Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, in seguito alle pressioni esercitate dal Partito Democratico, che richiedeva maggiore trasparenza sulle procedure di assegnazione delle sovvenzioni pubbliche, ha pubblicato l’elenco delle imprese culturali che hanno beneficiato del cosiddetto PPP. Si tratta del Paycheck Protection Program, il programma di protezione degli stipendi, un prestito a fondo perduto, concesso dal Governo e destinato alle piccole imprese, per mantenere i contratti dei propri dipendenti, durante il periodo di crisi dovuto al lockdown. Migliaia sono le società che hanno avanzato la richiesta, ottenendo cifre che vanno da 150mila a 10 milioni di dollari e, tra queste, molte sono le istituzioni culturali e museali. E non si tratta sempre di piccole realtà.
Per esempio, tra i nominativi indicati nel documento fornito dalla U.S. Small Business Administration, l’agenzia governativa degli Stati Uniti che fornisce supporto agli imprenditori e alle piccole imprese, compare il SFMOMA – San Francisco Museum Of Modern Art, che ha ricevuto una cifra compresa tra i 5 e i 10 milioni di euro (non è indicato infatti l’importo preciso). Peccato che lo stesso museo, già ad aprile, avesse già licenziato 300 impiegati. Tra le istituzioni museali che hanno beneficiato del Paycheck Protection Program, per una somma compresa tra 5 e 10 milioni di dollari, troviamo anche il Whitney Museum e il Philadelphia Museum of Art. Un prestito meno ricco ma ugualmente ingente, tra i 2 e i 5 milioni di dollari, è stato concesso all’Hammer Museum e al Jewish Museum.
Anche le gallerie hanno potuto usufruire del Paycheck Protection Program. Praticamente tutte le gallerie blue chip, come Gagosian e David Zwirner, che hanno licenziato diversi membri dei rispettivi staff, negli ultimi mesi e che hanno ricevuto in prestito da 2 a 5 milioni di dollari. Tra 350mila e 1 milione di dollari è l’ammontare del prestito per Hauser & Wirth, Blum and Poe, Lisson Gallery e Marlborough Gallery, che ha recentemente annunciato la chiusura della sua sede di New York. Nell’elenco delle imprese del PPP troviamo anche le case d’asta Phillips e Bonhams, che hanno ricevuto un prestito compreso tra 2 e 5 milioni di dollari, e le riviste, come Artnet, tra 1 milione e 2 milioni, e Artforum, da 350mila a 1 milione di dollari.
E a beneficare del Paycheck Protection Program sono stati anche singoli artisti, tra i quali anche Jeff Koons, da 1 a 2 milioni di dollari. In effetti, in questo caso, si tratta di una vera impresa. Infatti, nel suo periodo di massima espansione, nel 2015, Koons aveva a libro paga circa 100 assistenti ma, nel 2019, ben prima del Coronavirus, aveva avviato una massiccia campagna di licenziamenti, riducendo l’organico a 20 unità.
Oltre 265 mercanti e gallerie provenienti da 21 Paesi in giro per il mondo. Sguardo in anteprima alla maxi fiera delle meraviglie…
A Thiene (in provincia di Vicenza), Fondazione Bonollo inaugura due personali, dedicate alle giovani artiste Chiara Enzo e Cecilia De…
Si è spento a 89 anni Gian Paolo Barbieri: nel corso della sua lunga carriera, ha trasformato la fotografia di…
La prima volta che Rivoli aprì i battenti, il Muro di Berlino non era ancora caduto. Molti i fatti, le…
John Galliano lascia Martin Margiela: ripercorriamo un rapporto decennale, costellato di successi e rivoluzioni nella moda, in attesa dell’asta di…
In occasione della sua mostra al Contemporary Cluster di Roma, abbiamo raggiunto Maurizio Mochetti per farci raccontare la sua idea…