La narrazione della pandemia di Covid-19 come guerra è piuttosto controversa e ci sarà molto da ragionare, non solo per quanto riguarda il settore degli studi linguistici ma anche in diversi campi di applicazione pratica, sull’utilizzo, la diffusione e la strumentalizzazione di una certa terminologia. Chi lavora negli ospedali è effettivamente impegnato “in prima linea” e, anche se in questo caso non c’è un esercito nemico contro cui lottare o un fronte definito, le immagini del personale medico alle prese con turni estenuanti e situazioni ospedaliere estreme hanno giustamente occupato gli schermi e le pagine dei canali di comunicazione. E come ringraziamento ai loro sforzi, diversi musei e istituzioni artistiche hanno iniziato a condividere sui social opere d’arte a tema medico dalle loro collezioni, creando l’hashtag #MuseumsThankHealthHeroes. Sarebbe bello un hashtag dedicato anche a tutti gli altri lavoratori che stanno continuando a svolgere le loro mansioni, magari non proprio “in prima linea” ma comunque fondamentali.
La campagna #MuseumsThankHealthHeroes è stata organizzata da Mara Kurlandsky e Adrienne Poon del National Museum of Women in the Arts di Washington. Il museo ha condiviso una fotografia di Mary Ellen Mark, Nurses Working, scattata nel 2012 al Guizhou Provincial People’s Hospital, in Cina. A questa immagine ha fatto seguito un’opera di Edward Hopper, Nurse and Child Walking in the Park, postata dal Whitney Museum. Il Guggenheim Museum ha condiviso un’opera astratta di Albert Gleizes, il Ritratto di un dottore militare, risalente al 1915, mentre la Albright-Knox Gallery ha postato una Infermiera di Georges Seurat. L’NC Museum of Art ha “regalato” un vaso di fiori di Pablo Picasso.
Oltre alle opere d’arte, molti musei hanno postato oggetti e attrezzi storici. Il Canadian Museum of History ha condiviso l’immagine di un cappello da infermiera, mentre il First Corps of Cadets Museum di Boston ha pubblicato l’immagine di un kit chirurgico del XIX secolo.
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