Categorie: Attualità

«No alla collezione nazista»: Miriam Cahn ritira le sue opere dalla Kunsthaus di Zurigo

di - 24 Dicembre 2021

«Non voglio più essere rappresentata da questo museo». Si esprime senza mezzi termini Miriam Cahn: l’artista svizzera, conosciuta per il suo impegno nelle cause del femminismo, ha inviato una lettera alla Kunsthaus di Zurigo, nella quale ha annunciato di voler ritirare le sue opere, a seguito della decisione dell’Istituzione di esporre la Collezione Bührle La lettera è stata poi pubblicata sul quotidiano ebraico Tachles.

Ufficiale di cavalleria nell’esercito asburgico durante la Prima Guerra Mondiale, lo svizzero Emil Georg Bührle fece fortuna come produttore di armi. Durante la Seconda guerra mondiale, Bührle divenne l’uomo più ricco della Svizzera fornendo armi alla Germania nazista. Le prime acquisizioni d’arte di Bührle risalgono agli anni ’20 ma fu alla fine degli anni ’30, quando le condizioni finanziare erano favorevoli per lui, che iniziò a mettere su la sua collezione. Secondo l’American Office of Strategic Services Art Looting Investigation Unit, durante gli anni del nazismo Bührle era un importante acquirente di opere d’arte saccheggiate dalle proprietà ebraiche confiscate, acquisite da Hans Wendland e Theodor Fischer. Fu proprio quest’ultimo, nel 1939, a fare da banditore della famigerata asta di “Arte degenerata”, rimossa dai musei tedeschi dalla dittatura nazista.

La collezione comprende sculture medievali, opere di Old Masters e dipinti dell’Impressionismo francese, tra cui capolavori di Paul Cézanne, Edgar Degas, Paul Gauguin, Édouard Manet, Claude Monet, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Georges Seurat, Alfred Sisley, Henri de Toulouse-Lautrec, Vincent van Gogh. Attualmente, la sua collezione d’arte è ospitata nella Fondazione EG Bührle, museo che si trova in una villa adiacente all’ex casa di Bührle.

Molte delle opere che Bührle acquisì mentre i tedeschi occuparono Parigi furono successivamente restituite ai legittimi proprietari, una volta che i giudici ne decretarono la provenienza, tuttavia la collezione rimane ancora piena di opere dubbie. Nonostante ciò, nel 2012 la Kunsthaus di Zurigo ne ha pianificato l’acquisizione, attraverso un contratto di prestito con la Fondazione Bührle, ratificato ufficialmente il 17 dicembre 2021. A gettare benzina sul fuoco, le dichiarazioni del presidente della Collezione, Alexander Jolles, che ha minimizzato le persecuzioni patite dagli ebrei in Svizzera, lanciandosi in un discutibile parallelismo storico: «Sì, durante la Seconda Guerra Mondiale la Svizzera respinse i rifugiati ai suoi confini, sia ebrei che altri, così come oggi lo vediamo in tutti gli Stati d’Europa, in tempi di prosperità e pace».

Artista le cui opere sono conservate in collezioni di tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art di New York, la Tate di Londra e il Museum of Modern Art di Varsavia, in Italia l’abbiamo recentemente vista all’Istituto Svizzero di Roma, durante la Rome Art Week, mentre le sue opere sono attualmente in mostra al Musée Zadkine di Parigi.

Miriam Cahn. Ph. François Doury

Cahn ha deciso di dire la sua, annunciando la volontà di ritirare le opere, anche a costo di riacquistarle dal museo svizzero. In un momento in cui le collezioni e le relazioni dei musei sono al centro di un acceso dibattito internazionale, come nei casi di filantropia tossica messi in evidenza da artisti come Nan Goldin e Michael Rakowitz, la decisione della Kunsthaus di Zurigo sembra andare controcorrente, per usare un eufemismo. Antistorica o retrograda, direbbe qualcuno. Peraltro, non è la prima volta che Cahn ritira le sue opere per protesta. Nel 1982, Cahn decise di togliere i suoi dipinti da Documenta 7, a seguito di maltrattamenti – almeno secondo quanto dichiarato da Cahn – dell’allora direttore artistico, Rudi Fuchs.

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