Foto Ansa EPA/ALLISON DINNER
«Finalmente è arrivata la calma a Los Angeles, una pausa dal fuoco apocalittico che ha colpito la città. Molte persone hanno perso ogni cosa. Altri sono stati evacuati, separati dagli amici e dai famigliari. Ad alcuni non è rimasta che la valigia fatta in fretta e furia quando è arrivato l’ordine di evacuazione. Altri non rivedranno più la propria casa». Passato il momento dell’emergenza, la contea di Los Angeles fa la conta dei danni. Sono 25 le persone che, dal 10 gennaio 2025 a oggi, hanno perso la vita nei roghi che hanno coinvolto la località costiera di Pacific Palisades, le Foreste a nord di Los Angeles e diversi quartieri a Nord di San Fernando, fino a raggiungere Altadena e i confini di Santa Monica, per un’estensione superiore ai 120 chilometri quadrati. Enormi le perdite economiche – secondo una stima approssimativa, superiori ai 250 miliardi di dollari – a cui si sommano ripercussioni ambientali devastanti e un impatto sociale irreversibile. Intere comunità sono state spazzate via e le persone che le componevano costrette a dirsi addio. È ciò che è capitato anche nell’ambito della comunità artistica di Los Angeles, da sempre molto unita.
A raccogliere la testimonianza di molti artisti coinvolti negli incendi è Viviana Rasulo, fotografa napoletana coinvolta in una collettiva di artisti italiani e americani ospitata dalla 825 Gallery. La galleria che sorge a Boulevard la Cienega, nel West Hollywood, non ha mai corso seri pericoli in quanto molto lontana da Palisades e Altadena, le aree degli incendi principali e, nonostante la condizione di caos generale, non ha mai pensato di rimandare la mostra.
«Quando ho saputo che la 825 aveva scelto di restare aperta nonostante tutto e di inaugurare la mostra mi sono fatta forza e ho deciso di partire». La decisione presa dalla galleria 825 di andare avanti nonostante i tragici avvenimenti è stata condivisa dalla maggior parte delle realtà artistiche che potevano farlo. A esclusione del Paul Getty Museum, chiuso dall’inizio degli incendi, si continua a lavorare al MOCA, al LACMA e al BROAD, mentre fervono i preparativi per Frieze Los Angeles, la grande fiera dell’arte contemporanea che aprirà il 20 febbraio 2025.
Il mondo dell’arte va avanti: non certo per mancanza di rispetto nei confronti di chi ha perso tutto ma, al contrario, come sprone per rialzarsi. «Condivido questo pensiero ed è per questo che ho deciso di partire – prosegue la fotografa – l’arte ha il compito di ispirare le persone. Trasmettere agli altri un messaggio di vita e di speranza è importante».
Los Angeles pensa al presente, eppure c’è chi ancora vaga senza meta con le poche cose gettate alla rinfusa in due valigie. «Si affollano i racconti degli amici che hanno perso tutto. C’è chi è uscito la mattina per andare a lavoro e non è riuscito a tornare dalla famiglia, separato da essa da un mare di fuoco. Amici artisti che hanno casa ai piedi di Altadena non possono tornare perché l’aria è irrespirabile. Girano in macchina con le valigie in cerca di un tetto provvisorio. Per non parlare di chi ha visto bruciare il proprio studio d’artista e con esso il lavoro di un’intera vita», prosegue Rasulo.
La sensazione di incertezza stride con l’opulente grandiosità dei LA. «Sono stata altre volte a Los Angeles. Le immagini che scorrono sotto ai miei occhi in questi giorni, le voci rotte degli amici, gli sguardi persi delle persone che incontro si sovrappongono ai ricordi della Los Angeles patinata, la Los Angeles dei tramonti di Malibu, dei locali glam, dei party vista mare. Nubi scure fanno capolino ancora se si guarda verso Santa Monica. Ci sveglieremo domattina e forse non ci sarà l’elettricità. Ma l’americano non si arrende: attiva la sua rete, che sia per aiutare o chiedere aiuto».
Capitanate dal Getty Museum, numerose Fondazione e organizzazioni di settore hanno istituito un fondo rivolto proprio agli artisti danneggiati dagli incendi di Los Angeles. Il Fire Relief Fund – che ammonta a circa 12 milioni di dollari ma che cresce di giorno in giorno – servirà a sostenere chi, nel mondo dell’arte, ha perso residenze, studi, gallerie o chi sia in qualche modo impossibilitato a lavorare a causa dell’emergenza.
«Durante il nostro All Staff Meeting, la nostra CEO ha voluto rendere omaggio ai team di sicurezza, ingegneria e gestione delle emergenze che hanno giocato un ruolo cruciale nel proteggere la Villa Getty dagli incendi che l’hanno minacciata direttamente», ci ha raccontato un membro interno del Getty. «Il loro straordinario impegno ha fatto davvero la differenza. Inoltre, è nostra intenzione condividere con il pubblico l’approccio avanzato che il Getty ha sviluppato per la prevenzione e la gestione di emergenze come incendi e terremoti. Si tratta di un sistema altamente efficace, e stiamo valutando il modo migliore per renderlo accessibile e utile alla comunità, attraverso pubblicazioni o altre iniziative di divulgazione».
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