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Napoli, Real Albergo dei Poveri: siglato il protocollo d’intesa da 67 milioni
Attualità
Di nuovo qui. Ancora in questo palazzo infinito, Palazzo Fuga, alias Real Albergo di Poveri. Stavolta non attraversiamo l’imponente atrio che conduce al cortile a croce, i lunghi corridoi impolverati e senza luce, le cellette confessionali ormai abbandonate. Stavolta ad attenderci ci aspetta una bella sala conferenze, poltrone nuovissime, una scrivania, due microfoni. È il giorno della firma del protocollo d’intesa tra Ministero della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il Comune di Napoli per la “Valorizzazione e rigenerazione urbana del Real Albergo dei Poveri di Napoli e dell’ambito urbano piazza Carlo III, via Foria, piazza Cavour”.
Fuori dalla sala, due file di scarpe, scarponi e sandali consumati dal tempo, accanto a scodelle e bicchieri di latta, appartenuti ai ragazzi e alle ragazze che hanno vissuto tra queste mura ciclopiche: orfani, sordomuti, chi affetto da devianza o chi nato in condizioni di precarietà sociale ed economica. Vi sono dei panelli con riproduzioni di vecchissimi scatti con i loro volti, le teste rapate, le divise povere, fredde ma in ordine. Sguardi ruvidi ma orgogliosi. Molti di loro, grazie ai laboratori, alle scuole di musica presenti nel Real Albergo avrebbero ricevuto un’educazione impartita in un regime collegiale duro, panoptico ma efficace, spesa attraverso l’apprendimento di diversi mestieri con cui ritagliarsi la propria fetta di libertà. I tempi ovviamente sono cambiati ma il futuro del Real Albergo dei Poveri, dopo gli anni di abbandono e di utilizzo parziale, sembra di nuovo avere un barlume, una possibilità di rinascita.
«Trasformare questo grande luogo in una fabbrica della cultura e del sapere materiale e immateriale». È l’esordio del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, in una sala conferenze al piano terra, approntata per la firma storica. La sua e quella del ministro Sangiuliano, di nuovo a Napoli dopo l’incontro del 6 gennaio svoltosi sempre al Real Albergo. La sala gremita di giornalisti e autorità, tra cui il direttore del Museo archeologico nazionale di Napoli Paolo Giulierini, la direttrice della Biblioteca Nazionale Maria Iannotti, più i rappresentanti di Confindustria, della Prefettura, del Consiglio comunale, dell’Università Federico II di Napoli, per condividere «Un momento importante di coesione e collaborazione istituzionale». Un parterre di altissimo profilo, che lascia intendere che stavolta si fa sul serio, dopo le false partenze dei decenni scorsi.
Il MIC e la Soprintendenza speciale per il PNRR garantiranno il rilascio delle autorizzazioni necessarie mentre il Comune di Napoli si impegnerà a coinvolgere la cittadinanza nel processo di valorizzazione dell’area per assicurare sviluppo culturale, economico e turistico. Il costo complessivo dei lavori è di 67 milioni di euro, più 9 per forniture servizi più altri 3 per i costi del personale, finanziati dal PNC – Piano Nazionale per gli investimenti Complementari, una costola del PNRR che, ammettono sia Manfredi che Sangiuliano, sono soltanto una prima trance dei fondi necessari per rigenerare tutto l’asse di via Foria, come sottolineato dal ministro: MANN – Museo Nazionale Archeologico, Orto Botanico e, appunto, Real Albergo dei Poveri. Che sarà collegato, come ricorda il sindaco, dalla Linea 10 della Metropolitana, fermata Piazza Carlo III: «L’obiettivo è concludere questa fase (burocratica) entro marzo. La cantierizzazione avverrà entro fine anno». Abbiamo, insomma, lo start dei lavori.
