Ci sono i nomi più influenti dell’arte contemporanea, Andy Warhol e Anish Kapoor, Yayoi Kusama e Damien Hirst. I grandi maestri della pittura, da Amedeo Modigliani a David Hockney, da Vincent Van Gogh a Frida Kahlo. Ma c’è anche l’italiano Domenico Morelli, epigono della corrente verista. E poi i disegni di Walt Disney, gli stencil di Banksy e le tavole di svariati illustratori che hanno lavorato per aziende come Hasbro e Nintendo. E anche Hyan Tran, un bambino che nel 2021 realizzò una carta per un popolare gioco di ruolo. Non si tratta di una mostra ma di una lista di circa 16mila artisti e illustratori usata dagli sviluppatori di Midjourney per addestrare la nota Intelligenza Artificiale che crea immagini a partire da descrizioni testuali. La lista di 24 pagine è trapelata qualche giorno fa e agli autori “originali” non ha fatto per nulla piacere essere stati “citati” in questo modo. Jon Lam, un autore di storyboard presso la software house Riot Games, ha anche pubblicato diversi screenshot di una chat nella quale gli sviluppatori di Midjourney discutono proprio della creazione di un database di artisti per addestrare il generatore di immagini.
Vero che una Intelligenza Artificiale come Midjourney non può farsi mancare nulla e il suo processo di apprendimento non conosce barriere, piuttosto stili facilmente riconducibili ai comandi di testo che si immettono nel sistema per generare nuove immagini credibili. Peccato però che tutto questo sia situato ancora in un limbo giuridico – e anche concettuale – sulla proprietà intellettuale e sull’utilizzo delle immagini, nel quale si continua ad annaspare. L’elenco di 16mila nomi è stato incluso nel materiale probatorio di una class action promossa da vari artisti contro Stability AI, Midjourney e DeviantArt, i sistemi generativi di text-to-image più usati al mondo.
La causa collettiva è stata presentata per la prima volta quasi un anno fa presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti del distretto settentrionale della California. Lo scorso settembre, il Copyright Review Board degli Stati Uniti ha stabilito che un’immagine generata utilizzando il software Midjourney non può essere protetta da copyright a causa del modo in cui è stata prodotta. Ma si tratta solo del primo tassello, in una materia, peraltro, in continua evoluzione.
Nel 2022, un’opera realizzata da Jason M. Allen attraverso l’Intelligenza Artificiale aveva ottenuto il primo premio – di 750 dollari – nella categoria d’arte digitale alla Colorado State Fair. La notizia sollevò un polverone e diede vita al dibattito sul futuro dell’arte alle prese con le nuove tecnologie. Anche se, a voler essere più precisi, la discussione mette in crisi più il concetto di autorialità che di creatività. La preoccupazione per la “razzia” di opere d’arte usate indebitamente per addestrare generatori di immagini ha anche spinto i ricercatori dell’Università di Chicago a creare uno strumento digitale per “avvelenare” gli enormi set di immagini e destabilizzare gli output da testo a immagine.
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Bello schifo! Dovrebbero tutti fargli causa, quelli vivi e gli eredi, e far fallire a questo sistema di ladri.