Lunedì scorso, due attiviste hanno imbrattato con della vernice colorata cinque opere d’arte esposte al Centre Pompidou di Metz in occasione di una mostra dedicata allo psicoanalista e psichiatra francese Jacques Lacan (ne scrivevamo qui). Il pubblico ministero di Metz, Yves Badorc, ha spiegato ai media francesi che le due donne, nate nel 1986 e nel 1993, sono state arrestate dopo aver scritto sulle opere le parole “Me Too”, in riferimento al movimento femminista contro le molestie diffusosi dall’ottobre 2017, a partire da un hashtag virale sui social network. Tra le opere colpite, anche L’origine del mondo, controverso capolavoro di Gustave Courbet del 1866 e già appartenuto a Lacan prima di entrare nella collezione del Musée d’Orsay, e una fotografia che ritrae la famosa performance Genital Panic, messa in atto da Valie Export nel 1969. Inoltre, secondo quanto dichiarato da Badorc, sarebbe stata trafugata anche un’opera dell’artista francese Annette Messager, intitolata I Think Then I Suck.
La scelta delle opere non è casuale: a rivendicare l’azione è stata infatti l’artista di origini lussemburghesi Deborah De Robertis, che già negli scorsi anni si rese protagonista di una serie di proteste nei musei francesi, prendendo di mira o citando proprio queste opere. Nel 2017, al Louvre, rimise in atto la performance di Valie Export, seduta sulla balaustra che protegge la Monna Lisa, mentre nel 2014 mostrò i genitali seduta sul pavimento del Musée d’Orsay, di fronte all’opera di Courbet. In entrambi gli episodi fu arrestata ma poi i casi sono stati archiviati. Nel 2018, infine, si spogliò al santuario di Lourdes, contro la mercificazione non solo del corpo ma anche della fede. Per questa azione, nel 2020, un tribunale francese la condannò a pagare una multa di 2mila euro.
Per De Robertis, dunque, l’azione al Centre Pompidou di Metz è una vera performance, intitolata On ne sépare pas la femme de l’artiste, “Non separiamo la donna dall’artista” (su Vimeo è stato caricato anche un video, in cui viene ripresa tutta l’azione). «Le opere non sono state né vandalizzate né danneggiate in quanto la vernice si cancella in un secondo e senza danni, cosa di cui mi sono accertata. La direttrice Chiara Parisi e i curatori della mostra Bernard Marcadé e Marie-Laure Bernadac si dicono scioccati…», ha commentato su X l’artista, spiegando anche di essere in possesso dell’opera di Annette Messager. D’altra parte, proprio nella mostra attualmente esposta al Centre Pompidou di Metz è esposta anche un’opera della stessa De Robertis: la fotografia della performance del 2014 al Musée d’Orsay.
Il sindaco di Metz, François Grosdidier, ha condannato quello che ha definito «Un nuovo attacco alla cultura, questa volta da parte di femministe fanatiche». «Un’opera d’arte non è un poster da colorare con il messaggio del giorno», ha scritto la Ministra della Cultura, Rachida Dati.
Oltre 265 mercanti e gallerie provenienti da 21 Paesi in giro per il mondo. Sguardo in anteprima alla maxi fiera delle meraviglie…
A Thiene (in provincia di Vicenza), Fondazione Bonollo inaugura due personali, dedicate alle giovani artiste Chiara Enzo e Cecilia De…
Si è spento a 89 anni Gian Paolo Barbieri: nel corso della sua lunga carriera, ha trasformato la fotografia di…
La prima volta che Rivoli aprì i battenti, il Muro di Berlino non era ancora caduto. Molti i fatti, le…
John Galliano lascia Martin Margiela: ripercorriamo un rapporto decennale, costellato di successi e rivoluzioni nella moda, in attesa dell’asta di…
In occasione della sua mostra al Contemporary Cluster di Roma, abbiamo raggiunto Maurizio Mochetti per farci raccontare la sua idea…