Dimora storica situata sulla piccola altura di Monte Franco, ai piedi del colle della Guardia, nella zona a sud ovest del centro storico di Bologna, Villa delle Rose, già prima sede della Galleria d’arte moderna e negli ultimi anni spazio dedicato a vari progetti di arte contemporanea come sede esterna del museo MAMBo, ospiterà la Casa dell’incontro e del dialogo tra religioni e culture. La decisione trova origine nel protocollo firmato l’8 aprile 2021 da Comune e Città metropolitana di Bologna, Chiesa di Bologna, Comunità Ebraica, Comunità Islamica e Università di Bologna ma la decisione ha sollevato un polverone nel mondo dell’arte felsineo. «Attiviamoci per impedire che questo ennesimo esproprio venga messo in atto e che gli spazi pubblici per l’arte contemporanea vengano soppressi». Così si legge nella petizione lanciata dal docente e ricercatore Gino Gianuizzi, curatore del progetto non profit neon, per protestare contro la nuova destinazione di Villa delle Rose.
«La casa dell’incontro e del dialogo tra religioni e culture è una iniziativa positiva e necessaria ma non è uno spazio dedicato all’arte», continua la petizione, che è stata firmata, a oggi, da circa 650 persone. «Villa delle Rose è uno spazio per l’arte contemporanea, nel corso della sua storia ha ospitato molte mostre, è posta all’interno di un parco di interesse cittadino. Può divenire una Kunsthalle e ospitare mostre temporanee, workshop, laboratori, seminari mettendo in rete MAMbo, Accademia di Belle Arti, Università di Bologna-DAMS, Università di Bologna-Master in arti visive: arte, museologia e curatela».
Ma dal Comune specificano che «La nuova destinazione di Villa delle Rose è coerente con il vincolo testamentario con il quale fu donata al Comune, che prevede finalità culturali/espositive, che saranno garantite in collaborazione con il Settore Musei Civici/ MAMbo, attraverso una programmazione condivisa di iniziative».
L’edificio fu donato al Comune di Bologna dalla contessa Nerina Armandi Avogli, nel 1916, affinché vi venisse istituita una galleria d’arte moderna. Dopo la conclusione dei lavori per la sistemazione museale, per alcuni anni ospitò la Casa del Sole, un ricreatorio estivo per bambini malati di tubercolosi. Dal 1926 al 1974 fu quindi la prima sede della Galleria d’arte moderna di Bologna, con una breve pausa tra il 1943 e il 1946, quando le opere furono spostate nei depositi per il rischio dei bombardamenti durante la Guerra. In quel periodo la Villa fu adibita a ospedale e, successivamente, a comando militare, prima tedesco e poi alleato.
Negli anni ’60, con la guida del critico d’arte Francesco Arcangeli e in collaborazione con Mario De Micheli e Antonello Trombadori, fu avviata una campagna di acquisti di opere d’arte contemporanea, con lavori di artisti italiani e stranieri, come Roberto Sebastián Matta, Renato Guttuso, Alberto Burri, Leoncillo Leonardi, Antoni Tàpies, Gianni Colombo, Enrico Castellani, Bridget Riley e Giovanni Korompay.
Nel 1974 la villa venne chiusa e la Galleria d’arte moderna riaprì nel 1975 nella nuova sede in Piazza della Costituzione. Nel 1989 la villa riaprì come dépendance della GAM per ospitare esposizioni temporanee, come quelle di Luigi Ontani, Claudio Parmiggiani, Maurizio Nannucci, Hidetoshi Nagasawa, Christian Boltanski, Marisa Merz, Pierpaolo Calzolari, Juergen Teller, Antoni Muntadas, tra le altre, diventando un punto di riferimento per l’arte contemporanea bolognese.
In autunno inizieranno i lavori di adeguamento anche per adattare la struttura alla nuova destinazione, per partire dall’inizio del 2025. All’interno della Casa ci sarà una stanza del silenzio, uno spazio di meditazione e di riflessione non caratterizzato in senso confessionale e privo di simbologie delle confessioni religiose. Tra le attività che vi troveranno spazio, incontri, seminari e convegni promossi dai sottoscrittori, installazioni, mostre, gruppi di lettura e di discussione, attività rivolte alle scuole.
La Casa sarà coordinata da un Consiglio di indirizzo comprendente i rappresentanti dei soggetti firmatari, sia quelli promotori sia quelli aderenti, con il compito di definire la programmazione annuale e pluriennale della Casa, e da un comitato di gestione che curerà gli aspetti organizzativi, amministrativi, logistici. La Casa del dialogo sarà finanziata attraverso contributi pubblici e privati.
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