Con molta tristezza ricevo notizie riguardo il danneggiamento della teca che contiene l’opera Senza titolo di Jannis Kounellis esposta al Palazzo Baronale di Novoli (dal 16 al 19 gennaio 2020) nell’ambito di una collaborazione del Comune di Novoli con l’Accademia di Belle Arti di Lecce che intende valorizzare le opere di artisti invitati a dialogare con la Fòcara, il falò monumentale di Novoli. Anche se l’opera è fortunatamente rimasta indenne dall’incidente, sono turbato dalla gestione della stessa e preoccupato dal suo futuro.
Innanzitutto è importante esporre e collocare quest’opera secondo un giusto criterio allestitivo e museografico che preveda una base bianca che si alza dal pavimento di almeno sessanta centimetri. Inoltre l’opera andrebbe contestualizzata e messa in relazione con i manifesti d’artista realizzati per le edizioni della Fòcara. Insomma non presentata come un’opera chiusa in sé ma come una chiave di lettura della produzione/profusione simbolica che c’è stata con Kounellis intorno alla Fòcara. Giusto per puntualizzare, la croce di bicchieri da vino capovolti, affumicati al loro interno, con una rosa rossa in diagonale, allude alla passione, al fuoco e al sangue. I bicchieri da osteria e la rosa viva si convertono in un’immagine simbolica che comunica “l’amore divino”: il segno della croce – dai tratti inquieti per la fuliggine sul fondo dei bicchieri – è unito al fiore rosso che anticamente era attribuito a Venere, oppure collegato al sangue di Adone, e successivamente al sangue di Cristo.
Ritengo che l’avvio di un “cantiere Museo d’arte contemporanea” atto a raccogliere le opere d’arte realizzate durante il lungo e ampio progetto FòcarArte (di cui sono stato curatore e direttore artistico dal 2015 al 2018) debba coinvolgere, almeno sul piano scientifico, coloro che hanno curato e diretto i progetti precedenti. Avendo lavorato in stretto contatto con Kounellis per la FòcarArte mai avrei esposto l’opera con la croce di bicchieri collocandola sul pavimento.
Inoltre, lasciando l’opera “abbandonata” a se stessa, priva della relazione con il falò e la croce di pietre megalitiche voluta da Kounellis come base della Fòcara 2015 (i cui rimandi si possono cogliere anche nell’acquaforte), sembra apparire come un “reperto” del contemporaneo e non come un gesto vivo. Difatti, ci tengo a sottolineare, la rosa, secondo le indicazioni di Kounellis andrebbe sostituita ogni qual volta l’opera venga esposta.
Dunque si coglie una mancanza di etica professionale e di collaborazione scientifica. E ancor peggio si assiste alla decisione di esporre opere periziate per la liquidazione dei sospesi e della pesante situazione debitoria della Fondazione Fòcara nei confronti dello staff, dei fornitori e, ancor peggio, nei confronti degli artisti Jannis Kounellis, Gianfranco Baruchello, Daniel Buren e Francesco Jodice (invitati a realizzare progetti per la Fòcara).
Era necessario in questo momento mostrate opere oggetto di contenzioso in quanto tecnicamente non di proprietà della Fondazione (commissariata), né tantomeno del Comune di Novoli?
Esorto i politici e gli amministratori della Cultura a non ri-proporre in maniera sommaria e sbrigativa quei progetti faticosamente realizzati negli anni 2013-2017 per la FòcarArte che hanno visto un incredibile dialogo dell’arte contemporanea con la Fòcara di Novoli.
Ricordo che la vera sfida nel cantiere del contemporaneo cosmopolita è dimostrare che l’arte è uno spazio di collaborazione, confronto, crescita culturale e civica!
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Si è soltanto rotta la teca che conteneva l opera , non l opera stessa . Ma come si fa a distorcere la realtà ? Giusto per fare un articolo ?