Le idee sono sul tavolo da tempo. Nuovi spazi espositivi per le collezioni permanenti e per l’allestimento di mostre temporanee per il Museo Archeologico. Corsi di alta formazione dell’Università Federico II per la qualificazione del tessuto umano della zona, tra cui una scuola di conservazione e restauro. Attività economiche importanti per la sostenibilità della struttura e per lo sviluppo culturale e turistico del territorio gestite dalle imprese coinvolte nel progetto di valorizzazione. Infine, sale di lettura e sala conferenza con più di 1000 posti della Biblioteca Nazionale di Napoli. Una biblioteca-laboratorio digitale con «Spazi di sperimentazione di linguaggi creativi della cultura, di apprendimento permanente e di produzione culturale», come recita il Protocollo.
È proprio la direttrice Maria Iannotti a sottolineare «Con grande entusiasmo l’occasione di sviluppo per la biblioteca» che «Più che sdoppiarsi si raddoppia». Rassicura infatti che le raccolte e i fondi storici rimarranno nella sede di Palazzo Reale, mentre tra le mura del Real Albergo nascerà un polo moderno, con nuove collezioni che, causa spazio – il patrimonio della Biblioteca conta un milione e mezzo di volumi e 18mila manoscritti – non è stato possibile ampliare in questi ultimi decenni (se ne parlava anche durante il ministero di Dario Franceschini). Senza dimenticare, prosegue la direttrice, che sarà necessario aumentare il numero di lavoratori della Biblioteca, una carenza «Da sempre segnalata» ai soggetti competenti.
Tocca al ministro Sangiuliano, attento lettore della storia di Napoli e delle vicende del Real Albergo, illustrare un nucleo etico di tutta l’operazione. Sottolinea come questo sia stato «Un luogo di sofferenza», come dietro ogni volto di ragazzo o ragazza, ritratto in queste foto, sia possibile scorgere «Una storia straziante». E proprio per questo il Real Albergo ha una «Grande potenzialità», dal momento che qui è possibile immaginare un luogo dove fare cultura, fine e strumento fondamentale per «Migliorare la qualità etica e morale delle persone».
Con l’idea di «Inserire nel corpo della città una struttura come l’abbiamo immaginata e trasfusa in questo documento, noi creiamo non solo un asset materiale, ma anche un faro di spiritualità per i giovani». Alla volta di un’educazione e di una crescita personale bastioni contro ogni forma di degrado e di «Degenerazione umana». Cita con emozione i suoi maestri Benedetto Croce e Giovanni Gentile, ricordando come «La storia è sempre un fatto contemporaneo non è un orpello del passato. Una cassetta degli attrezzi con cui interpretare la realtà e magari prefigurare il futuro».
Essere davanti alla Historia, prenderne parte, curarla e proteggerla. Una sensazione, un’anticipazione che avvertono tutti i presenti che, insieme al ministro, hanno avuto la fortuna di visitare la Biblioteca e il Complesso monumentale dei Girolamini. Chiuso da anni al pubblico per articolati interventi di restauro e messa in sicurezza, il piccolo gruppo di giornalisti, guidato da Sangiuliano, si è sincerato dello stato di avanzamento dei lavori, lasciandosi al contempo inebriare dalle pareti dorate della basilica della Natività di Maria Santissima, dall’incantevole giardino del chiostro, detto degli Aranci e, infine, dallo splendore della Biblioteca, rimasta a lungo inaccessibile per i noti fatti (il clamoroso furto di libri antichi avvenuto a opera del suo direttore, Marino Massimo De Caro, condannato a 7 anni di reclusione). «Ricordo le battaglie che, da giornalista, conducemmo assieme all’avvocato Gerardo Marotta per questo sito. Il fatto che adesso ci sia un punto d’inizio importante, al quale personalmente voglio dare impulso, credo sia significativo. Questo è uno dei tesori di Napoli». Insomma i progetti, i punti programmatici, le aspettative e i ricordi di quei ragazzi che vivevano nel Real Albergo. Nell’attesa che dalle parole si passi ai fatti.