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La successione degli eventi è rapida, per non dire rocambolesca. Solo poche ore fa, l’Ufficio Stampa del Ministero della Cultura faceva pervenire agli organi di stampa un comunicato in cui Gennaro Sangiuliano si diceva «Lieto di apprendere che la Corte dei conti stia valutando la possibilità di aprire un fascicolo sulla vicenda che mi riguarda. In tal modo avrò la possibilità di chiarire tutto e dimostrare che non sono stati spesi fondi pubblici né un euro del Ministero è stato utilizzato per viaggi e trasferimenti della signora Maria Rosaria Boccia». Ma alla fine, tanto ha tuonato che le dimissioni sono arrivate, senza aspettare la tanto annunciata intervista di Boccia in programma su La7 in serata.
Secondo quanto riportato da diverse fonti, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo aver ricevuto il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, aveva già firmato il decreto con il quale vengono accettate le dimissioni rassegnate da Gennaro Sangiuliano. In giornata, l’ormai ex ministro aveva incontrato i suoi avvocati, per capire se sporgere denuncia contro l’imprenditrice originaria di Pompei.
Gennaro Sangiuliano, la lettera di dimissioni
Intanto, sul sito del Ministero della Cultura è stata pubblicata la lettera di dimissioni avanzata da Sangiuliano e indirizzata a Giorgia Meloni. «Dopo aver a lungo meditato, ho deciso di rassegnare in termini irrevocabili le mie dimissioni da Ministro della Cultura», scrive Sangiuliano, facendo riferimento a «Giornate dolorose e cariche di odio nei miei confronti da parte di un certo sistema politico mediatico», dimenticando però di citare l’ampio tempo concessogli su Rai 1, in prima serata, per esporre i suoi argomenti – quando ancora si dichiarava saldo nella sua posizione -, oltre che i vari comunicati sull’affaire Boccia puntualmente diffusi dai canali stampa del Ministero.
«Sono fiero dei risultati raggiunti sulle politiche culturali in questi quasi due anni di governo. Questo lavoro non può essere macchiato e soprattutto fermato da questioni di gossip. Le istituzioni sono un valore troppo alto e non devono sottostare alle ragioni dei singoli», continua Sangiuliano, che arriva a toccare anche corde molto intime. «Io ho bisogno di tranquillità personale, di stare accanto a mia moglie che amo, ma soprattutto di avere le mani libere per agire in tutte le sedi legali contro chi mi ha procurato questo danno, a cominciare da un imminente esposto alla Procura della Repubblica, che intendo presentare». Insomma, dopo le lacrime in diretta tv è il momento degli artigli: «Andrò fino in fondo per verificare se alla vicenda abbiano concorso interessi diversi e agirò contro chi ha pubblicato fake news in questi giorni».
A questo punto, l’attenzione si sposta sul successore Alessandro Giuli, da dicembre 2022 Presidente del MAXXI di Roma, atteso in serata al Quirinale per il giuramento. Avrà quindi lui, come primo compito, quello di accogliere le istituzioni internazionali attese al G7 della Cultura per il 19 settembre, lo stesso evento da cui è partita la pietra dello scandalo Sangiuliano. Per effetto domino, quindi, si apre anche la questione della successione al MAXXI, su cui lo stesso Giuli, nel nuovo incarico istituzionale, sarà chiamato ad esprimersi. In lizza per questa poltrona, il candidato ancora presente nel totonomi resta Giordano Bruno Guerri, storico, saggista e giornalista, nonché Presidente e direttore generale della Fondazione Vittoriale degli Italiani, la casa museo di Gabriele D’Annunzio.
Chi è il nuovo Ministro della Cultura Alessandro Giuli
Nato a Roma il 27 settembre 1975, Alessandro Giuli ha studiato Lettere e Filosofia, sostenendo tutti gli esami pur senza aver conseguito la laurea. Amante dei sigari e del buon vino, è sposato con Valeria Falcioni, collega che lavora a Sky, nella redazione del TG24. La sorella Antonella è invece la storica addetta stampa del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, cognato della Presidente Giorgia Meloni.
Legato al Foglio di Giuliano Ferrara, di cui nel 2008 è diventato prima vice e poi co-direttore, ha collaborato con Il tempo e con Linkiesta ed è autore di numerose pubblicazioni, come Il passo delle oche. L’identità irrisolta dei postfascisti, per Einaudi, e il curioso E venne la Magna Madre: i riti, il culto e l’azione di Cibele Romana, incentrato sulle tradizioni arcaiche dell’antica Roma.
Il successo presso grande pubblico arriva però grazie alla sua posizione di opinionista, nel 2019, in Povera Patria, poi rinominato Patriae, programma condotto da Annalisa Bruchi su Rai 2. Collaboratore di RadioRai per la trasmissione culturale L’Argonauta, è uno strenuo sostenitore – tra le varie altre cose – anche del sovranismo, le cui ragioni ha difeso in libro tanto eloquente nel titolo quanto difficile da reperire, Sovranismo per esordienti. Individui e potere tra identità e integrazione, pubblicato nel 2018.
Insomma, tanto per orientamento politico quanto per formazione nel settore dell’editoria e del giornalismo, Alessandro Giuli ripercorre il profilo del predecessore Gennaro Sangiuliano, giornalista anch’egli e direttore del TG2, dal 2018 al 2022.