Qualche tempo fa, ci toccò sentire Lucia Borgonzoni, che nel 2018 era Sottosegretario alla Cultura, tuonare: «si dice Leonardo, non Leonardò». Adesso la Lega Nord torna a dar fiato alle trombe, con Daniele Belotti, componente della commissione cultura, che ritorna sull’argomento linguistico della mostra di Leonardo al Louvre, evidentemente caro agli allegri carroccianti. «Franceschini chiami il Louvre e le competenti autorità francesi e faccia rispettare il nome di Leonardo da Vinci. Titolare “Exposition Leonard de Vinci” la mostra, pur pregevolissima, inaugurata oggi (il 24 ottobre, ndr) e dedicata al cinquecentenario della morte del grande maestro toscano del Rinascimento denota una mancanza di rispetto nei confronti dell’Italia», ha detto ad Agcult Belotti che, oltre alla linguistica, ha anche altri interessi, per esempio il calcio.
Nato a Bergamo nel 1968, Belotti è autore di un agile volumetto dal respiro storiografico, incentrato sulla squadra della sua città: Atalanta folle amore nostro. Siam bergamaschi non conosciam confini, cit. Certo, la passione calcistica, com’è giusto che sia e come letteralmente riconosciuto anche da Belotti, non può essere legata alla mera nozione di limes geografico. Infatti, nobile è stata la reazione dei tifosi bergamaschi, che hanno seguito la propria squadra fin nelle distanti e inospitali terre del Manchester City, applaudendo malgrado una sonora sconfitta per 5-1. Sarebbe bello riconoscere che non conosce confini anche la cultura, nonostante di casi di “normalizzazione” dei nomi nelle traduzioni sia piena proprio la nostra storia, dando vita spesso ad adattamenti divertenti.
Facile immaginare che, nel corso dei suoi approfonditi studi di storia dell’arte, Belotti abbia ritrovato un certo Niccolò Pussino, cioè il grande pittore classico Nicolas Poussin, che soggiornò per molti anni a Roma e lì è seppellito, da qualche parte nella Basilica di San Lorenzo in Lucina. Avrà sicuramente letto, Belotti, di un certo Giambologna, nome con il quale i toscani avevano la consuetudine di appellare Jean de Boulogne, originario di Douai, attualmente nell’Alta Francia, scultore che trovò enorme fama a Firenze come Manierista.
La questione della purezza della lingua, che guadagnò massima enfasi in epoca fascista, con l’appoggio di intellettuali come Giovanni Gentile, è un mito ormai sfatato: la lingua pura non esiste, o meglio, o è una lingua morta oppure, al massimo, è una lingua specialistica. Diverso è il caso della conservazione, come nel caso di alcune lingue del nord Europa, fagocitate dall’inglese, oppure dei dialetti locali. Di certo, infatti, il linguaggio è un concetto controverso e che ha molto a che fare con il colonialismo e con l’egemonia. Ma l’italiano di certo non è a rischio di estinzione, visto che nella classifica delle lingue più parlate è al 21mo posto. Un piazzamento di tutto rispetto, se vogliamo parlare di classifiche, che risulteranno familiari a Belotti, grande supporter dell’Atalanta, attualmente al terzo posto in Serie A.
In effetti, potrebbe sollevare qualche prurito, non solo alla Lega Nord, il fatto che il francesissimo Louvre abbia chiamato la mostra del secolo “Leonard de Vinci” e non “Leonardo da Vinci”. Che poi, nella traduzione inglese fornita dallo stesso sito del Louvre, ritorna il nome secondo la corretta grammatica italiana: Leonardo da Vinci. Ma Belotti ha forse confuso il tifo – senza offesa per il tifo – che è essenzialmente passione – senza offesa per la passione – con la razionalità. La prima è un sentimento che prende al cuore e a qualcuno alla pancia, la seconda è un particolare atteggiamento del pensiero che, si spera, dovrebbe guidare le parole. Quelle che non conoscono confini e, tuttalpiù, fanno sorridere, per una O oppure per una A scomparse. Tutto il resto è solo un triste tentativo di sollevare gli umori appellandosi a una stanchissima ideologia.
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Non so cosa abbia scritto il responsabile della lega, ma trovo che chiamare la mostra Leonard ecc , sia ridicolo e non credo che sia una semplice e ingenua trovata. Ci sta tutto che i francesi accentino la o finale del nome facendo diventare Leonardò, come del resto noi accentiamo in maniera diversa nomi o cose francesi, ma questa è una cosa ridicola e non credo di sbagliarmi se ci saranno delle lamentele o commenti ironici anche a livello internazionale. Il Louvre, la sua, non unica, fortuna è data da questo quadro, La gioconda, che Leonardo portò con se dall' Italia, fatto in Italia. Non è questione di essere nazionalisti, capirai parliamo dei francesi...., ma di non forzare le cose diventando ridicoli.
Io avevo visitato il museo del Louvre tanti anni fa e già avevo notato con stupore che i nomi di artisti italiani, tra cui Leonardo, venivano francesizzati. Lo ho trovato offensivo e ridicolo, nn mi sembra che noi in Italia abbiamo mai italianizzato dei nomi di artisti o musicisti famosi stranieri. Come quando ho visitato il Portogallo e ci sono targhe che affermano che colombo sia portoghese...
Premesso che io abbia insegnato e amato la lingua francese per 40 anni nella scuola italiana, trovo assai ridicolo la critica fatta alla lega! Lo scrivano giornalista di chiara appartenenza pdiellina non ha avuto altri argomenti cui discutere! Un ennesimo attacco politico rificolo e inutile !
Lo sa che Macron ha cercato ultimamente di tagliare il numero di cattedre di lingua italiana nelle scuole francesi? Il giornalista esprima ora per cortesia la sua opinione in merito a questo ambiguo "provvedimento ritorsione" contro la cultura italiana ! E noi a difenderla come studio nelle nostre classi italiane!
Ebbene , allora si lasci per cortesia il nome italiano del nostro grande artista toscano! La politica fuori dall'Arte, grazie!
La Gioconda come suo diritto , la riporterei per la gioia di Leonardo e per quella degli Italiani negli Uffizi a Firenze!
In effetti, fanno ridere. Ma non mi sembra il caso di protestare. Potremo chiamare il loro presidente Macrone oppure Macrino.
Sono assolutamente d'accordo. Non si tratta di "purezza della lingua". Leonardo è unico al mondo e il suo nome non deve essere storpiato. Olga Kasakova traduttrice
Leonardo si è trasferito in Francia dove ha deciso lui di essere inumato nel chiostro della chiesa di Saint-Florentin ad Amboise, sotto il nome di M. Lionard de Vincy, nobile milanese e primo pittore e ingegnere e architetto del Re
Considerato il suo rapporto con Francesco I,re di Francia e le sue scelte, non credo che nel suo testamento abbia lasciato le sue opere all'Italia, se di Italia si può parlare in quel periodo storico. Sicuramente non era campalinista Il suo spirito era libero ed universale, molto più di alcuni signori che oggi commentano un'inezia come quella di questo articolo