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Leonardo andrà a Parigi. Il Tar del Veneto ha respinto il ricorso presentato da Italia Nostra, che si era opposta al prestito del Uomo Vitruviano al Louvre, in occasione della grande mostra dedicata al cinquecentenario della morte del Genio Vinciano, in apertura il 24 ottobre. Il ricorso «non presenta sufficienti elementi di fondatezza», si legge nell’ordinanza del Tribunale Amministrativo. Il carattere identitario dell’Uomo Vitruviano, realizzato da Leonardo da Vinci nel 1490 e conservato nelle Gallerie dell’Accademia di Venezia dal 1822, «non è assoluto e non esclude tassativamente l’opera dal prestito», precisa il TAR, citando anche altri casi in cui le opere lì conservate sono state oggetto di prestito, capolavori come La Tempesta di Giorgione, Visioni dell’aldilà di Bosch e lo studio di Michelangelo sulla Caduta di Fetonte.
La decisione del TAR di approvare il prestito dell’Uomo Vitruviano al Louvre, quindi, risolve anche un altro nodo sollevato dal ricorso, specificando che il Ministro dei Beni Culturali e del Turismo non ha oltrepassato il proprio ruolo, che doveva limitarsi a un’attività di indirizzo e non di gestione, in riferimento all’accordo firmato a Parigi tra Dario Franceschini e il suo omologo francese, Frank Reister, visto che in quella sede si riconoscevano esclusivamente decisioni e atti già presi, per parte italiana, dai competenti uffici tecnici del Mibact e il prestito di ogni opera risultava già autorizzato. Dunque, secondo i Giudici, Mibact «ha agito in un momento in cui le attività istruttorie, concernenti l’individuazione dell’opera oggetto del prestito da parte degli organi competenti, si erano già concluse». È legittimo dunque il “Memorandum” tra Italia e Francia che, tra l’altro, prevede uno scambio con opere di Raffaello Sanzio, un previsione di una prossima mostra alle Scuderie del Quirinale.
«Dopo che è stato tutto formalizzato con tutte le procedure c’è stato un ricorso al Tar, e non è la prima volta che mi ci imbatto. Per le mie precedenti decisioni ci sono stati 14 giudizi», ha commentato Dario Franceschini, riferendosi polemicamente alle nomine dei Direttori dei Musei fatte nell’ambito della Riforma del 2014.
Per concludere, seguendo una linea di pensiero che avevamo già ipotizzato, «l’Amministrazione ha consentito il prestito sottolineando, a supporto della scelta, l’eccezionale rilevanza mondiale dell’esposizione, l’aspirazione del Paese a valorizzare al massimo le potenzialità del suo patrimonio, il valore di collaborazione e scambio tra Stati espresso nel Memorandum, oltre che il ritorno di immagine e di riconoscibilità, anche identitaria, delle Gallerie dell’Accademia di Venezia quale depositario di opere di Leonardo, l’implementazione dei rapporti culturali e museali tra le Gallerie dell’Accademia di Venezia ed il Musée du Louvre».
Una delle preoccupazioni principali era la fragilità dell’opera, un disegno su carta, che viene esposta solo in alcune occasioni. Di certo, la nostra responsabilità è garantire la corretta conservazione delle testimonianze della cultura per i posteri. Ma l’arte è soprattutto un patrimonio da condividere con i nostri contemporanei, al di là dei mal di pancia dettati da rigurgiti nazionalisti o da un malinteso senso del dovere pubblico, mascherati da un presunto rispetto di leggi e regole tutte da interpretare, in questo caso da esperti in materia, quali i tecnici del mibact e del Tar.
Le perizie che sono state svolte dall’Opificio delle Pietre Dure il 4 aprile 2019 e dall’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro il 27 maggio 2019, hanno motivato le possibilità di movimentazione dell’opera, pur discostandosi dalle conclusioni cautelative formulate dal responsabile del Gabinetto Disegni e Stampe delle Gallerie dell’Accademia e dal Funzionario restauratore conservatore. «Le criticità rappresentate possono considerarsi risolvibili con precise cautele sulla movimentazione, sulla riduzione del numero di giorni di esposizione e con condizioni di illuminamento limitate a 25 lux». E se c’è qualcuno che può organizzare il trasferimento di un’opera d’arte rispettando tutti i criteri di sicurezza è proprio il Louvre. Anzi, sarebbe sicuramente interessante un documentario sul trasporto e sull’allestimento del prezioso e fragile capolavoro e non è affatto escluso che qualcuno non ci abbia già pensato. Anche se è doveroso specificare che, dopo la mostra al Louvre, l’Uomo Vitruviano dovrà prendersi un “periodo di pausa”, per rispettare gli standard di lux/ora cumulabili per anno a cui l’opera può essere esposta.