40 case in Spagna, 13 ville a Terracina e 10 a Giugliano, una tenuta a Pianura, 10 auto di lusso, un piccolo aeroplano. E poi ristoranti, coffe shop, società fasulle. È solo una parte del patrimonio di Raffaele Imperiale ma la passione del super boss della camorra, arrestato a Dubai il 4 agosto, sembra essere rivolta all’arte. Secondo gli inquirenti, infatti, Imperiale investì i suoi guadagni, provenienti da un ramificato impero criminale, tra spaccio internazionale di droga e proprietà immobiliari, per acquistare illegalmente due dipinti di Vincent Van Gogh precedentemente trafugati e dal valore non quantificabile.
Le due opere di Van Gogh, Spiaggia di Scheveningen prima di una tempesta (1882) e Una congregazione lascia la chiesa riformata di Nuenen (1884-85), furono trafugate il 7 dicembre 2002 dal Van Gogh Museum di Amsterdam. Vennero ritrovate nel settembre 2016 dagli agenti della Guardia di Finanza, coordinati dal colonnello Giovanni Salerno, sotto l’egida della Procura di Napoli, a Castellammare di Stabia, nella casa dei genitori di Imperiale. Le opere erano avvolte in teli di cotone, infilate in una scatola e nascosti dietro un muro del bagno. In questo lasso di tempo, dei dipinti erano state perse completamente le tracce ma Imperiale ha sempre negato il suo coinvolgimento nel furto, ammettendo però di averle acquistate sul mercato nero.
Entrambi i dipinti si riferiscono alla fase iniziale della carriera pittorica di Van Gogh, che intraprese tali studi da autodidatta. Proprio perché appartenenti a tale periodo, in cui egli subiva l’influenza dei maestri fiamminghi secenteschi e di una greve vena morale, si ritrova una tavolozza cupa, dalle tonalità spente ma dalla inconfondibile pennellata pastosa. «Il mare prima della tempesta era quasi ancor più impressionante che durante la tempesta stessa. Le onde si susseguivano così rapidamente che l’una si abbatteva sull’altra creando una sorta di schiuma, mentre la sabbia trasportata dal vento avvolgeva il mare in primo piano in una specie di velo», scriveva lo stesso artista. Le opere furono esposte al Museo di Capodimonte, prima di far ritorno ad Amsterdam.
«Ho amato quei Van Gogh, li comprai dal ladro che li ha rubati perché ero consapevole del loro valore artistico», dichiarava il boss in una intervista rilasciata al Mattino prima dell’arresto, effettuato nell’ambito di una cooperazione internazionale che ha visto coordinati la Guardia di Finanza di Napoli, la Squadra Mobile, l’Interpol e l’Europol.
Imperiale risiedeva da tempo negli Emirati, all’hotel Burj Al Arab, uno degli alberghi più lussuosi al mondo, fatto costruire dallo sceicco Mohammed bin Rashid Āl Maktūm Mohammed, emiro di Dubai e attuale Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti, su progetto dell’architetto Tom Wright. Altra passione del boss proprio l’architettura: pare che per far costruire dieci ville a Dubai avrebbe voluto rivolgersi direttamente a Zaha Hadid o al suo Studio. In un’intercettazione nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla magistratura napoletana, un suo uomo dice a un altro: «Mi devi cercare una donna di quelle che mi ha fatto il nome lui. Dice che è il migliore architetto del mondo».
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