è Fermenti, promosso dal Ministero della Gioventù nel 2019, su iniziativa del Governo targato Giuseppe Conte e dell’allora ministro delegato alle Politiche Giovanili, Vincenzo Spadafora, dicastero oggi retto da Fabiana Dadone.
16 i milioni di euro di dotazione, per fornire sostegno finanziario e tecnico con l’obiettivo di realizzare concretamente un’idea progettuale, favorendo la partecipazione degli under 35 e la creazione di collettivi informali o raggruppamenti di associazioni. Cinque le sfide sociali da affrontare per i progetti presentati: Uguaglianza per tutti i generi; Inclusione e partecipazione; Formazione e cultura; Spazi, ambiente e territorio; Autonomia, welfare, benessere e salute. Dai 30mila ai 100mila euro per i gruppi informali, tra i 100 e i 450mila euro per i raggruppamenti di associazioni, i finanziamenti richiedibili. 850 i giorni trascorsi dalla pubblicazione del bando, senza avere certezza di dove, come e perché quei fondi siano stati bloccati, nonostante la pubblicazione di una graduatoria definitiva, diramata il 26 febbraio 2020, 333 giorni dalla pubblicazione del bando. Classifica poi rettificata il 6 marzo 2020, 342 giorni dopo e quindi ripubblicata il 27 ottobre 2020, 577 giorni dalla pubblicazione del bando.
«A considerare la lentezza imposta dalla burocrazia italiana, che purtroppo non ci sorprende quasi più, sembrerebbe un lasso di tempo quasi normale. Dal 27 ottobre 2020 è sopraggiunto un silenzioso e temutissimo periodo di istruttoria da parte del Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio che ha creato un vuoto comunicativo tra i referenti dei progetti vincitori e i dirigenti e funzionari del dipartimento: una sequela di interlocuzioni via PEC per avviare istruttorie infinite, telefoni che per mesi hanno squillato a vuoto, email di associazioni giovanili che non sempre hanno trovato risposta; poche le telefonate alle quali sono state date risposte via via sempre più generiche, evasive, che hanno rimandato ad uffici che rimandavano ad altri uffici, con le puntuali richieste di scrivere email e PEC (che di rado hanno trovato risposta)», scrivono le associazioni partecipanti al bando Fermenti, in un comunicato nel quale viene ricostruita l’intera vicenda.
«Infine, una doccia fredda è giunta il 17 giugno 2021 (810 giorni dalla pubblicazione del bando), con una notizia, genericamente postata sul sito dedicato, che annuncia che molti progetti vincitori non saranno più finanziabili a causa della riforma del Terzo settore, riforma ancora mai compiuta e a sua volta persasi nel fiume di mille proroghe, che ha imposto l’adeguamento delle associazioni partecipanti secondo un discrimine non del tutto chiaro e che lascerebbe fuori almeno un terzo delle ATS risultate vincitrici», continuano. «Una interpretazione ambigua, nonostante chiarimenti e FAQ che, in fase di presentazione del bando, consentivano e chiarivano apertura, elasticità e possibilità di partecipazione».
«Come una mannaia che taglia in verticale progetti, visioni di futuro, sfide sociali accettate da una gioventù che ancora attende, e nel frattempo ha pure superato la soglia dei 35 anni, con progetti che dovrebbero calarsi in un contesto e in un mondo che nel frattempo, fuori dalle stanze del Ministero della Gioventù, è radicalmente mutato: per la pandemia da covid-19, per una nuova crisi sociale che si inferocisce soprattutto sui giovani, per una crisi climatica e ambientale che peggiora sempre di più, per diritti sociali e civili che vengono sempre messi in dubbio. Banalmente, per una crisi che è sempre crisi e per i giovani è sempre tristemente peggio che per altre categorie sociali».
«Il sapore drammaticamente amaro, che si esprime, è di una gestione non serena, accessibile di una procedura pubblica che per stessa ammissione dei pochi funzionari rintracciati per telefono poggia su un “bando non scritto proprio benino”; dirigenti, funzionari e staff che nel frattempo cambiano nel tempo e vengono sostituiti; i nuovi che non avranno le responsabilità di chi c’era prima; membri della commissione di valutazione che vengono sostituiti ogni quando; integrazioni al bando che si aggiungono ad altre e ad altre ancora; FAQ di chiarimento al bando, ovvero informazioni ufficiali con valore di rendere accessibile e fruibile un atto pubblico, prima pubblicate online e che poi spariscono misteriosamente e vengono cancellate dal sito pubblico; FAQ che permettevano la partecipazione al bando di alcune forme di associazioni che ora invece, una volta risultate vincitrici, risulterebbero amaramente escluse», incalzano nel testo.
«In questa operazione di puro manierismo e di esercizio barocco della democrazia, ci chiediamo quali siano gli strumenti a disposizione dei giovani italiani offerti dai governi di turno; ci chiediamo chi c’è ora quanto possa dare per rimediare a chi c’era prima; ci chiediamo quanto sia possibile offrire opportunità alle nuove generazioni con strumenti normativi così poco chiari e accessibili, tali da costringere un Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri a trincerarsi dietro un parere dell’Avvocatura dello Stato dinanzi al rischio, per un bando scritto con scarsa chiarezza.
Ci chiediamo come si traducano in politiche reali l’educazione alla cittadinanza, al riscatto generazionale, alla rivoluzione giovanile se tutto poi si perde, dopo quasi mille giorni, dietro alla burocrazia che nulla crea e tutto distrugge: speranze, aspettative, idee.
Ci chiediamo, infine, se in fondo valga la pena raccogliere le sfide che le istituzioni ci propongono, quando forse la vera sfida è mutare un sistema autoreferenziale e poco dialogante, che non trova soluzioni per le categorie che dovrebbero essere accompagnate e non boicottate», concludono le associazioni.
«Fermenti, se li conosci lieviti», citava il pay off del bando che, adesso, assume una sfumatura grottesca, se non beffarda.